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Haya El Nasser
Sempre più giovani ed emergenti resistono al richiamo della città
20 Agosto 2006
Abitare è difficile
La mano piuttosto visibile (e ostentata) del mercato immobiliare fra ideologia dello sprawl, rigenerazione speculativa dei centri, giovani ricattati per la prima casa. USA Today, 29 dicembre 2005 (f.b.)

Titolo originale: More of the young and hip fight urban urge– Traduzione di Fabrizio Bottini

I giovani non sposati di solito amano le folle delle grandi città, la vivace vita notturna, il rumoroso e frenetico ritmo dell’esistenza urbana. Lo amano così tanto da essere disponibili a pagare cari prezzi per alloggi stipati e vita in comune.

Per qualcuno, il prezzo sta diventando troppo caro. L’attrazione delle mille luci della grande città si sta attenuando, ora che i prezzi delle case hanno raggiunto quote esorbitanti. Qualcuno che è cresciuto fantasticando della vita nella “grande città” si sta adattando in qualche centro meno fascinoso, o addirittura nel suburbi.

”Per molti giovani, soprattutto quelli cresciuti nel nord-est, ci sono due sole città: New York e Boston”, dice Nick Lentino, 31 anni, originario del Massachusetts occidentale.

Ma dove abita, Lentino? Hartford, Connecticut.

È un bel po’ distante dall’ambiente cosmopolita, dal ritmo rapido di New York o Boston: ma molto più buon mercato. Lentino si è appena comprato un alloggio di una camera, da 60 mq in un condominio ad appartamenti degli anni ’50 ristrutturato a meno di un chilometro dal centro. Prezzo: 95.000 dollari.

”Devo essere onesto. In certi momenti mi piacerebbe, essere a Boston o a New York” racconta Lentino, assistente del direttore per le iscrizioni al Goodwin College di Hartford. Ma anche così, ogni volta che ha qualche attacco di rimpianto, va a New York per un fine settimana in visita da amici, i quali spendono il doppio di quanto lui paga di mutuo per affittare uno spazio che è la metà del suo.

”Non riesco a immaginare come la gente riesca: a) a risparmiare soldi oppure b) sopravvivere da uno stipendio all’altro per tutto l’anno” dice Lentino. “A Boston è lo stesso. I miei amici sono arrivati al punto di non potercela fare più appena i genitori hanno tagliato i rifornimenti”.

Alcune ricerche stanno cominciando a documentare le difficoltà di alloggio per i giovani a New York e in alte aree metropolitane ad alto numero di ottani. Il Center for an Urban Future, gruppo di ricerca di New York, e la Mt. Auburn Associates, società di consulenza per lo sviluppo economico, hanno reso noto recentemente un rapporto che conclude: “L’alto costo di spazi per lavoro e alloggi a New York ha spinto un numero crescente di artisti e lavoratori creativi a decidere che semplicemente non vale la pena di stare lì: in particolare quando altre città offrono incentivi per spostarsi”.

Il rapporto cita il progetto del sindaco Michael Bloomberg per nuovi 65.000 alloggi in tutta la città e il sostegno alla creazione di spazi per gruppi culturali.

Robin Keegan, co-autrice del rapporto, dice che New York può ancora attirare persone giovani e creative appena uscite dal college, ma il problema è dove andranno a stare. “Si arriva ad un punto in cui il costo della vita è davvero cruciale” sostiene.

Filadelfia, talvolta oggetto di battute per la sua mancanza di attrattiva se paragonata alla vicina New York, ora viene promossa da alcuni ex residenti della Grande Mela come “un nuovo quartiere”. Sta attirando piccole quantità di giovani del mondo artistico dalle zone costose di Manhattan e Brooklyn.

Le città diventano di tendenza, e costose

I giovani non hanno smesso di sciamare verso gioielli urbani come San Francisco, Chicago, Boston o New York. Uno studio recente condotto da CEOs for Cities, un gruppo con base a Chicago di leaders urbani, mostra come i giovani da 25 a 34 anni nelle 50 principali aree metropolitane siano tre volte superiori a quanti fossero negli anni ’80, entro cinque chilometri dal centro città. La ricerca si basa sul dati del censimento 2000, rilevati prima che lievitassero i prezzi immobiliari.

”Sono molto importanti per le città” dice Joe Cortright, economista di Portland, Oregon, che ha condotto la ricerca per CEO. “Sono il sogno demografico dei settori HR ( human resources) delle imprese in rapida crescita”.

Anche i residenti suburbani più radicati stanno riscoprendo le gioie della città. I costruttori convertono vecchie fabbriche e uffici in costosi loft, e i pensionati coi fondi più ricchi o le famiglie senza figli li prendono la volo. I quartieri urbani operai vengono ristrutturati e elevati di livello.

La rinascita della moda urbana fra le persone di tutte le età sta rendendo l’abitare in città meno alla portata di giovani e non agiati.

”Diciamocelo, le mille luci non brillano così tanto come quando questi erano centri terziari” dice William Frey, demografo alla Brookings Institution, un think tank. “La priorità assoluta è di avere una casa a prezzi accessibili”.

Ma molti elementi spingono nella direzione opposta.

Il costo delle case. Il prezzo medio USA per un alloggio unifamiliare era in ottobre di 218.000 dollari, secondo la National Association of Realtors. È più del triplo di questa cifra nell’area di San Francisco ($ 721.900), più del doppio a New York ($ 461.100, senza contare Manhattan), e circa il doppio a Boston ($ 430.900). Sono in aumento anche i prezzi degli affitti.

Le persone che guadagnano un reddito medio possono permettersi solo il 2% delle case nell’area di Los Angeles e il 24% a Boston.

”Il peggior nemico di un vero rinascimento urbano è stata la spinta eccessiva in alto e la speculazione sul mercato delle zone centrali” afferma Joel Kotkin, ricercatore anziano alla New America Foundation, un think tank [piuttosto di destra e notoriamente pro- sprawl n.d.T.], autore di The City: A Global History. “Costruiscono questi condomini, e sono così supervalutati ... Molti di questi posti non sono certo costruiti per giovani”.

Laris Kreslins, che pubblica Arthur, rivista di arte, politica e cultura, sostiene di essersi indebitato per vivere a New York. Se ne è tornato a casa, nel seminterrato della abitazione dei genitori a Gaithersburg, Maryland, suburbio di Washington, D.C.

”È un modo per rimettermi in piedi” dice. Lavorava a tempo parziale in una scuola privata e gestiva la rivista. Poi insieme alla sua ragazza Kendra Gaeta hanno scoperto Filadelfia. Hanno comprato una casa da quattro camere all’inizio del 2005 vicino al Philadelphia Museum of Art. Ora gestiscono un sito web - movetophilly.com – che propone occasioni di alloggi e quartieri di tendenza.

”Tra le persone della mia età e ceto, quello che sento è che la maggior parte lavora molto, ma non riesce a risparmiare perché vive e paga affitti in posti come L.A. o New York” racconta Kreslins, 30 anni. “Si chiedono, 'Perché sto in affitto quando potrei spendere gli stessi soldi in un mutuo?'”

Flessibilità nel lavoro. Le imprese che si collocano all’interno di mercati della casa difficili stanno in qualche modo rispondendo. Bill Trenchard, direttore generale di LiveOps, compagnia di teleservizi a Palo Alto, California, nell’area della baia di San Francisco, dice che vuole avere dipendenti in ogni parte degli USA.

”Cervelli, talenti, ovunque si trovino” dice. “È la vera trasformazione di atteggiamento rispetto a cinque anni fa, o anche solo due, quando pensavamo che ci fossero enormi vantaggi ad aver gente dentro l’edificio”.

La LiveOps ha dipendenti che stanno anche in Ohio. Si tratta tendenzialmente di dipendenti giovani, molti ventenni e trentenni.

Ci sono mercati della casa completamente fuori dalla realtà” sostiene Richard Florida, professor alla George Mason University di Fairfax, Virginia, e autore di The Rise of the Creative Class. “Non esiste più un punto di ingresso per i giovani”.

Florida ritiene che la creatività giochi un ruolo tanto importante nell’economia del 21° secolo che le città devono adattarsi ai bisogni del pensiero creativo: si tratti di artisti o di ingegneri. Uno dei modi è lasciare che la gente lavori dove può permettersi di vivere.

Elizabeth Howie, originaria di Seattle di 27 anni, era determinata a vivere una vita di città. Quale posto migliore di San Francisco? Laureata in scienze alla UCLA, ha trovato lavoro in una impresa di biotecnologie nella zona a sud di San Francisco. “Era molto importante abitare in città, essere un giovane in città ... vivere in una zona che aveva molti ristoranti, bar” racconta.

Era disposta a pagare il prezzo: 4.200 dollari al mese per l’affitto di un appartamento da tre camere che condivideva con altre due persone. Impiegava 30 minuti per andare al lavoro.

”Era pazzesco, ma sapevamo che si doveva pagare per vivere in città” ricorda la Howie.

Poi se ne andò, da San Francisco. Il mercato degli affitti ribassò con l’esplosione della bolla high-tech nel 2000, ma pagava ancora 1.100 dollari al mese, e condivideva lo spazio con altre due persone.

”Vedevo molti miei amici che non abitavano a San Francisco comperare casa” dice. “Io a San Francisco non poteva farlo” anche con un salario attorno ai 60.000 dollari. “Se avessi continuato ad abitare in città, non so se sarei stata in grado di comprare casa”.

La Howie lasciò il suo posto di account manager alla LiveOps è si spostò di 150 km sino a Sacramento, capitale dello stato e non particolarmente nota come luogo di tendenza. Ha comprato una casa da tre camere con giardino a 390.000 dollari. L’edificio è aumentato di valore per 50.000 dollari in sei mesi. Ci abita col suo compagno, che ha aperto un ristorante rivolto ai palati raffinati di Sacramento, quegli abitanti che sono fuggiti dagli alti prezzi della costa della California.

La LiveOps le ha ridato il lavoro. Opera da casa sua a Sacramento e va negli uffici di Palo Alto ogni settimana.

Suburbi urbani. La maggior parte dei posti di lavoro si trova a più di 5 chilometri dai centri città, nei suburbi e negli esurbi. Con più gente a lavorare dove abita, i quartieri dormitorio iniziano ad assumere l’aria di città vive 24 ore al giorno. “Se lavori nella cintura esterna di Houston, abitare in centro diventa meno attraente” sostiene Kotkin.

Nei sobborghi più lontani di Washington, D.C., vicino al Dulles International Airport, imprese high-tech come America Online, Oracle e altre hanno creato migliaia di posti di lavoro per giovani qualificati.

”Ora esistono nel suburbio possibilità che non si sono mai verificate prima” dice Kotkin. “Chi è nomade nel mondo dell’alta tecnologia, di fatto si sposta da un suburbio all’altro”.

Condomini, appartamenti e case di città crescono attorno alle zone centrali nelle aree più lontane dei sobborghi di Washington; a Naperville in Illinois, a ovest di Chicago; o a Long Beach, la cittadina porto della California a sud di Los Angeles. Bar, ristoranti, caffè, cinema – ritrovi ubiqui vuoi per la bohéme che per lo high-tech – spuntano ovunque nel suburbio. Alcuni dei negozi alternativi o dell’usato più di tendenza sono ora nelle vecchie fasce commerciali suburbane, dove gli affitti sono più alla portata.

”Si vede qualche fettina di bohéme dappertutto: non solo nei sobborghi ma anche in cittadine di seconda o terza fascia, come a Utica (N.Y.)” dice Robert Lang, direttore del Metropolitan Institute alla Virginia Tech.

Voglia di andarsene da casa. Jill Markward, 25 anni, è cresciuta a Long Island, all’ombra di Manhattan. Dopo il college, ha lavorato nelle ricerche di mercato, ma “Dovevo vivere ancora coi miei perché era tropo caro”.

La Markward ama l’ambiente artistico e di musei di New York, ma sapeva che avrebbe dovuto vivere dai suoi se fosse rimasta nell’area. Quando ha trovato un altro lavoro alla JetBlue Airways, si è trovata con due possibilità di collocazione: il John F. Kennedy International Airport, a 20 minuti da casa dei suoi, oppure il Fort Lauderdale-Hollywood International Airport.

Markward ha scelto la Florida. Ora condivide un appartamento di due camere con una coppia in un complesso vicino all’aeroporto con piscina, idromassaggio e palestra. La sua quota è di 400 dollari al mese.

”Se fossi a Long Island, potrei trovare un appartamento da due camere a 1.200 dollari, ma sarebbe nel seminterrato di qualcuno in un quartiere suburbano” racconta Markward. Sarebbe solo una stanza, senza lavatrice o asciugatrice”.

Un’indagine dei ricercatori della Stony Brook University di New York, ha rilevato che il 70% degli abitanti di Long Island con età dai 18 ai 34 anni stanno considerando la possibilità di andarsene, contro il 62% dello scorso anno. I motivi comprendono gli affitti costosi a causa della mancanza di appartamenti, e case tanto care da non poterne comprare una.

La percentuale di chi vive in famiglia è salita dal 31% dello scorso anno al 45% di ora.

”Certo non è New York City” racconta la Markward della sua nuova casa a Hollywood, Florida. “Ma posso guidare fino a Miami in 30 minuti. ... C’è meno traffico. Il tempo è magnifico”.

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