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Dal programma dei DS: “Pianificazione urbanistica sostenibile e governo integrato del territo
8 Dicembre 2005
2006-Verso le elezioni
L'Area Ambiente e Territorio dei DS ha elaborato un testo, articolato in 13 schede. Di seguito l'indice, la nota introduttiva e la scheda “Pianificazione urbanistica sostenibile e governo integrato del territorio”. Allegato il testo completo.

INDICE

Nota introduttiva

Scheda 1 – Una strategia europea per l’ambiente

Scheda 2 – Fiscalità ecologica

Scheda 3 – Protocollo di Kyoto e efficienza energetica

Scheda 4 – Nuova governance ambientale

Scheda 5 – L’innovazione ecologica dell’industria

Scheda 6 – Pianificazione urbanistica sostenibile e governo integrato del territorio

Scheda 7 – Riassetto idrogeologico

Scheda 8 – Mobilità ecoefficiente

Scheda 9 – Valorizzazione del patrimonio naturale

Scheda 10 – Gestione dei rifiuti

Scheda 11 – Gestione dell’acqua

Scheda 12 – Salute e sicurezza nel lavoro

Scheda 13 – Una intesa di sostenibilità per il bacino del Po

Nota introduttiva

Per la redazione di alcune schede ci siamo avvalsi, in particolare, delle elaborazioni congressuali di Sinistra Ecologista.

L’insieme delle schede non esaurisce, ovviamente, il tema della modernizzazione ecologica della nostra economia. E’ solo un primo e provvisorio elenco delle priorità di un programma di governo che abbia al centro l’idea di uno sviluppo sostenibile.

Gli obiettivi, gli strumenti e le azioni indicate nelle schede convergono su un punto fondamentale: l’incremento della produttività delle risorse (umane, ambientali, organizzative) è il fattore decisivo di un’economia più dinamica e competitiva, capace di generare investimenti, lavoro e reddito.

Questo assunto è assai chiaro nei cruciali settori dell’energia e dei servizi a rete. Quando, ad esempio, parliamo di risparmio energetico, non intendiamo soltanto che bisogna usare meno energia, ma usarla in modo più efficiente – cioè produrre più lavoro, più beni e più ricchezza per ogni chilowattora consumato. In termini più generali, il risparmio – ovvero la riduzione degli sprechi e delle rendite – non è tanto una questione di moralità e di etica, quanto una condizione indispensabile per rilanciare la crescita e innalzare il livello del benessere collettivo in un contesto che non può fare a meno della dimensione europea: è questo il messaggio principale che si può evincere dalle schede. L’attuazione del Protocollo di Kyoto, in questa prospettiva, è per l’Italia non semplicemente un vincolo impegnativo, ma una opportunità di innovazione del sistema produttivo, associata alla valorizzazione del patrimonio culturale e naturale del Paese, delle sue città e dei suoi territori.

L’idea dello sviluppo sostenibile, infine, poggia su due gambe, a cui le schede rivolgono una significativa attenzione.

La prima è quella della fiscalità ecologica. La fiscalità è beninteso una, e quella ecologica non è aggiuntiva. La fiscalità è ecologica o meno in relazione alle tariffe dell’energia e dei trasporti pubblici, al prezzo dell’acqua, alle accise sui carburanti, al pricing dei parcheggi, al regime dell’Ici, e così via. In altre parole, non si tratta di introdurre qualche altro capitolo nel carico fiscale, ma di riarticolarlo incentivando gli investimenti nella qualità ambientale e nelle tecnologie pulite.

La seconda gamba è costituita da una coraggiosa riorganizzazione istituzionale che attribuisca alla mano pubblica una reale capacità di programmazione strategica (a partire dalla questione dell’energia), ponendo fine alla confusione di ruoli, interessi, linguaggi oggi esistente nelle diverse responsabilità di governo.

SCHEDA 6 - Pianificazione urbanistica sostenibile e governo integrato del territorio

Primo punto

Le nostre città sono un insieme straordinario di opportunità e di contraddizioni, in vario modo presenti nelle grandi concentrazioni metropolitane, come nei centri di piccole e medie dimensioni. I problemi che le attraversano hanno significativi punti comuni e impongono di realizzare finalmente una politica nazionale per le città e per i loro territori. L’enorme espansione degli insediamenti si è addensata nelle pianure e negli stretti corridoi costieri, è stata funestata dalla speculazione edilizia, dall’abusivismo, dall’uso irrazionale del territorio, dall’urbanizzazione forzata, che hanno prodotto quartieri privi di servizi e di vivibilità, situazioni di esposizione al rischio idrogeologico e industriale. Traffico e mobilità congestionata, inquinamento atmosferico e acustico, rendita immobiliare fuori controllo, aumento del costo delle abitazioni, disagio sociale sono tra i principali problemi che tante città condividono. La ristrutturazione industriale ha lasciato ampie aree disponibili, spesso contaminate, il cui risanamento e recupero possono diventare un’occasione per migliorare la qualità dell’ecosistema urbano e sostenere l’economia delle città. Lo stesso capitale fisico, costituito da ingenti patrimoni immobiliari pubblici e privati, può essere utilmente messo in gioco, per rigenerare investimenti e attività economiche, per rispondere alle urgenze di qualità sociale, per impedire un ulteriore scivolamento dell’economia verso la rendita e la speculazione fondiaria, per adeguare le infrastrutture ambientali urbane. La qualità sociale e ambientale dello sviluppo urbano, il rilancio della funzione propulsiva delle città nell’economia, nella cultura e nella coesione sociale del Paese, implicano la piena assunzione di strategie integrate per lo sviluppo sostenibile dei contesti urbani. Oltre il 70% della popolazione europea vive in città; sarà l’80% entro i prossimi 15 anni. Anche per l’Unione Europea assume quindi crescente importanza l’implementazione di politiche di sostenibilità attraverso azioni di Integrazione della dimensione ambientale nell’ambiente urbano, come indicato nella Decisione del 2001 del Parlamento e del Consiglio, relativa alla definizione di un quadro comunitario di cooperazione. La comunicazione: Verso una strategia tematica sull’ambiente urbano (COM 2004/60) e il lavoro successivo ancora in corso, preludono ad un prossimo provvedimento comunitario per il complessivo miglioramento dell’ambiente urbano. Nella comunicazione viene fatto esplicito riferimento ai problemi dello sviluppo insediativo, alle caratteristiche della pianificazione urbanistica e ai suoi obiettivi.

Secondo punto

La pianificazione urbanistica è quindi uno degli strumenti essenziali per realizzare obiettivi di qualità sociale e ambientale delle città, nel quadro di politiche e azioni di governo integrato del territorio, improntate a realizzare la sostenibilità dello sviluppo. L’uso del suolo ha conseguenze molteplici sugli ecosistemi e sulle scelte di sviluppo socio-economico locale ed è una componente strategica di ogni politica di sostenibilità, condiziona l’attività edilizia, uno dei principali settori industriali del Paese. Non è più proponibile una separazione tra attività tese prevalentemente alla trasformazione urbanistica e un’altra volta a contenere gli impatti delle attività antropiche e a ripararne i danni spesso evitabili, a proteggere beni collettivi, talvolta privi di una specifica tutela giuridica. L’assunzione del principio di sostenibilità e la sua attuazione pratica consente di superare la dicotomia tra tutela e trasformazione, che debbono concorrere insieme a produrre maggiore qualità urbana, sociale e ambientale. Le concezioni e le prassi, effettivamente in contrasto con la prospettiva di sviluppo sostenibile, sono quelle che determinano pianificazione incrementale e speculativa e la scelta degenerativa dei condoni, prassi seguita dai governi di centrodestra. La dispersione degli insediamenti residenziali e produttivi su vaste aree che superano i confini amministrativi dei comuni, la mobilità e la logistica delle merci, il mantenimento delle risorse naturali necessarie alla vita della città, impongono di collegare, anche sul piano normativo, la trasformazione urbanistica al governo integrato del territorio, che non coincide con la sola attività di pianificazione territoriale o urbanistica. Gli strumenti di piano sono tuttavia la condizione per stabilire obiettivi, opportunità, regole sull’uso del suolo, per questo devono essere definiti in modo partecipato coi cittadini. La connessione tra pianificazione urbanistica e ambientale, nella prospettiva dello sviluppo sostenibile, si struttura con l’adozione di politiche maturate in percorsi partecipati autentici e con l’integrazione tra le norme nazionali e regionali, generali e di settore, innovando profondamente metodi e contenuti dell’intervento statale.

Terzo punto

Gli obiettivi proposti dal 5° Aalborg commitment, Pianificazione e progettazione urbana, costituiscono un importante punto di riferimento programmatico:

- rivitalizzare e riqualificare aree abbandonate o svantaggiate;

- prevenire una espansione urbana incontrollata, ottenendo densità urbane appropriate e dando precedenza alla riqualificazione del patrimonio edilizio esistente;

- assicurare una miscela di destinazioni d’uso, con un buon equilibrio di uffici, abitazioni e servizi, dando priorità all’uso residenziale nei centri città;

- garantire una adeguata tutela, restauro e uso/riuso del nostro patrimonio culturale;

- applicare i principi per una progettazione e una costruzione sostenibili, promovendo progetti architettonici e tecnologie edilizie di alta qualità;

Si tratta di impegni che implicano strumenti appropriati e coerenti. Il tentativo del governo di centrodestra di rendere per legge più flessibili e discrezionali le regole, verso una urbanistica contrattata e quasi privatizzata, funestata dai condoni, nasconde il vero nodo: la finalizzazione delle regole. Le regole da sole non producono alta o scarsa qualità urbana. Accanto alle regole servono chiari principi, indirizzi politici e una governance all’altezza della sfida dello sviluppo sostenibile.

E’ inoltre necessario mettere mano, finalizzandoli alle strategie di governo integrato del territorio, alla fiscalità locale e statale e agli oneri parafiscali, connessi agli immobili, alla trasformazione urbanistica e ai servizi ambientali. In particolare il regime dell’ICI e degli oneri di urbanizzazione deve essere riformato e integrato con misure e articolazioni che favoriscano permanentemente il riuso del territorio, la ristrutturazione dell’esistente e penalizzino l’abusivismo, anche per via fiscale, assicurando entrate distribuite equamente sul territorio, anche tra più comuni, spezzando il legame meccanico tra profitti e rendite immobiliari ed entrate ordinarie dei comuni, che può indurre a favorire l’espansione speculativa degli insediamenti.

L’attuazione del nuovo Titolo V della Costituzione implica l’approvazione di una nuova normativa quadro nazionale a sostegno della legislazione regionale più avanzata e delle innovazioni prodotte da città e province nell’azione pianificatoria. La legge quadro deve tra l’altro affrontare:

- le relazioni tra governo del territorio e trasformazioni urbanistiche;

- l’integrazione formale delle norme nazionali di settore e delle funzioni dello Stato, regolandole in relazione alle nuove prerogative costituzionali delle Regioni;

- la riforma del regime dei suoli, con riferimento alla regolazione dei diritti di trasformazione e dei beni collettivi e dell’esproprio;

- il fondamento giuridico dei meccanismi negoziali introdotti nelle norme regionali e di piano locale (perequazione, compensazione), finalizzandoli anche al perseguimento della qualità sociale e ambientale dell’insediamento;

- il regime fiscale e parafiscale locale e statale degli immobili.

Una politica nazionale per le città e la pianificazione sostenibile, inserita in strategie di governo integrato del territorio deve inoltre sostenere:

- le norme regionali volte all’integrazione tra pianificazione urbanistica, territoriale e ambientale, favorendo il superamento della frammentazione tra competenze, soggetti e procedure;

- l’adozione, negli strumenti regionali e provinciali, di ambiti di pianificazione di area vasta, sovracomunale o infraregionale, necessari alla verifica degli effetti delle previsioni insediative e infrastrutturali, dei singoli comuni, favorendo la cooperazione e la co-pianificazione;

- una diversa regolazione delle ricadute sul territorio dei programmi e degli interventi dello Stato e delle Regioni;

- l’applicazione delle procedure di valutazione di impatto ambientale e sociale dei piani e dei programmi e la valutazione di impatto ambientale dei singoli progetti ove prevista, adottando il metodo del bilancio ambientale dell’intervento, anche finalizzato a incentivare la qualità edilizia, energetica e tipologica degli interventi;

- la qualità sociale dello sviluppo urbano, indicando strumenti idonei a integrare, nei piani urbanistici, le previsioni relative alla dotazione e all’organizzazione dei servizi, finalizzate alla coesione sociale e all’inclusione;

- la predisposizione, come strumento di piano, della carta delle vocazioni storico-ambientali e del paesaggio, a integrazione dalla specifica strumentazione di tutela, ove presente, e a promozione della qualità del progetto di trasformazione anche sul piano delle identità territoriali e della valorizzazione socio-economica del patrimonio storico-ambientale;

- l’architettura contemporanea di qualità, il recupero e l’accessibilità dello spazio pubblico urbano;

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