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Guido Donatone
NAPOLI: Non toccate il Piano regolatore
16 Marzo 2006
Napoli
Aggiungere cose incongrue (vedi l’Auditorium di Ravello e i grattacieli nella ex Fiera di Milano), distruggere cose buone (vedi il PRG di Napoli): questo appare il trend. Da la Repubblica, edizione di Napoli, 15 marzo 2006

Certo il Prg non è intangibile, può essere perfezionato e prevede tra l'altro (articolo 11) l'integrazione a scala metropolitana del sistema urbano di Napoli. È assurdo invece che dopo anni di dibattito politico e culturale nelle sedi appropriate e di battaglie per raggiungere l'approvazione da parte del Consiglio comunale, lo si voglia subito revisionare in peggio invece di perseguirne l'attuazione. Peraltro gli attacchi al Prg non vengono dai costruttori, ma da alcune forze politiche, anche del centrosinistra, e soprattutto da alcuni architetti, che pur esprimendo legittime opinioni non si avvedono di incorrere nel conflitto di interesse per la presenza degli interessi professionali nelle proposte di costruzione di nuova edilizia nel centro storico e di conseguenti varianti urbanistiche, che devono invece essere dettate dall'interesse pubblico. L'ultimo attacco frontale al Prg, apparso su "Repubblica" di domenica scorsa, proviene dall'architetto Giulio Pane, dal quale ci si attendeva posizioni rispettose dei valori naturalistici, paesaggistici e ambientali. Invece, mentre critica la realizzazione del porto canale a Bagnoli — avversato anche da Italia Nostra e da altre associazioni ambientaliste — propone alternative all'attuale destinazione penitenziaria di Nisida che finora ha salvaguardato l'isola dalla cementificazione (Alessandra Mussolini, candidata sindaco nel 1993, prometteva la costruzione di un casinò). In altri suoi interventi Pane ha sostenuto che anche il porto turistico va realizzato a Nisida, vanificando così con l'inquinamento marino e atmosferico la riappropriazione del mare da parte dei napoletani. Sempre a proposito del Prg egli esprime poi l'accusa di una "camicia di Nesso"o dell'"ingessamento" più volte ripetuta da certi politici. È bene chiarire per i non addetti ai lavori che tali definizioni si riferiscono ai vincoli del Prg, soprattutto per quanto concerne il centro storico, dove alcuni architetti auspicano, invece del sancito restauro conservativo,la sostituzione del tessuto edilizio storico. Insomma la speculazione edilizia. Non a caso Pane si riferisce spesso al "centro antico" invece che al centro storico: ciò sottende la nota, anacronistica posizione che prevedeva una qualche tutela per il nucleo più antico della città, mentre era consentita la demolizione e sostituzione edilizia nella Napoli costruita dal Cinquecento in poi determinando l'alterazione e il deturpamento irreversibile dell'unità ambientale e architettonica del centro storico.

La novità in assoluto del dibattito in corso è costituita invece dalla consapevolezza degli ambienti imprenditoriali cittadini più seri e moderni (un tempo attestati su posizioni opposte a quelle di Italia Nostra) della validità delle scelte urbanistiche e specificamente della strategia del Prg, di cui la città è riuscita a dotarsi. Tale strategia è basata sul fermo equilibrio tra due esigenze: quella di arricchire la dotazione cittadina di beni pubblici (ad esempio il sistema di aree verdi), di tutelare rigorosamente il centro storico (patrimonio dell'umanità nella mappa dei siti protetti dall'Unesco), e nel contempo l'esigenza di promuovere regole e procedure trasparenti e certe. È significativa al riguardo la dichiarazione, rilasciata su "Repubblica" del 5 marzo, dell'imprenditrice Marilù Faraone Mennella (e sulle stesse posizione sono anche i vertici dell'Acen), che così definisce il Prg: «Lo strumento che gli imprenditori napoletani aspettavano. Non una piattaforma ad personam o per interessi precostituiti, ma che crea davvero pari opportunità e le mette a disposizione di chi ha voglia di rimboccarsi le maniche e investire».

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