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Paolo Berdini
Lupetti a Roma
12 Novembre 2005
Nel timore che la Lupi tardi, i Ds di Roma e del Lazio hano pensato bene di garantirsi gli strumenti buoni per ogni uso.

“Con riguardo alla definizione e realizzazione di opere, interventi e programmi di interventi o programmi di intervento, il Comune di Roma può promuovere appositi Accordi di programma tra Comune stesso, la Regione ed altri Enti eventualmente interessati per l’approvazione di piani attuativi in variante essenziale allo strumento urbanistico generale vigente, purché la suddetta variante sia conforme a quello adottato”. Questa è la prosa del legislatore regionale del Lazio che ha confezionato la proposta di legge “ Norme urbanistiche speciali per il Comune di Roma”: basterà redigere una qualsiasi variante al piano regolatore vigente per renderla immediatamente vigente attraverso accordo di programma. Nella testa dell’autore, normative di salvaguardia e principi di cautela apparterranno sicuramente ad una rigida concezione dell’urbanistica che deve essere cancellata senza alcun ripensamento.

Ma non è questo, purtroppo, l’aspetto peggiore della legge.

Essa in primo luogo riempie disinvoltamente un vuoto che la legislazione statale non ha ancora completato. L’art. 114 del nuovo testo costituzionale dice infatti che “ Roma è la capitale della Repubblica. La legge dello Stato disciplina il suo ordinamento”.

La Regione di fatto anticipa la legge di attuazione costituzionale, ma, come noto, l’art. 117 della nuova Costituzione colloca l’urbanistica all’interno delle materie concorrenti tra Stato e Regioni: sembra dunque poco convincente –se non addirittura incostituzionale- che la Regione si arroghi il diritto di sostituirsi al legislatore statale.

La seconda novità istituzionale introdotta dalla legge riguarda la cancellazione della Provincia di Roma non solo da qualsiasi ruolo nella definizione degli assetti urbani (nell’articolo 2 la conferenza di pianificazione viene limitata a comune e regione) ma da qualsiasi credibile ruolo istituzionale.

Assegnare infatti poteri speciali a Roma significa che si dovrà necessariamente andare ad un ridisegno della provincia scegliendo tra le diverse proposte che stanno sul tappeto da tempo: o farla coincidere con ciò che resta intorno a Roma o sposare le proposte da tempo in campo di istituzione di nuove province che frammenteranno ulteriormente l’attuale assetto.

Ma la questione più scandalosa riguarda l’assoluta sintonia con la legge Lupi. I due pilastri operativi della riforma liberista sono la perequazione e la compensazione urbanistica, due figure mitiche dietro cui si nasconde un disegno chiarissimo.

Passi per la perequazione che è uno strumento di lavoro già previsto dal 1942 finalizzato ad equiparare tutti i proprietari di ambiti soggetti a espansione urbanistica. Uno strumento condivisibile e marginale che viene assurto niente meno che a “principio”. Ma la compensazione urbanistica è quello spettacolare trucco che permette di trasferire altrove le cubature non realizzabili per motivi urbanistici o di vincolo ambientale. Essa è la modalità con cui le cubature previste dal piano regolatore di Roma stanno lievitando oltre misura compromettendo migliaia di ettari di suolo agricolo. Ad esempio, le cubature cancellate da una splendida battaglia ambientalista a Tormarancia (1.800.000 mc) in base a questo strumento sono diventate 5.200.000 sparse in ogni parte dell’agro romano.

In buona sostanza la compensazione urbanistica e lo strumento che l’economia liberista ha inventato per moltiplicare oltre misura i pesi urbanistici. Con molta coerenza l’on. Lupi, porta acqua al mulino della propria impostazione culturale. Fa dunque un certo effetto che questi due pilastri siano riproposti in maniera esattamente identica dalla Regione Lazio amministrata da Piero Marrazzo. Lo schieramento progressista alternativo a quello che governa l’Italia attinge alla stessa cultura liberista!

E’, come si comprende, uno scandalo di proporzioni gigantesche e si dovrà tentare di evitare in qualsiasi modo l’approvazione di una legge che scimmiotta la controriforma Lupi. E su questa questione deve esprimersi lo stesso sindaco Veltroni.

Agli inizi del 2003, poco prima dell’adozione del nuovo piano regolatore di Roma, quando la protesta e il dissenso erano molto diffusi, il Sindaco di Roma incontrò Vezio De Lucia, uno dei punti di riferimento delle critiche al piano. De Lucia durante il colloquio svelò la dirompenza del meccanismo della compensazione urbanistica all’ignaro Sindaco che si impegnò solennemente a cancellare per il futuro l’utilizzazione di quel moltiplicatore del cemento.

Di fronte a questo solenne impegno la protesta si attenuò e il piano fu approvato. Ora stracciando le vecchie promesse si vorrebbe rendere perpetuo quello strumento che doveva essere accantonato per sempre. Una contraddizione troppo grande per passare sotto silenzio. E in attesa che Veltroni si esprima, speriamo che la legge regionale “Lupetti” non venga nel frattempo approvata.

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