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Mario Pirani
I Sassi di Matera nell'età dei chip
11 Dicembre 2005
Articoli del 2004
Non è mai troppo tardi per conoscere i Sassi di Matera. Da la Repubblica del 15 novembre 2004


Nel mio girovagare non ero mai stato a Matera. Vi sono andato per una conferenza pochi giorni orsono e ho provato una sincera vergogna per una visita così tardiva che ha costituito per me una scoperta straordinaria. Naturalmente avevo sentito parlare moltissime volte dei Sassi, di quando, fino agli anni Cinquanta, erano abitati da migliaia di persone, per lo più contadini, che vivevano in quelle grotte con i loro animali; di quando arrivò De Gasperi, presidente del Consiglio, e inorridito per quella che venne definita «una vergogna nazionale», promosse il loro svuotamento e la costruzione di moderni borghi dove trasferire la popolazione; di quando i Sassi, ormai deserti, furono iscritti nel Patrimonio dell´Umanità, meritevole della protezione dell´Unesco; infine di quando, con una legge speciale, lo Stato cercò di incentivare un incerto riuso della zona e anche dei palazzi storici circonvicini e delle tante chiese rupestri abbandonate.

Eppure il miracolo è avvenuto. Costituisce la riprova di quanto ho cercato di sostenere: la vera risorsa competitiva del nostro Paese, che nessuna concorrenza cinese può battere, nessuna dislocazione aziendale può minacciare, nessuna multinazionale può chiudere è il nostro territorio, il suo straordinario lascito artistico, culturale, creativo. È un patrimonio - tranne nei luoghi più noti e visitati - in gran parte mal conservato, non valorizzato o, peggio, semiabbandonato. Politicamente e intellettualmente poco considerato: «Volete ridurci a un popolo di camerieri?», protestano i nostalgici di acciaierie e petrolchimici, come se non avessimo fatto la devastante esperienza delle "cattedrali nel deserto". Eppure, non parlo solo di turismo in senso tradizionale ma di investimenti in reti, infrastrutture, formazione specifica, trasporti rapidi. Riprendo il discorso su Matera. Il più grande sito urbano risalente all´età paleolitica, con una continuità abitativa ininterrotta, da allora al 1950, è tornato a vivere nell´età dell´elettronica.

I Sassi restaurati si sono trasformati in elemento trainante della città. Nei Sassi sono tornate a vivere tremila persone e sono in corso restauri abitativi per una capienza complessiva nei prossimi tre anni di 7.000 abitanti circa.

Nelle case di grotta la tecnica elettronica più avanzata si sposa con il recupero delle antiche conoscenze rivisitate, ad esempio nella utilizzazione delle acque piovane. Quel che era abbandonato e ceduto a prezzi irrisori aumenta continuamente di valore ed è sempre più richiesto. Il recupero non è più il sogno di un pugno di intellettuali lucani ma un processo animato dai cittadini, sostenuto da investimenti privati e basato su un solido ritorno economico.

Le ragioni di questo successo risiedono nella nuova immagine nazionale e internazionale della città dei Sassi, simbolo di un ecosistema geniale che affonda le sue radici ai primordi dell´umanità. Il flusso turistico moltiplicato (inconsueto l´impatto di un discutibilissimo film come Passion di Mel Gibson che ha trovato in loco il teatro naturale del Calvario e dell´antica Gerusalemme), le iniziative culturali sotto le ampie volte delle chiese rupestri, dai concerti di Abbado alle mostre di arte contemporanea, il rifiorire di produzioni agricole tipiche, l´attivismo in varie forme di un volontariato culturale a servizio della città, tutto questo ha contribuito al risorgere di Matera. Inoltre il passato è rivolto anche al futuro. È sorto qui un centro di eccellenza mondiale, battezzato Ipogea e diretto dall´architetto Pietro Laureano, che, per conto dell´Onu e dell´Unesco, procede all´inventario internazionale delle conoscenze tradizionali e ai progetti sul loro possibile uso innovativo. Già 2 milioni di euro sono stati convogliati a questo fine.

Come tutti i successi la rinascita dei Sassi ha le sue ombre. Proprio Laureano mi ha fatto notare come la città abbia sì profittato della grande occasione fornita dall´Unesco, peccato che al recupero abitativo non sia seguita una pari capacità pubblica nel controllo dell´intervento e nelle concessioni (restauri discutibili, eccesso di pub e di inserimenti rumorosi), mentre sembrano accantonati aspetti di grande richiamo come la rete delle canalizzazioni, spesso riempite di detriti di scavo, la mancata apertura della eccezionale cavità ipogea, una cisterna idrica simile a quella di Istanbul, che si trova proprio sotto la piazza principale di Matera. È paradossale che, invece di mantenere alta la qualità del successo, si stiano creando le condizioni negative per un nuovo esodo abitativo, generato non già dalla arretratezza ma dalla speculazione.
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