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California Center for Land Recycling
Venice Beach (Los Angeles): un caso di recupero ambientale
18 Novembre 2004
Esperienze straniere
Il resoconto di un "caso" complesso di recupero ambientale sulla spiaggia oceanica di Venice, dove si intrecciano fattori sociali, economici, ambientali, decisionali pubblici. A fare da trait-d'union nella complessità, il ruolo chiave di un'agenzia non-profit che minimizza i costi nella prospettiva di un risultato socialmente utile. Certamente autopromozionale, ma comunque interessante (fb)

Estratto da: California Center for Land Recycling, Brownfield Redevelopment. Case Studies, 2000 – Traduzione per Eddyburg di Fabrizio Bottini

Caso: Venice Beach

Progetto: Sito della Damson Oil Company

Luogo: Venice Beach, California

Protagonista: Los Angeles Department of Recreation and Parks

Elementi base

Soggetti principali:

Premesse

Venice Beach a Los Angeles, California, è una delle aree urbane a parco più frequentate dell’area. Attira più di 150.000 visitatori al giorno in alta stagione, ed è seconda solo a Disneyland fra i luoghi più frequentati nella regione metropolitana di Los Angeles. Residenti e turisti ci vanno a godere la leggendaria di splendida spiaggia oceanica della California meridionale, e insieme l’atmosfera artistica eclettica e libera della vita di strada.

Negli anni la zona e il suo famoso “boardwalk” (una passeggiata di cemento sul fronte oceano perfetta per pattinare) si è degradata. Nel 1992 la City of Los Angeles ha approvato uno stanziamento di 10 milioni di dollari per rivitalizzare circa 2 chilometri del Venice Beach Ocean Front Walk. Adiacente al boardwalk, su circa mezzo ettaro di spiaggia in posizione strategica, c’era un impianto di estrazione petrolifero abbandonato, circondato da un muro di cemento. L’impianto era una bruttura, con significativo inquinamento ambientale che costituiva potenziale rischio per la salute. Dato che l’area occupava uno spazio di alta qualità sullo Ocean Front Walk, si trattava di un intervento prioritario per il riuso a scopi di tempo libero.

Il sito della Damson Oil ha una storia di estrazione petrolifera lunga 22 anni. La Damson Oil Corporation aveva affittato lo spazio dalla municipalità nel 1976. Le clausole del contratto richiedevano lo smantellamento di tute le strutture e la restituzione della spiaggia alle condizioni originali, alla cessazione delle attività. L’estrazione di petrolio finì nel 1989 e la Damson iniziò lo smantellamento dell’impianto nel 1991. Ma, dopo la rimozione di tutti i macchinari utilizzabili e il sigillo dei pozzi, l’impresa dichiarò fallimento e abbandonò il sito. Furono lasciati terreni superficiali con ampie contaminazioni da idrocarburi, bacini di pompaggio contenenti petrolio, insieme ad acque e fanghi potenzialmente contaminati dai processi di estrazione, coperture di pozzo, cinque chilometri di oleodotto che andava fino a un altro impianto in altra zona. La municipalità face causa alla Damson per recuperare 1,8 milioni attraverso le procedure di fallimento, al fine di completare la bonifica, ma ne ottenne solo 800.000. Il sito inquinato ha subito ulteriore degrado negli ultimi otto anni a causa dello scarico abusivo di materiali.

La responsabilità di recupero dell’Ocean Front Walk, e della bonifica e riuso del sito Damson, venne assunta dal Los Angeles Department of Recreation and Parks (DRP). Il DRP è l’agenzia responsabile per l’acquisizione, sviluppo e manutenzione dei parchi in proprietà, e l’amministrazione di quelli in affitto. Il personale DRP comprende managers, urbanisti e architetti con vasta esperienza nella realizzazione e manutenzione di aree a parco, ma, nessuno con esperienze nel campo specifico della bonifica e ripristino dei siti contaminati.

Il DRP aveva dato incarico nel 1992 a un consulente ambientale per effettuare una valutazione preliminare delle condizioni del sito e delle possibilità di recupero, sperando di poterlo riportare alle condizioni originali, come parte della spiaggia. L’indagine si conclude con una valutazione delle spese per demolizione, scavi, bonifiche, che superava di molto le somme recuperate dalla Damson. Le sole stime delle spese di bonifica erano da 1,3 a 2,2 milioni. Questa valutazione non era stata aggiornata dal 1992, né verificata da consulenti esterni. Quando iniziò la stesura del piano per lo Ocean Front Walk, bonifica a riuso del sito Damson Oil erano considerati “spesa non quantificabile” a causa della presenza di contaminanti velenosi. Erano specificamente esclusi dal piano di recupero, e il DRP iniziò le sue procedure di partecipazione della cittadinanza, acquisizioni, autorizzazioni sull’area progetto.

Nel 1995, DRP incaricò lo RRM Design Group di redigere il piano di trasformazione per lo Ocean Front Walk. DRP e RRM svilupparono un processo di partecipazione pubblica nel corso di un anno, che comprendeva interviste con gli abitanti e quattro laboratori di progettazione molto frequentati. Attraverso questo processo i cittadini esprimevano le proprie idee per la zona e si confrontavano con alcuni progetti economicamente fattibili che riflettevano queste opzioni. C’era il rischio di una gentrification dell’area, e ci fu generale consenso sul fatto che il piano dovesse mantenere le caratteristiche sociali di Venice Beach: “un posto inconfondibile, creativo, artistico, libero ... sicuro, divertente, per le famiglie”.

Lo studio RRM aveva pensato anche a potenziali usi del sito Damson Oil nelle proprie presentazioni. Le prime scelte della cittadinanza furono di ripristinare l’area a spiaggia. Ma a causa delle dimensioni del preventivo 1992, e ritenendo fosse una stima valida, questa opzione fu esclusa. Ma ci fu forte sostegno pubblico per la seconda opzione: una struttura per il pattinaggio all’ultimo grido. Un attivista locale aveva organizzato un programma per raccogliere giovani di varie estrazioni sociali, a imparare e gareggiare sui rollerblades in un ambiente controllato. Sul sito Damson Oil si poteva creare un rollerblade park: ricoprendolo di cemento e combinando i costi con le trasformazioni, la struttura sarebbe stata fattibile.

Con questo piano, il riuso del sito Damson Oil poteva rientrare come parte del piano generale. Ma restava un altro ostacolo. Il gruppo di lavoro DRP era già sovraccarico, e non possedeva al suo interno le competenze per gestire la trasformazione di un sito contaminato. La RRM riconosceva che si sarebbero potuti realizzare significativi risparmi se il sito Damsono fosse stato recuperato parallelamente alla trasformazione dell’Ocean Front Walk. DRP e RRM decisero di aver bisogno di assistenza per la ricerca, pianificazione e attuazione relative al recupero entro tempi e costi limitati.

Su richiesta di RRM, nell’estate del 1998 il DRP richiese assistenza al California Center for Land Recycling (CCLR) ne lquadro del suo Project Learning Program. L’obiettivo era di stabilire rapidamente cosa si potesse fare con quel sito in tempi e costi limitati.

Questioni principali del sito Damson

Strategie e Attuazione

Nell’agosto del 1998, il CCLR e il DRP si incontrarono per discutere il progetto, gli obiettivi, le difficoltà. Il gruppo di lavoro CCLR ne concluse che era necessaria una completa ri-valutazione dell’analisi del 1992 sui livelli di inquinamento e le opzioni di bonifica. La CCLR incaricò un membro del suo gruppo strategico, Erler and Kalinowski, Inc. (EKI), di revisionare tutta la documentazione disponibile sul sito, ed effettuare una verifica sul posto delle condizioni attuali. EKI giudicò che non ci fossero elementi sufficienti a sostenere l’entità dei costi di recupero calcolati nello studio del 1992. In più, l’ispezione sul posto suggerì che, viste le linee di progetto attuali e le caratteristiche del sito, i costi di bonifica e recupero potevano rientrare entro il bilancio a disposizione del DRP, anche con l’opzione “ritorno alla spiaggia”.

Entro la metà di ottobre, CCLR e il suo gruppo strategico di collaborazione avevano sviluppato un piano di azione in cinque fasi, con l’obiettivo di far partire i lavori sul sito Damson entro la fine del 1999. Sarebbero state comprese sia la bonifica degli inquinamenti che la costruzione delle strutture per il tempo libero, lavorando entro il bilancio di 800.000 dollari disponibile dalla sentenza fallimentare del 1994.

Gli elementi componenti il piano erano:

CCLR ha lavorato col personale DRP per guidarlo nel difficile processo di identificazione e rapporti con le competenti agenzie di governo, e definire le responsabilità per il piano di recupero. In questo caso l’agenzia competente era il Regional Board a causa della possibile contaminazione del sito: qualunque piano averbbe dovuto essere approvato dal Regional Board. Al termine del processo di stesura regolare di questo tipo di piani, l’ufficio rilascia una “No Further Action Letter”, che certifica come la bonifica sia completa, e come ciò ponga termine all’interessamento statale per il sito. La seconda agenzia coinvolta era il California Department of Oil and Gas (DOG), responsabile della corretta dismissione dei pozzi petroliferi. Il DOG rilascia permessi per attuare la chiusura dei pozzi, e certificati di corretto e completo abbandono di strutture produttive. Se si fosse trattato di un progetto di iniziativa privata, sarebbe stato necessario avere entrambi i certificati, prima di ottenere qualunque finanziamento.

Meno di due mesi dopo l’incarico del DRP al CCLR, fu tenuto un incontro col Regional Board per negoziare un accordo di supervisione del lavoro ambientale. Il gruppo di lavoro CCLR si coordinò anche col DOG per verificare lo stato dei pozzi petroliferi e precisare le azioni da intraprendere per una corretta chiusura del sito. A questo punto le procedure di regolazione pubblica erano attivate, e si poteva procedere col lavoro sul progetto. Furono anche attivati i supporti tecnici necessari, quando il DRP incaricò EKI come proprio riferimento per le questioni ambientali e le demolizioni. Il lavoro del CCLR per rimuovere gli ostacoli al recupero del sito era completo.

Risultati

Cosa abbiamo imparato

Conclusioni

La situazione del Los Angeles Department of Recreation and Parks è quella di tutto il paese. I progetti che hanno benefici sociali ed economici, il recupero di siti contaminati, sono fermi, abbandonati, o nemmeno iniziati a causa dei timori e delle carenze conoscitive sul ripristino ambientale di queste situazioni. La maggior parte delle agenzie pubbliche locali, quelle per il recupero, e anche i gruppi non-profit interessati alle abitazioni, hanno poche o nessuna esperienza in questo campo. Incredibili storie apocrife circolanti, e l’ancora complesso ambiente di regolazione e di garanzia, li allontanano dai siti contaminati, verso occasioni più familiari.

Il caso Damson indica che ai siti industriali ci si può avvicinare come a qualunque altro caso di recupero. Essi, semplicemente, richiedono capacità aggiuntive da inserire nel gruppo di lavoro. Se vogliamo reinvestire nei centri urbani, limitare lo sprawl, conseguire gli obiettivi della smart growth, dobbiamo considerare i siti contaminati come opportunità, anziché tare. Questo richiederà studio dei potenziali di questi siti, e la messa a disposizione dei soggetti interessati ad azioni socialmente orientate, delle risorse tecniche e finanziarie necessarie a misurarsi con le particolari questioni dei siti contaminati.

Nota: è disponibile direttamente da Eddyburg il file PDF in originale dove, insieme al caso di Venice, si trovano la "filosofia" del Center for Land Recycling, e altre descizioni di progetti simili (fb)

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