loader
menu
© 2024 Eddyburg
alessandra Longo
Claudio Tonel, un suicidio annunciato
15 Agosto 2005
Altre persone
Una vita, un amore, una morte. Da il manifesto del 5 aprile 2005

Anita si è spenta nella notte tra sabato e domenica. Suo marito, Claudio Tonel, l'ha accompagnata per sempre nella notte tra domenica e lunedì lasciandosi scivolare nelle acque di Barcola, Trieste. Un biglietto d'addio, e il resto è cronaca. Cronaca di un grande amore. E di grandi amori. Del resto l'aveva scritto: «Per il resto e nonostante tutto, Anita sta vivendo una splendida maturità, giovane e bella, di una bellezza diversa per la sua età, mantiene una invidiabile silhouette e se non pensa al male sa essere dinamica, allegra, simpatica, mettendo ad entrambi la voglia di vivere. Quando guardo i suoi occhi che tante volte mi hanno fatto e mi fanno sognare, in un grande desiderio di lei, mi viene da concludere: Anita, scusami, ma spero che il tuo sorriso sia l'ultima cosa che vedrò di questo mondo» ( Da Vidali in qua. La storia e la politica, la cronaca e l'amore di Claudio Tonel, edizioni Italo Svevo, 2004).

Claudio Tonel, è stato segretario della Federazione autonoma triestina del Pci negli anni tra i più difficili del partito, storico e politico di altissimo spessore culturale, vice-presidente del Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia dall' '83 all'88, presidente dell'Associazione consiglieri regionali e dell'Associazione culturale regionale «Enrico Berlinguer».

A settantasette anni Tonel ha scelto di morire per amore, in un tempo in cui la morte è l'unico argomento di giornali e telegiornali. In un tempo in cui con la morte i conti si devono fare e tutti se la vedono sbattere in faccia in tridimensionale, tra persone che non hanno nemmeno diritto a un'iniezione letale, la povera Terri Schiavo, e potenti monitorati da telecamere fino all'ultimo imbalsamato istante. Ma i conti con «nostra Signora» si fanno anche nel momento in cui ti viene a mancare quell'altra parte di te, quella simbiosi che, forse, è tutto ciò che è rimasto di un mondo alla deriva.

Claudio Tonel ha consegnato alla scrittura tutte le sue memorie storiche, vissute da protagonista, mai da comprimario. Personaggio scomodissimo, padre e padrone nel Pci, grillo parlante nei DS. Da Comunisti a Trieste, prefazione di Natta per Editori Riuniti nell' '83, a Da Vidali in qua, prefazione di Folena, 2004 è stato il più scomodo testimone che il revisionismo storico di sinistra abbia mai avuto in seno. Ma parlare con lui o con Anita era la stessa cosa: rimangono nell'immaginario come Giorgio Amendola e sua moglie Germaine. Due che si sono fatti uno, un sogno tanto possibile quanto doloroso nel suo finale.

Nessuno s'è sottratto alla prefazione di libri scomodissimi (Giorgio Napolitano, Adalberto Minucci, Nilde Jotti, Paolo Rumiz) a cui Tonel ha consegnato la memoria della controversa storia della Venezia Giulia, non senza affrontare temi «intoccabili» quali l'esodo di 22.000 giuliani verso l'Australia con la fine del Governo Militare Alleato, le lacerazioni seguite in terre sicuramente filoslave dopo lo strappo Stalin-Tito, Goli Otok, l'Isola Calva dove Tito sigillava l'opposizione interna, il neofascismo che dagli ultimi repubblichini collaborazionisti dei nazisti risorgeva dalla sua città per devastare con le bombe un intero paese.

«Era il 1981 e fu lo stesso Enrico Berlinguer che mi disse di andare avanti quando denunciai, come segretario del Pci di Trieste, la morte di innocenti nelle foibe...altro che silenzi del Pci!» dichiarò nel 2004 al in qualità di segretario del Pci dal novembre `79 all'ottobre `83, commentando le «libere» ultimissime dichiarazioni di Fassino. «Che fine ha fatto la relazione conclusiva della commissione bilaterale intergovernativa di storici italiani e sloveni che dal 1993 al 2000 hanno lavorato alla puntigliosa ricostruzione della storia di queste terre superando le barriere imposte dalla vecchia storiografia jugoslava? Quel lavoro doveva servire come base per i libri di storia di entrambi i paesi, perché la memoria non si difende con la strumentalizzazione politica ma con lo studio. La memoria si difende a partire dalla scuola e dall'insegnamento della storia!».

Passione forte, sempre e fino alla fine. Passione. La stessa che condivideva con e per Anita. L'unica che sapeva incapace di tradimento. Così è bastata una notte, un biglietto agli amici e l'idea di non perdersi per sempre. Ai compagni della sezione dei Ds di San Giacomo, popoloso e popolare rione di Trieste dove era segretario, toccherà il compito di portare avanti anche la memoria di una storia che verrà oltraggiata e manipolata anche in futuro, perché troppo passionale e scomoda. Perché troppo amata. Si può morir d'amor (dalla Tosca).

ARTICOLI CORRELATI

© 2024 Eddyburg