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Antonio Cianciullo
Via libera alle centrali eoliche "Ma non danneggino il paesaggio"
22 Maggio 2006
Articoli del 2005
Wwf e costruttori siglano un accordo storico, scrive la Repubblica del 28 giugno 2005: tutte le regole per i nuovi impianti. Con una postilla di eddyburg

Via libera alle centrali eoliche "Ma non danneggino il paesaggio"

Wwf e costruttori siglano un accordo storico, scrive la Repubblica del 28 giugno 2005: tutte le regole per i nuovi impianti. Con una postilla di eddyburg

ROMA - È una firma storica quella in calce all’accordo che dà il via libera all’eolico doc. Fulco Pratesi, presidente del Wwf, e Oreste Vigorito, presidente dell’Anev (l’associazione degli industriali del vento) hanno siglato ieri un protocollo d’intesa che rappresenta un punto di svolta nella tormentata querelle delle centrali eoliche. Partita con l’incoraggiamento entusiasta di tutto il mondo ambientalista, l’energia dal vento, la più matura tra le fonti rinnovabili, aveva trovato negli ultimi anni una crescente opposizione da parte di alcune associazioni ecologiste che avevano sottolineato i problemi legati all’impatto paesaggistico. Una critica alimentata da qualche progetto di centrale improvvisato senza tener conto della logica, tanto per assicurarsi una licenza da rivendere in un secondo tempo.

«Il paradosso è che il dibattito sulla localizzazione, legittimo e doveroso, è stato trasformato in un dibattito sulla fonte energetica: il che è francamente improponibile di fronte all’urgenza di un salto tecnologico verso le rinnovabili, un salto necessario per stabilizzare il clima dopo i disastrosi decenni del petrolio», ha commentato il segretario del Wwf, Gaetano Benedetto. «In realtà a scrivere questo protocollo avrebbe dovuto essere la mano pubblica, non i privati: i grandi assenti sono stati i ministeri dell’Ambiente, dei Beni culturali, delle Attività produttive e le Regioni. Un ritardo di elaborazione e di garanzie che ha rischiato di compromettere il futuro del settore. Credo che ora il problema sia superato».

Il protocollo firmato da Wwf e Anev impone regole molte severe sull’individuazione del luogo in cui costruire l’impianto (si devono studiare tutte le possibili interferenze con l’ecosistema) e sulla lista delle aree off limits (da quelle importanti per le specie migratrici a quelle con flora minacciata). C’è l’obbligo di minimizzare l’impatto sul territorio, sull’ambiente, sulla biodiversità. E, per quanto riguarda la tutela del paesaggio, i produttori sono obbligati a ridurre al massimo «l’alterazione del valore panoramico», a utilizzare le tecnologie più compatibili con il luogo, a usare vernici neutre e antiriflettenti, a interrare i cavi a bassa e media tensione. Infine il sito scelto dovrà essere riportato allo stato originale una volta dismesso l’impianto.

Ridotto l’impatto ambientale, restano i grandi vantaggi dell’eolico che, secondo Wwf e Anev, possono essere sintetizzati con questi numeri: una centrale a vento costa la metà di una nucleare, si costruisce in un quarto del tempo e, a parità di investimento, produce 2,3 volte l’energia ricavabile dall’atomo dando 5 volte più occupazione e zero rischi. Inoltre gli impianti moderni sono silenziosi, efficienti e in media richiedono solo 40 ore di manutenzione annua.

Postilla

I tempi sono cambiati. Le regole sulle grandi questioni d’interesse nazionale non vengono più dettate dallo Stato, ma negoziate tra portatori d’interesse, stakeholders: nel caso specifico, una benemerita associazione ambientalista e le imprese produttrici di megaimpianti per l’energia eolica. Dimissioni del potere pubblico, via più facile per le imprese. Il problema è tutt’altro che “superato”, checchè ne pensi il direttore del WWF.

I tempi non sono cambiati. In Italia si continua a decidere sui frammenti prima di aver delineato un quadro generale, una strategia. Non si sa, non si è deciso qual è il fabbisogno energetico, e men che meno come deve essere ripartita l’offerta necessaria a soddisfarlo tra le varie fonti, quali sono i costi e i vantaggi dell’uno e dell’altro modo, ecc. ecc. ecc. No. L’eolico è meglio del nucleare, quindi viva l’eolico. A tutti i costi. Tanto,se deturpiamo quel patrimonio di tutti che è il paesaggio, pagheranno le generazioni future: insegneremo loro che quando si parla di “sostenibilità” non si allude ai loro diritti, ma alla loro capacità di sopportare i guai che oggi gli infliggiamo.

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