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Parco Lombardo della Valle del Ticino
Rapporti sul Parco Ticino
24 Novembre 2006
1968, il Parco della Valle del Ticino
1980-1997 - Urbanistica, tutela delle aree protette, agricoltura, opere pubbliche, divulgazione e animazione sociale ... : quasi vent'anni di vita del Parco nei rapporti annuali dell'Ente di gestione (f.b.)

Parco Ticino, Rapporto n. 1 – gennaio 1980/dicembre 1980, Presentato dal Presidente del Parco Lombardo della Valle del Ticino alla Assemblea del Consorzio in osservanza all’adempimento previsto all’articolo 11/e dello Statuto Consortile, 14 febbraio 1981

[...] 1980, l’anno dell’approvazione del P. T .C.

Il 1980 è stato caratterizzato dall’approvazione del Piano Territoriale di Coordinamento del territorio della Valle del Ticino (P.T.C.) con la Legge della Regione Lombardia n. 33 del 22.2. 1980.

È stata un’operazione di particolare impegno politico, tecnico e am- ministrativo, anche per i caratteri di novità che essa presentava.

L’avvio iniziale fu dato con la legge regionale n. 2/1974 istitutiva del Parco. Venne costituito il Consorzio delle 3 Province e dei 46 Comuni che ricevette incarico dalla Regione di procedere alla preparazione e formazione del piano territoriale.

Fu costituito un ufficio del piano, che si avvalse dell’apporto di consulenze scientifiche specializzate. Il lavoro di indagine conoscitivi e di progettazione fu svolto particolarmente negli anni 1976/1977. Progettisti incaricati del piano furono: arch. Maurice Cerasi, arch. Paolo Favole, arch. Empio Malara, arch. Roberto Rizzini. Fu fatta una indagine conoscitiva sufficientemente approfondita delle varie parti del territorio. La natura consortile dell’ente di pianificazione impose un continuo rapporto con gli enti locali, con le associazioni di categoria e con i cittadini coinvolti dalle previsioni di pianificazione. Furono svolte numerose riunioni di sub-area con la partecipazione dei rappresentanti di tutti i Comuni. Si ebbero incontri e approfondimenti di studio.con le associazioni sindacali, con le associazioni degli industriali, con le associazione degli operatori in agricoltura, con i rappresentanti delle associazioni venatorie.

Per assicurare il maggior apporto alla partecipazione degli enti locali associati, il Consorzio inviò a tutti i Comuni e alle Province consorziate, una “proposta preliminare di piano”. Raccolse, nella primavera del 1978, una serie di osservazioni espresse da vari Consigli comunali. Sulla base di questo materiale venne definita la proposta di piano adottata dall’ Assemblea del Consorzio all’unanimità, il l° luglio 1978.

Accanto all’impegno di tutti i membri del Consiglio Direttivo, la fase di progettazione del piano raggiunse un risultato positivo per l’opera instancabile del Presidente del Consorzio, dott. Alberto Semeraro e dei Vice-Presidenti sen. Ambrogio Colombo e avv. Italo Maggioni.

Il P.T.C. venne quindi adottato dalla Giunta Regionale il 28 novembre 1978 e pubblicato agli albi delle Province e dei Comuni consorziati, il 2 gennaio 1979. Fu data facoltà, a chiunque ne avesse avuto interesse, di presentare formali osservazioni. Ne pervennero n. 156, di cui n. 46 da parte dei Comuni consorziati sulla base di deliberazioni dei rispettivi Consigli comunali, e n. 110 da parte delle Associazioni di categoria e di privati cittadini.

Dopo attenta analisi, le controdeduzioni del Consorzio furono deliberate, ancora un voto unanime, dalle assemblee del 19 marzo e del 15 giugno 1979. Il progetto definitivo del P.T.C., formato da planimetrie e da norme di attuazione, venne quindi riadottato dalla Giunta regionale il 2 luglio 1979 e portato all’approvazione del Consiglio regionale nella seduta del 22 novembre 1979. In contradditorio con i rappresentanti del Consorzio vennero introdotte alcune modifiche alle norme del Piano nel corso dell’esame compiuto dalla VI e dalla VII Commissione del Consiglio regionale.

Essendo sopravvenute osservazioni da parte del Governo in merito alla formulazione di alcune norme, il testo definitivo del P. T .C. venne deliberato definitivamente il 22 marzo 1980 (legge regionale n. 33, pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia i128 marzo 1980). Da quella data hanno preso efficacia le relative disposizioni.

All’impegno politico degli organi del Consorzio (assemblea, consiglio direttivo, ufficio di presidenza), e all’apporto collaborativo degli enti locali, e delle associazioni è da ascriversi principalmente il merito di aver portato all’approvazione del primo Piano Territoriale della Regione Lombardia.

Agli organi regionali va dato atto di aver seguito con interesse e cori impegno i lavori di redazione del P. T .C. e ai tecnici di aver svolto un proficuo lavoro di approfondimento.

L’attività di gestione del Parco è appena avviata. Il primo anno di esercizio sembra dimostrare che il Consorzio, avvalendosi della fattiva collaborazione degli Enti Locali associati è in grado di dare un contributo per migliorare le condizioni ambientali e naturali del territorio della Valle del Ticino.

Vi sono però molte difficoltà ed occorre un lavoro costante e tenace. I problemi sono molteplici e spesso difficili da risolvere anche per la novità dei compiti affidati al Consorzio e la necessità di esperimentare le adatte soluzioni.

La prospettiva di recuperare il degrado ambientale esistente e offrire alla gente che vi abita condizioni di vita migliori e più civili è un obiettivo rilevante ed è quello che giustifica e dà un senso precario all’azione del consorzio. Nessuno ha la bacchetta magica in mano, Sono necessari anni di paziente impegno.

[...] 5. Aeroporto della Malpensa

Si è ritenuto di particolare importanza insistere presso gli organi regionali perche venissero portate a compimento le quattro ricerche da tempo deliberate in merito alle prospettive future per l’ampliamento dell’aero- porto della Malpensa. È risultato chiaro, anzitutto, anche per la precisa dichiarazione acquisita in sede Ministeriale, che l’ipotesi di un “super aeroporto” non ha ragioni di essere di fronte alle previsioni di un modesto incremento del traffico aereo nel sistema aeroportuale milanese nei prossimi anni.

Si è anche insistito perché le scelte relative all’aeroporto della Malpensa fossero stabilite e coordinate con quelle relative ai lavori di ammodernamento dell’aeroporto di Linate.

Negli ultimi mesi dell’anno la British Airport Autority e la Italairport S.p.A. hanno consegnato i risultati delle loro indagini.

Il Consorzio del Parco si é riservato di esprimere il proprio parere allorché saranno conosciuti i dati relativi alle altre ricerche ancora in svolgimento ed in particolare quelle relative al.le zone interessate dall’inquinamento acustico in connessione con i nuovi tracciati stabiliti per le piste.

Il Consorzio ha tenuto un costante collegamento con i Comuni associati.

[...] 7. Servizio Urbanistico

Con l’entrata in vigore della legge regionale n. 33 del 24 marzo 1980, di approvazione del Piano Territoriale di Coordinamento, il Consorzio ha assunto una più chiara funzione di coordinamento e di gestione del territorio del Parco. Tale funzione ha comportato l’impegno ad approfondire e a dare continuità al processo di pianificazione avviato con il Piano Territoriale di Coordinamento, promuovendo, pur nel rispetto dell’autonomia comunale, una visione coordinata della tutela dell’ambiente, dello sviluppo dell’economia e della qualificazione degli aggregati urbani.

L’applicazione in concreto della normativa del Piano Territoriale di Coordinamento ha permesso, da una parte, una prima verifica del criteri generali adottati, e, dall’altra, l’avvio di studi specifici di settore, con i quali sarà possibile in futuro mettere a fuoco nuovi obiettivi particolari.

La gestione del Piano Territoriale di Coordinamento ha comunque permesso di approfondire l’esperienza del coordinamento sovracomunale.

Si può giudicare positiva la funzione che il Consorzio ha svolto nel tentativo di applicare i criteri, elaborati nella redazione del Piano Territoriale di Coordinamento, ai problemi reali che il Parco vive e che in genere, superano il contesto locale per avere appunto un’ampia rilevanza di ordine territoriale. Si pensi ad esempio al problema dell’accrescimento urbano a scapito delle aree agricole, del controllo qualitativo degli effetti deg1i insediamenti produttivi, della salvaguardia delle aree di pregio ambientale.

Commissione urbanistica speciale e servizio urbanistico

L’attività della Commissione Urbanistica, nell’arco del 1980 è consistita nell’esame di 435 pratiche “edilizie” e di 30 pratiche “urbanistiche”.

La Commissione Urbanistica è stata convocata 25 volte, cioè mediamente ogni 15 giorni circa. Il lavoro prepraratorio per l’esame degli strumenti urbanistici e degli interventi edilizi sottoposti al parere del Consorzio è stato svolto dal “Servizio Urbanistico “. L’Ufficio ha redatto l’istruttoria delle pratiche a partire dalla loro ricezione al protocollo sino all’invio del parere sottoscritto dal Presidente del Consorzio, effettuando, dove necessario, ispezioni o verifiche sul territorio e restando disponibile per illustrazioni e chiarimenti richiesti dalle Amministrazioni Comunali o dal pubblico.

Il compito di coordinamento urbanistico si è attuato non solo nei contatti con i Comuni, le Province e la Regione, ma anche nella partecipazione al lavoro svolto dal Consorzio in altri settori ed in particolare nella redazione del regolamento zootecnico, in materia di convenzioni, di cave e per il piano dei sentieri. È stata anche curata la redazione della cartografia a colori in scala 1:100.000 del Piano Territoriale di Coordinamento.

Strumenti urbanistici generali

I Piani Regolatori esaminati (5 Piani Regolatori Generali e 11 varianti a Piani di Fabbricazione), hanno riportato tutti un parere favorevole sebbene la congruità con il Piano Territoriale di Coordinamento non fosse sempre precisamente verificata. Ciò è dovuto al fatto che tali strumenti sono stati studiati in periodo precedente all’entrata in vigore del Piano.

Questi strumenti dovranno comunque essere revisionati entro 3 anni, limite posto dalle norme di attuazione del Piano Territoriale di Coordinamento per 1’adeguamento di tutti i piani comunali. Più evidente è stato il tentativo del Piano Territoriale di Coordinamento di definire gli aggregati urbani con perimetri continui evitando le conurbazioni, cioè lo sviluppo continuo dei centri edilizi.

Per quanto riguarda i centri numerati, la normativa ha aperto un problema che dovrà essere approfondito: esso riguarda la valutazione dei perimetri delle zone dette di “iniziativa comunale” che, in sede di Piano regolatore i singoli comuni possono proporre. Qualche difficoltà si è avuta, poi, riguardo all’individuazione dei perimetri dei centri storici, poiché spesso le Amministrazioni Comunali hanno ritenuto troppo ampio il perimetro individuato dal Piano Territoriale di Coordinamento.

Programmi attuativi

I programmi pluriennali di attuazione esaminati sono stati 7, e non sempre hanno riportato pareri di conformità con le indicazioni del Piano Territoriale, specie nei casi in cui tali programmi risultavano attuativi di previsioni contenute in Piani di Fabbricazione di “vecchia redazione”.

Il criterio, adottato dalla Commissione Urbanistica, di limitare le previsioni insediative di tali strumenti al 20% della popolazione residente, sebbene sia stato opportuno per questo primo periodo, va probabilmente rimesso in discussione per definire più puntualmente criteri qualitativi che si aggiungano alle valutazioni quantitative.

Piani esecutivi: Piani di lottizzazione, Piani di Edilizia Economica Popolare, Piani Particolareggiati

I Piani di questo tipo; pervenuti al Consorzio, sono solo 7 in quanto la legge n° 44/79 prescrive il parere favorevole del Consorzio solo nei casi in cui tali strumenti interessino aree esterne ai perimetri di Iniziativa Comunale orientata. In sostanza essi si riferiscono ai centri numerati. Si tratta in genere di centri abitati interessanti sotto il profilo storico-architettonico e dal fatto che tali centri sono circondati da un territorio di pregio ambientale, caratterizzato spesso da elementi di valore come il ciglio del terrazzamento, i Navigli, ecc.

Interventi di zona B (zona di riserva orientata) Gli interventi in zona B sono stati rilevanti e comunque si sono limitati ai casi previsti dalla normativa. Le uniche richieste non accolte sono state quelle relative al tempo libero, in attesa che vengano avviati i piani di settore.

Rilevanti sono invece stati gli interventi richiesti per l’attracco di pontili e barconi sulle sponde fluviali, ai fini di insediare attività legate al tempo libero. Il Consorzio ha respinto tutte le richieste per nuovi interventi presentate dopo l’entrata in vigore del Piano Territoriale in attesa della scelta dei Piani di Settore.

Interventi in zona C (parco agricolo-forestale) e G (zona agricola)

In queste zone gli interventi più massicci sono risultati quelli legati all’attività del settore primario (agricoltura). Le richieste di ampliamento di fabbricati di servizio all’attività agricola sono state 80 e ciò dimostra la forte tendenza in atto a sostituire le attrezzature edilizie esistenti con strutture più adeguate alle esigenze di livello tecnologico raggiunto.

Si è cercato in proposito di limitare gli interventi di demolizione dei fabbricati esistenti che spesso presentavano caratteristiche storico-architettoniche di rilievo e di controllare la qualità dell’accostamento delle nuove tipologie edilizie con i caratteri degli insediamenti rurali esistenti. Tuttavia, occorre un approfondimento di tale problematica.

Gli insediamenti rurali abbandonati, e spesso fatiscenti, sono stati oggetto anche di richieste di cambiamento di destinazione d’uso che, in base alla normativa attualmente vigente, il Consorzio non ha potuto accogliere.

Numerose sono state le richieste di ampliamento di edifici residenziali occupati nella misura non superiore ai 150 m c (29 domande).

La verifica dei requisiti richiesti dalla normativa ha permesso di controllare il fenomeno della “seconda residenza” che taluno potrebbe tentare di realizzare mediante tali interventi in contrasto con il Piano.

Nelle zone C (parco naturale agricolo-forestale) non si sono verificate richieste di introduzione di nuovi insediamenti produttivi secondari o terziari se non in un caso (Torre d’Isola), dove la risposta del Consorzio è stata negativa. Più numerosi del previsto (70) sono stati specie nella parte centro-settentrionale del Parco, i casi di ampliamento di attività produttive già esistenti. La verifica della compatibilità ambientale di tali insediamenti, affidata alla attestazione di esperti iscritti in competenti albi professionali, ha destato in alcuni casi qualche perplessità.

Infine va segnalata la notevole diffusione di richieste per la realizzazione di recinzioni (37).

Interventi in area di tutela speciale D3 (area di tutela ambientale e paesistica)

Nella zona D3 gli interventi sono stati abbastanza contenuti (7), e motivati in genere da esigenze specifiche di imprenditori agricoli. In alcuni casi sono risultati in contrasto con gli obiettivi che il Piano Territoriale di Coordinamento persegue in tali zone. Tuttavia il peso di tali interventi non appare rilevante.

Interventi nei “centri numerati”

Gli interventi edilizi nei centri numerati, al di fuori di Piani esecutivi citati al punto 3, non sono stati numerosi e non hanno evidenziato problemi di particolare rilievo. in quanto sono parsi effettivamente motivati da esigenze specifiche della popolazione residente, legate allo sviluppo naturale di tali centri. Non si sono cioè verificate rilevanti pressioni generate dal fenomeno della seconda residenza.

Interventi all’interno del perimetro IC (Iniziativa Comunale orientata)

Le richieste in queste zone (23) sono in generale relative ad interventi di ampliamento di attività produttive. I Comuni richiedono il parere del Consorzio sul certificato di compatibilità ambientale.

Interventi nei centri storici

Le richieste pervenute al Consorzio sono solo 9, ma le norme di attuazione del Piano Territoriale prescrivono il parere del Servizio Beni Ambientali della Regione Lombardia, per cui è probabile che i Sindaci abbiano rinviato le richieste di parere direttamente alla Regione.

Interventi dell’Enel

Numerose sono state le richieste dell’Enel (16) riguardanti l’allacciamento di nuove linee elettriche, in genere di bassa tensione. Con particolare riguardo si sono considerati gli attraversamenti delle zone di riserva orientata e del fiume.

Nota: per ovvi motivi di spazio, la serie completa degli estratti dai Rapporti è allegata di seguito in file PDF (f.b.)

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