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Ferdinando Camon
Scene di odio a Sassuolo
2 Marzo 2006
Italiani brava gente
Scene d’orrore, invito alla saggezza, elogio della denuncia civile. Da l’Unità del 1 marzo 2006

La scena è otto volte orrenda. Una volta perché l’uomo pestato a sangue è ubriaco, non sta in piedi, basta uno spintoncino e va giù come un birillo, allora perché pestarlo in tanti? Una seconda volta perché è un extracomunitario, lo si sapeva fin da subito, han chiamato i carabinieri dicendogli: «Venite, c’è un marocchino ubriaco, sfascia tutto». La terza volta perché a pestare con pugni e calci sono carabinieri, due in divisa, uno in borghese: e i carabinieri sono la Legge, lo Stato, quindi qui è la Legge, lo Stato che picchia un uomo indifeso, incapace di reggersi in piedi.

La quarta aggravante perché l’uomo picchiato è nudo: s’è spogliato lui, è in mutandoni bianchi, e dunque pestandolo pesti la carne spoglia, vai direttamente sulle costole, ne senti lo schiocco. Il filmato trasmesso in tv è diviso in due tempi. Nel primo tempo il marocchino è attorcigliato a terra, viene colpito con pugni e calci, tirar calci a un uomo caduto a terra fa parte di un istinto primordiale, l’uomo civile lo riscopre in guerra (o nel lager).

Ogni uomo è tuo nemico. Se il nemico cade, colpiscilo prima che si rialzi, colpiscilo perché non si rialzi. E questa - la riscoperta degli istinti arcaici - è la quinta aggravante. Perché questa riscoperta la fa la Legge, lo Stato. Nel secondo tempo il marocchino è in piedi, forse l’han tirato su, qualcuno lo tiene fermo e intanto uno lo colpisce, ci volta le spalle, vediamo il braccio destro che rotea in aria per prender forza, poi viene scaricato dall'alto in basso, e il pugile che lo scarica fa un saltino, per dare al pugno più violenza.

E questa è la sesta aggravante, la gragnola di colpi su un uomo in ko. La scena dei pugni con saltino dura tanto a lungo che il nostro cervello fa in tempo a formulare un pensiero: «Questo è odio, odio personale». E questa è la settima aggravante. L’ottava, l’ultima che vediamo, è la più lugubre: l’uomo è di nuovo a terra, stramazzato, e uno dei carabinieri balza sopra il suo corpo, a piedi giunti. Non si vede bene, tutto il filmato è confuso, girato in fretta, di nascosto. Se qualcosa fosse meno grave di quanto ci è parso, saremmo i primi a esserne contenti. Lo dico in piena coscienza. Nostro massimo desiderio sarebbe che il filmato fosse tutto inventato. Ma purtroppo anche il Comando dei Carabinieri sa che è buono, e ha provveduto a punire immediatamente col trasferimento i militi protagonisti.

Ed ecco la coda velenosa dell'argomento: gli italiani residenti nel quartiere (siamo a Sassuolo, in provincia di Modena, la capitale delle piastrelle) han sottoscritto una petizione per chiedere che i carabinieri non vengano puniti, facevano quel che facevano per fermare la criminosità della zona, l’invivibilità, che rovina l'esistenza di tutti. Il marocchino pestato è un clandestino. Ma la zona è piena di extracomunitari regolari, i quali pure si sentono danneggiati dalla criminosità che detta legge.

La tentazione da respingere è quella di stare con una parte, contro l’altra. Se quello è un irregolare malavitoso (ripeto: se), non va massacrato, va espulso, che per lui è anche peggio. Se i carabinieri son pronti a metterci tanto impegno per bonificare le aree di loro competenza dalla criminosità, devono avere mezzi e leggi, non andare nel corpo a corpo, a farsi una giustizia tribale. Non vanno usati come barriera umana, a scaraventare il loro corpo contro il corpo dell’illegalità. Qui il gesto più saggio, più utile, più moderno, l’ha compiuto il marocchino che ha filmato la scena col suo cellulare, e ha mandato il filmatino alla stampa. Son passati dieci giorni, ed ecco, sappiamo tutto. Se non sapessimo niente, poteva anche succedere che tutto venisse coperto. Invece sappiamo, e scoppia lo scandalo, e la giustizia non può più fermarsi. Perché la giustizia non è la Giustizia. Siamo noi. Sono gli articoli, compreso questo.

Nota: sulla diffidenza generale che circonda a Sassuolo gli immigrati, per Eddyburg avevamo mesi fa proposto un articolo di Elisabeth Rosenthal (f.b.)

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