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Carla Ravaioli
Ha ragione Umberto Eco
29 Marzo 2006
2006-Verso le elezioni
Legittime le critiche, ma non lasciamo l'Italia in mano a chi in questi cinque anni l'ha portata alla rovina. Da il manifesto del 28 marzo 2006

Mi capita sott'occhio un mio pezzo di cinque anni fa, in cui dicevo di una burrascosa segreteria DS svoltasi all indomani della sconfitta elettorale. «Colpa nostra», aveva affermato qualcuno dei partecipanti, evocando le risse interne, i personalismi, le rivalità, le ostinate difese della propria piccola identità di gruppo, che avevano impedito un minimo di coesione tra le sinistre. Santa verità, notavo. Cui però a mio parere andava aggiunta «una grave sottovalutazione del pericolo Berlusconi». A conferma della quale citavo una serie di occasioni - articoli, interviste, dibattiti - in cui principale bersaglio delle sinistre radicali erano il governo di centrosinistra e le sue malefatte. Malefatte non certo immaginarie, intendiamoci. Ma si dimenticava di ricordare che Berlusconi vincendo avrebbe fatto - aveva già fatto - di molto peggio. E non ci si avvedeva di fornire così fior di argomenti da un lato alla strumentalizzazione della controparte, dall altro ai propositi degli astensionisti

Puntualmente tutto si ripete oggi. Se ne mostra ben consapevole Umberto Eco con il suo appello: un testo di lucido realismo, che non discute le ragioni dei delusi dalle varie sinistre, ma li invita nonostante tutto a votare, ricordando che «se si lasceranno trascinare dal loro scontento, collaboreranno a lasciare l'Italia in mano di chi l'ha condotta alla rovina». Un invito che immediatamente più d'uno a sinistra (Gianfrando Pasquino in testa) ha respinto come imperdonabile offesa al proprio senso critico, cui «mai si rinuncerà». E' la stessa posizione diversi giorni prima sostenuta da Alberto Burgio, il quale rifiutava come «intolleranza» e «riflessso autoritario» qualsiasi dubbio sull'opportunità di discutere in questo momento l'operato delle sinistre. Come se il rischio di aiutare in tal modo l'avversario non si fosse già dimostrato tutt'altro che una futile ubbìa.

Un vagone di critiche.

Al proposito può forse servire una rapida carrellata sui motivi di critica verso l'Unione e il suo programma più spesso ricorrenti (e che, premetto, sono in gran parte da me condivisi). Vado a caso, brutalmente sintetizzando. Ambigua la posizione sulla Tav. Vero, ma Berlusconi ha invece in proposito idee chiarissime, e vincendo direbbe senza esitare: «si esegua». Contenti? Prevista un'abrogazione solo parziale della legge 30. E la destra, che l'ha voluta e imposta, la cancellerebbe tutta intera e con entusiasmo, vero? Incerta la data del ritiro delle truppe italiane dall Iraq. Perché, da Berlusconi, che gli italiani in Iraq ce li ha portati e se ne vanta, potremmo aspettarci un ritiro immediato? Imperdonabile il compromesso a proposito dei Pacs. Una vittoria di quelli che con disinvolta eleganza parlano di froci e culattoni, darebbe forse migliori garanzie? Nessuna rimessa in causa del finanziamento delle scuole private. Ma con Berlusconi di nuovo al governo si potrebbe al massimo scommettere sull'ammontare di ulteriori largizioni, non credete? Idee poche e confuse in fatto di ambiente. Anche questo è vero, e anche qui la risposta è che Berlusconi ha al contrario idee chiare e incrollabili, cementificazione intensiva della penisola, grandi opere utili solo alla sua grandeur, abusi condonati entusiasticamente: non ve lo ricordate quando dichiarava con convinzione che non sono gli umani a nuocere alla natura, è vero piuttosto il contrario? Scarsissima la presenza femminile nelle liste elettorali, troppo timida e incerta l'intera politica di genere. Già, e con un governo fatto di «celoduristi», di clericali superbigotti, di fascisti orgogliosi di esserlo, come non sognare politiche alla Zapatero?

Situazione eccezionale

Si potrebbe continuare a lungo a questo modo - botta e domanda - a proposito di droga, migranti, cpt, scuola, università, ricerca, liberalizzazioni, democrazia sindacale, linea economica complessiva..., tutte le materie per cui si sono levate voci di delusi e insoddisfatti dal programma dell'Unione.

Materie tutte, o quasi tutte, disciplinate in base a leggi varate proprio dal governo Berlusconi, che mai ovviamente si sognerebbe, una volta tornato in carica, di correggerle nel senso desiderato dai contestatori. I quali d'altronde, mentre esprimono la loro critica su questo o quel problema, sembrano dimenticare l'eccezionalità della situazione complessiva: l'Italia precipitata ai minimi nella valutazione internazionale, la Costituzione gravemente intaccata in alcuni suoi principi portanti, il sistema giudiziario stravolto dalle tante famigerate «leggi ad personam», una nuova legge elettorale che vieta ai cittadini la scelta delle persone ritenute valide a governarli, la distanza tra ricchi e poveri fortemente aumentata non solo per via dell'economia in sofferenza ma anche di una politica finanziaria tutta a favore dei ceti alti. Mentre il premier con entusiasmo annuncia il proposito di portare a compimento l'operazione intrapresa. Di perfezionare cioè quel processo di corruzione polivalente (materiale, mentale, sociale) che sta facendo del nostro paese l'espressione esemplare di una cultura secondo cui tutto si può, anzi si deve, vendere e comprare. E chi ancora avesse dubbi ln proposito si legga Ahi serva Italia, prezioso libretto-testamento di Paolo Sylos Labini, appena uscito.

Infine. Davvero riesce difficile capire chi guarda con sospetto o giudica del tutto negativamente la dichiarazione di voto del Corriere della Sera a favore del centrosinistra. E' un fatto che ci condizionerà, si dice, che sposterà ulteriormente verso il moderatismo la politica dell'Unione.

Certo, non sono cose senza prezzo. Ma (come sopra) è davvero strano che nemmeno ci si domandi quale pò pò di «condizionamento» rappresenterebbe un altro governo Berlusconi, quale prospettiva aprirebbe, non già di accentuato moderatismo, ma del peggiore oltranzismo nell'indiscusso predominio del mercato, nell'incondizionata protezione del privilegio, nella servile subalternità all imperialismo americano. Tutti noi che sentiamo la necessità di un mondo diverso, e crediamo doveroso impegnarci per renderlo possibile, non possiamo non ritenere la cacciata di Berlusconi come il primo imprescindibile gesto proprio di questo impegno. E ringraziare chi ci dà una mano.

«Le vere scelte si faranno dopo il 9 aprile», ha scritto il direttore del . Proprio così.

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