loader
menu
© 2024 Eddyburg
Marco Cremonesi
Lo storico dell’arte. Bertelli: la città dei grattacieli indifferente alla vera modernità
24 Marzo 2006
Milano
Un’opinione autorevole sulle polverose “novità” dell’architettura griffata a Milano. Da il Corriere della sera, cronaca di Milano, del 22 marzo 2006

«Non è solo indifferenza. È anche arroganza». Il professor Carlo Bertelli, storico dell'arte e dell'urbanistica, già sovrintendente a Brera, non è poi così convinto che sia solo la «polvere dell'amministrazione» a mettere a repentaglio i beni architettonici milanesi: «È anche quell'idea che bisogna fare i grattacieli, quando la modernità vera di Milano viene così poco considerata e valutata».

Che cosa rappresenta il Qt8 per Milano?

«Per Milano e anche per l'Italia, direi, visto che da noi non esistono altri esempi di quartiere sperimentali che invece all'estero sono più diffusi».

Quali furono le caratteristiche della sperimentazione?

«E’ stata una grandissima operazione di carattere urbanistico e ambientale realizzata sotto la guida dell'architetto Piero Bottoni a partire dal 1948, raccogliendo una serie molto articolata di lavori che si erano visti alle ultime Triennali».

Quali sono i segni più significativi del quartiere?

«Innanzi tutto, la grande collina, uno spazio verde assolutamente inedito, realizzato a terrazze con le macerie dei bombardamenti. E dal punto di vista architettonico, la chiesa di Vico Magistretti e Mario Tedeschi. Intorno, un quartiere ispirato al razionalismo e realizzato con architetture — e finIture — di qualità. In Italia è l'unico tentativo organico degli anni della ricostruzione postbellica, se vogliamo un paragone dobbiamo andare a Berlino nel quartiere Hansa-Viertel».

Il valore del Qt8 si è mantenuto al punto da richiedere una tutela?

«Il Qt8 resta ancora oggi un quartiere modello, una periferia non periferia immersa nel verde, collegata alla città e agli impianti sportivi. Anche se non tutti i servizi previsti sono stati realizzati».

Insomtna, il vincolo paesistico ci vuole?

«Assolutamente. Io credo si debba adoperare ogni energia perché questo esempio di urbanistica sana non vada perduto o snaturato. Se non per gli altri motivi che abbiamo detto, per il fatto che è unico. Perso quello non ne abbiamo altri».

Come mai Milano fa così fatica a valorizzare i propri luoghi significativi?

«L'indifferenza, innanzi tutto. Ma anche una certa arroganza, quel modello che pensa a fare i grattacieli sull'area della Fiera con l'idea che la modernità sia quella. Mentre la modernità vera di Milano viene così poco considerata e valutata».

ARTICOLI CORRELATI

© 2024 Eddyburg