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New York chiede aiuto ai poveri per la crisi delle abitazioni
9 Marzo 2006
Abitare è difficile
Nuove e bizzarre tariffe imposte agli inquilini delle case popolari, per arginare tagli di bilancio . The New York Times, 9 marzo 2006 (f.b.)

Titolo originale: New York Asks Help From Poor in Housing Crisis – Traduzione per Eddyburg di Fabrizio Bottini

La New York City Housing Authority, proprietaria di casa per oltre 400.000 cittadini poveri, è di fronte a un buco di bilancio di 168 milioni di dollari, e ha proposto di ridurre il disavanzo facendo pagare ai residenti nuove tariffe, e aumentandone delle vecchie per varie cose, dall’uso di una lavastoviglie al farsi sturare un gabinetto.

L’ente afferma che il suo deficit di gestione nasce dagli enormi aumenti dei costi dell’energia e delle pensioni, mentre i finanziamenti federali per le abitazioni pubbliche sono stati tagliati. Dal 2001, sostiene l’agenzia, sono stati spesi 357 milioni prelevati dalle riserve per compensare successivi disavanzi di bilancio; quest’anno, per la prima volta, non ci sono più riserve a sufficienza per coprire il buco.

Così è stato proposto di far pagare agli inquilini 5,75 dollari al mese per l’uso di una lavatrice, 5 per una lavastoviglie, 10 per un congelatore autonomo. Le tariffe per il parcheggio aumenteranno da 5 a 75 dollari l’anno a partire dal 1 aprile.

L’ente prevede di aumentare le tariffe esistenti per decine di servizi, come la riparazione dei danni agli appartamenti diversi dalla normale usura, di far pagare – per la prima volta – cose come recuperare le chiavi perse nella tromba dell’ascensore fuori dagli orari di ufficio. Le modifiche tariffarie saranno probabilmente efficaci, a parte quelle per i parcheggi, dopo il 1 maggio.

Il consiglio della Housing Authority ha chiesto al personale responsabile di predisporre un piano di ripianamento del bilancio conservando al tempo stesso alcuni servizi essenziali, riducendo al minimo l’impatto sulle categorie di residenti più vulnerabili e individuando quelle che vengono chiamate “modalità creative di articolare l’erogazione di servizi”. L’ente ha anche chiesto aiuto ai competenti uffici federali e cittadini.

”I nodi stanno venendo al pettine” ha commentato il deputato Jerrold L. Nadler di Manhattan, aggiungendo che il governo federale si sta prendendo meno responsabilità per le abitazioni pubbliche. “La Housing Authority ha, in un modo inventivo o nell’altro, tenuto tutto insieme con lo spago. Questo potrebbe essere devastante”.

I continui tagli delle spese probabilmente avranno un profondo effetto in tutto il paese, con le 1,2 unità di alloggio a livello nazionale a rischio di deterioramento, temono gli esperti del settore.

La New York Housing Authority, la più grande del paese, gestisce 345 complessi in tutta la città, con 2.700 edifici e 181.000 appartamenti. Metà del suo bilancio di gestione proviene da sussidi federali; la maggior parte del resto dagli affitti degli inquilini, il cui reddito familiare medio è inferiore ai 19.000 dollari l’anno.

Arlyne Allen, che vive nelle Amsterdam Houses sul West Side di Manhattan col marito e tre figli adolescenti, e si occupa professionalmente di day care, commenta le nuove tariffe: “Mi toccheranno parecchio. Non ci si può permettere neppure quelle di adesso”. Se potesse, dice, si trasferirebbe in Pennsylvania a cercare una casa che si può permettere sul mercato privato.

Secondo l’agenzia, le spese sono salite alle stelle. I contributi pensionistici per i dipendenti si sono incrementati dello 866%, sino a 62,6 milioni di dollari, fra il 2001 e il 2005, in parte a causa di fluttuazioni di mercato e nuove leggi statali, lo stesso problema di moltissime agenzie pubbliche. In più, i costi dei servizi sono aumentati del 45%, quelli sanitari del 42% e gli stipendi dei lavoratori del 39%.

Nel frattempo, affermano i funzionari dell’ente, i sussidi di gestione federali per le abitazioni pubbliche sono rimasti invariati, e il bilancio federale della authority si è ridotto di 14 milioni. L’agenzia è responsabile anche di 21.000 appartamenti prima finanziati dal comune e dallo stato, che ora non ricevono più alcun sussidio.

Di conseguenza, l’ente si è trovato di fronte buchi di bilancio ogni anno dal 2001. Il disavanzo totale per il 2006 è di 182 milioni di dollari, che si sostiene siano scesi a 168 grazie a provvedimento come una proposta riduzione del personale, accorpamento di funzioni ed eliminazione di alcune posizioni scoperte.

Secondo le norme federali, l’ authority deve mantenere un minimo equivalente al valore delle spese di gestione di due mesi, o circa 270 milioni, per far fronte a cambiamenti o ritardi. Negli anni recenti, questa riserva è scesa sino a 320 milioni, dagli oltre 800, sostengono i funzionari.

”È grosso, davvero grosso” dice Howard Marder, portavoce dell’ente, del disavanzo che non è più possibile coprire. “Non è mai stato così”.

Le tariffe per gli inquilini si prevede genereranno circa entrate per 1,5 milioni. L’agenzia sostiene che la maggior parte delle “ utility surcharges” sulle apparecchiature sono applicate senza aumenti da oltre dieci anni.

Gli inquilini dicono che ne sono state sempre imposte pochissime. “Solo in casi estremi quando una porta era bucata da proiettili o qualcuno prendeva a calci il portoncino di ingresso, e non si poteva parlare di usura” dice Gerri Lamb, presidente cittadina del Resident Council of Presidents, gruppo di inquilini. “E certo non con cifre così alte. Ho abitato nelle case pubbliche per oltre 35 anni e non cè mai stato un elenco di tariffe distribuito agli abitanti”.

Saul Ramirez, direttore esecutivo della National Association of Housing and Redevelopment Officials, individua il disavanzo di bilancio nel “costante disinvestimento” nelle abitazioni pubbliche da parte del governo federale. “O ovvio – dice – che ci sia stato un declino, sino ad un punto critico, nella gestione”.

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