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Costantino Cossu
Il Cavaliere e le ville segrete
19 Febbraio 2005
Sardegna
Uno Stato nello Stato, del padrone dello Stato, che uno peggio non c’è stato. Da il manifesto del 19 febbraio 2005

Villa Certosa è come un blob, che cresce alimentandosi della violazione delle più elementari norme del diritto. Fino a ieri si pensava che solo dentro i confini della dimora berlusconiana di Punta Lada, a Porto Rotondo, valesse il segreto di stato che impedisce ai magistrati della procura della Repubblica di Tempio di oltrepassare i cancelli per verificare il rispetto dei vincoli paesagggistici e delle leggi sull'abusivismo edilizio. Da ieri si sa che tutte le proprietà del premier, in Sardegna e fuori dall'isola, sono obiettivi a rischio di attacco terroristico e sono soggette a segreto di stato. Così è scritto nei due decreti, siglati dal ministro dell'Interno Beppe Pisanu il 6 maggio 2004, ora consegnati al Copaco, l'organismo che dovrà pronunciarsi sulla fondatezza del segreto di stato opposto dalla presidenza del consiglio alla procura di Tempio. In Sardegna Berlusconi non possiede solo la Certosa. C'è anche Villa Stephanie, una grande casa con piscina e parco a poche centinaia di metri dalla dimora principale. E' una dépendance che viene utilizzata solo ad agosto per ospitare le guardie del corpo e gli addetti alla sicurezza dei capi di stato e dei leader che il presidente del consiglio convoca per i summit nella sua residenza estiva. Poco distante c'è la sontuosa villa (seicento metri quadrati di piscina) di Matilde Berlusconi, la sorella di Silvio. E sempre a Punta Lada sorgono il Monastero, la dimora che Paolo Berlusconi ha acquistato qualche anno fa, e Villa Veronica, destinata, invece, alla mamma del Cavaliere.

Ma oltre le case, Berlusconi ha in Sardegna anche molti terreni. E' da almeno quattro anni che la società immobiliare Idra, cassaforte nella quale sono custodite tutte le proprietà del presidente del consiglio (comprese quelle di Arcore e di Macherio), acquista a Punta Lada appezzamenti che confinano con Villa Certosa. Una vera e propria strategia di espansione fondiaria, con un esborso complessivo, ad oggi, di 23,9 milioni di euro. Una zona di rispetto intorno a Villa Certosa la cui esistenza viene giustificata, dai manager di Idra, con esigenze di tutela della privacy di Berlusconi. Alla privacy si sono aggiunti i motivi di sicurezza di cui parlano i decreti del Viminale. Decreti sui quali c'è stato di recente un braccio di ferro tra maggioranza ed opposizione nel Copaco. Per i membri della Casa delle libertà, i documenti già in possesso del Comitato erano sufficienti a giudicare fondato il segreto di stato. L'opposizione aveva invece chiesto di conoscere anche i decreti del ministero dell'interno.

Il presidente del Copaco, Enzo Bianco, si era rivolto al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con delega ai servizi segreti, Gianni Letta, per chiedere la visione dei documenti firmati da Pisanu. In un primo momento, il 5 febbraio, Letta aveva risposto a Bianco con un no secco: «La richiesta è irrituale irricevibile». Poi però un'altra lettera di Letta a Bianco, dopo che i due si era sentiti, aveva annunciato l'accoglimento della richiesta. Il primo dei due decreti contiene l'approvazione del «Piano nazionale per la gestione di eventi di natura terroristica»; all'interno di questo documento c'è anche il «Piano di sicurezza per Villa Certosa», che resta però secretato. L'altro decreto fa riferimento al terzo capitolo del «Piano nazionale» e indica che tutte le residenze private del presidente del Consiglio e le loro pertinenze, nonché quelle dei familiari e dei suoi collaboratori, sono sottoposte a misure di sicurezza. Per tutte è imposta la massima segretezza ed è disposta la totale interdizione all'accesso, salvo autorizzazione del premier. Si sottolinea poi l'urgenza di individuare una «sede alternativa di massima sicurezza per l'incolumità del presidente del consiglio e per la continuità dell'azione di governo» e, su proposta di Pisanu, viene indicata Villa Certosa. Sia la sede di massima sicurezza (Villa Certosa), sia le residenze private del premier e dei suoi familiari, dice il decreto, sono soggette alla legge 801 del 1977. E' la legge che disciplina, tra l'altro, il segreto di stato. Ciò significa che, così com'è stato fatto per la Certosa, anche per le altre residenze del premier e per quelle dei suoi familiari può essere opposto il segreto di stato ad un'eventuale richiesta di ispezione da parte di una procura della Repubblica.

Tra le reazioni, quella del presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio: «Siamo oltre oltre ogni limite di decenza. Si ricorre al segreto di stato per dare una parvenza di legalità ai lavori abusivi eseguiti in una residenza privata. Un atteggiamento che tradisce l'arroganza del premier, ormai abituato a considerare l'Italia una sua proprietà privata».

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