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Vittorio Emiliani
Requiem per il Belpaese
2 Maggio 2006
Articoli del 2006-2007
Abusivismo, frana, morti: quante volte si ripeterà ancora questa catena? Da l’Unità del 1° maggio 2006

Un Paese fradicio, senza più manutenzione, che casca a pezzi alle prime piogge insistenti. Poche settimane fa un grande smottamento di un’area denudata dal disboscamento sopra la cabinovia di San Vigilio in Marebbe (Bolzano). Per fortuna senza vittime. Ora la tragedia di Ischia con una gigantesca colata di fango che ha provocato morti e feriti in una zona con abitazioni abusive in attesa di condono edilizio. «Abbiamo abusato del nostro territorio», afferma il responsabile della Protezione Civile, Bertolaso.

Sciaguratamente i governi Berlusconi hanno imboccato la strada elettoralistica delle cosiddette grandi opere (senza valutazione di impatto ambientale) ed abbandonato, o quasi, quella del risanamento idro-geologico percorsa con fatica dai governi dell’Ulivo dopo le tragedia di Sarno e di Soverato. Di più e di peggio: il centrodestra ha varato due devastanti condoni, uno edilizio e l’altro ambientale il cui solo annuncio ha accelerato in modo suicida, per il territorio e per chi lo abita, la corsa a nuove costruzioni illegali in zone vincolate, in aree palesemente a rischio idro-geologico, negli alvei stessi di fiumi, torrenti e fiumare. Laddove la colata di fango o l’alluvione improvvisa sono sempre in agguato con esiti mortali. Specie da quando il riscaldamento del pianeta ha reso più violente piogge e temporali, in ogni stagione.

In tale corsa all’abusivismo - al quale invano si sono opposti Comuni e Regioni contestando i condoni governativi - la Campania vanta da decenni un primato nazionale in fatto di concentrazione della illegalità edilizia e ambientale, con una vistosa presenza del racket camorristico che controlla le forniture di materiali e di manovalanza, tutto «in nero», da ogni punto di vista. L’isola di Ischia fa parte di questo sistema purtroppo, come, del resto, la stessa Capri.

Chi gira l’Italia in questi mesi vede le gru dei cantieri edili alzarsi quasi ovunque, a decine, a centinaia. Il mattone è stato la sola attività a «tirare» in mesi e mesi di stagnazione economica, sottraendo capitali e risparmi ad attività imprenditoriali vere e durevoli, destinate ad irrobustire un sistema di industrie e di servizi divenuto sempre più anemico. Da vecchio immobiliarista, Silvio Berlusconi non si è forse vantato di aver fatto aumentare nell’ultimo quinquennio il valore degli immobili italiani? Chi non è proprietario di case, è trattato alla stregua di un pezzente. Chi è in affitto, viene abbandonato alle follie del mercato speculativo. Un’autentica anomalia rispetto alla media dei Paesi europei più avanzati. E poi si teme sempre che scoppi la bolla speculativa...

La valanga di asfalto e di cemento, quest’ultimo spesso abusivo, ha reso ancor più fragile, dunque, più soggetto a frane e a smottamenti questo Paese antico, intensamente abitato da migliaia di anni, la cui montagna ed alta collina (due terzi dell’Italia) hanno conosciuto in passato uno spopolamento biblico, col conseguente abbandono dei boschi, dei pascoli, del sistema plurisecolare dei canali e delle canalette di scolo, dei torrenti stessi. Mentre, per contro, le zone ad alto sfruttamento turistico (da Ischia a San Vigilio in Marebbe) si costipavano di altre seconde e terze case, con strade di ogni tipo, tutte asfaltate. Tale fenomeno si è verificato, magari, in regioni anche a forte rischio sismico: in Campania, soltanto un 12-13 per cento del territorio non risulta infatti a rischio sismico alto o medio. Ma quali e quanti investimenti sono stati dedicati dalle «magiche» Finanziarie di Berlusconi-Tremonti alla manutenzione ordinaria e straordinaria del suolo italiano? Sempre pochi. Anzi sempre meno. In compenso uno dei primi alti dirigenti colpiti dallo spoil-system è stato proprio il bravissimo direttore del servizio antisismico nazionale Roberto De Marco, un tecnico di autentico livello internazionale, rimosso per ragioni squisitamente politiche e mandato, se non erro, a vendere computer alle scuole. Poteva, del resto, un «comunista» continuare a reggere un simile ufficio tecnico strategico?

Al futuro governo viene quindi lasciata un’Italia ancor più vittima di frane, smottamenti, alluvioni, ancor più povera di misure preventive contro le colate di fango (autentico problema nazionale) e contro i movimenti tellurici. Si tratta di riavviare, per altro in tempi di finanza statale dissestata, una autentica «ricostruzione» del Paese partendo da una aggiornata mappa dei rischi. Altrimenti avremo altre vittime, altri senzatetto, altri ambienti feriti a morte e inabitabili per decenni. Molto tempo fa, Antonio Cederna - di cui ricorrono quest’anno i dieci anni dalla scomparsa - ripeteva una sorta di suo sarcastico slogan: quando piove l’Italia viene giù. Dopo gli ultimi cinque anni berlusconiani va anche peggio. Per non spendere qualche miliardo in più nella prevenzione, ne spendiamo e ne spenderemo decine a disastri avvenuti.

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