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Piero Sansonetti
Unità delle sinistra sulle cose da fare
11 Novembre 2004
Sinistra
Il nuovo direttore del giornale di Rifondazione comunista interviene, su Liberazione del 26 ottobre 2004, nel dibattito sulla sinistra

Si è riaperta la discussione, a sinistra, sulla leggendaria domanda di sempre: "Che fare?". Fausto Bertinotti ha accennato alla possibilità di costruire un "contenitore" politico nuovo, che tenga insieme gruppi, partiti, movimenti, correnti di pensiero e di partito. Cioè uno strumento che "unifichi" e dia una forza maggiore, un peso politico più grande a quello schieramento di forze e di menti - vasto - che si colloca alla sinistra del campo riformista classico. Molti gli hanno risposto di sì. Giorni fa Asor Rosa, uno degli intellettuali più prestigiosi della sinistra radicale, ha scritto sul "manifesto" un articolo importante, nel quale ha posto alcuni problemi politici molto seri, e ha avanzato una proposta. La proposta è più o meno questa: convochiamo una assemblea nazionale, o qualcosa del genere, che metta insieme partiti, movimenti, circoli politici e intellettuali, e verifichiamo la possibilità di realizzare forme nuove di unificazione politica. Il problema fondamentale che Asor Rosa ha sollevato - e che precedeva la proposta - era un po' più complicato. Lo riassumiamo così: come si affronta il riemergere prepotente, in Italia e in tutto il pianeta, della contraddizione tra "Capitale" e "Lavoro"?, e come si costruisce una rappresentanza politica adeguata del "Lavoro"?

Il problema e la proposta di Asor Rosa sono molto connessi. Derivano una dall'altro. Sulla sua proposta, che assomiglia parecchio a quella di Bertinotti, Asor Rosa ha incassato molti sì. Bertinotti, Salvi, Diliberto gli hanno già detto di essere pronti a questa assemblea, ed è probabile che ci sia una ampia disponibilità dei movimenti e di pezzi di sindacati, di partiti, di organizzazioni culturali. Sarebbe importante a questo punto procedere, cioè andare avanti spediti ed evitare il rischio che la discussione diventi un po' come quelle inutili discussioni che negli ultimi tre o quattro anni (anche di più) hanno tormentato la vita dell'Ulivo: che regole ci diamo? Chi decide che regole ci diamo? Quando decidiamo chi decide che regole ci diamo? Chi decide quando decidiamo che regole ci diamo? Quando decidiamo chi decide che regole ci diamo? Chi decide quando decidiamo che regole ci diamo?

Procedere e non impelagarsi in noiosissime discussioni formali vuol dire affrontare il merito della questione. Qual è? E abbastanza semplice: dato che l'obiettivo è quello di mettere insieme una coalizione di centrosinistra che sconfigga la destra e il "berlusconismo", si tratta di vedere quale sarà l'asse politico di questa coalizione, e cioè quale sarà il progetto di società, il progetto per l'Italia che questa coalizione contrapporrà al berlusconismo. Non basta un progetto elettorale, serve un progetto di futuro. La grande debolezza della sinistra classica, fino ad oggi, è stata questa: non riesce a fare politica senza far coincidere la sua politica con vicende elettorali. Le scadenze elettorali contano, contano molto, ma non sono tutto. Sconfiggere Berlusconi ma non avere in mano nulla che sostituisca il berlusconismo - cioè quel sistema economico, sociale, morale, di pensiero, basato su un idea di società che ha al centro il profitto e mette tutto il resto in secondo piano - non sarebbe una grande vittoria e comunque non sarebbe duratura.

Francesco Rutelli, ieri, sul Corriere della Sera, ha indicato, seppure in modo molto generico, quelli che a lui sembrano i tratti essenziali di un programma riformista: in politica estera amicizia con l'America, in politica interna riforma e contenimento del Welfare e misure che rilancino la competitività delle aziende, e dunque i margini del profitto. Non è un programma che possa essere sposato, non vi sembra? Ma non basta strepitargli contro. La sinistra radicale cosa propone? Siamo in grado di mettere giù due, o tre, o quattro punti, e su questi costruire una unità reale, da fare poi pesare al momento in cui il centrosinistra dovrà decidere il suo programma di coalizione?

Per esempio: abolizione della legge "30" (quella che viene chiamata Legge-Biagi) e realizzazione di nuove leggi sul lavoro che stabiliscano forti rigidità, anziché flessibilità, vale a dire più diritti garantiti, niente precarietà e licenziabilità, sistemi automatici di aumento dei salari, eccetera.

Per esempio: abolizione della legge Bossi-Fini, apertura delle frontiere e regolamentazione dell'immigrazione in modo che i migranti diventino i titolari di diritti, anche di diritti speciali (persone deboli da proteggere) e non oggetti da respingere o comunque da controllare e rendere inoffensivi. Realizzazione dell'obiettivo, posto dall'Onu, di riservare lo 0,7 per cento della ricchezza nazionale a finanziare i paesi poveri.

Per esempio: ritiro delle truppe dall'Iraq e avvio di una politica di riduzione drastica delle spese militari che porti in tempi ragionevoli al disarmo dell'Italia.

Per esempio, rifiuto del modello politico piramidale e decisionista, basato sul premier forte e sulla riduzione della rappresentanza, anzi rovesciamento di questo modello, da realizzare contrapponendo alle riforme costituzionali del Polo una idea di democrazia partecipativa.

Questi propositi, se realizzati, costano. Prevedono una diversa distribuzione delle risorse tra Capitale e Lavoro, e tra Nord e Sud del mondo. Questi propositi sono il terreno vero della battaglia.

Resta il grande problema dell'identità della sinistra. E' una questione molto alta, quasi filosofica, resa drammatica dagli eventi della fine del secolo scorso e ora dal progredire spedito e feroce della globalizzazione. Non credo che sarà mai risolta se non si comincia dalle cose. Dalle cose da fare. Fare queste cose, porsi degli obiettivi, studiare i modi per ottenerli - in tutto o in parte - vuol dire semplicemente fare politica. E affrontare dalla parte giusta il problema più scivoloso: cos'è la sinistra di governo se non è solo un pezzo di mondo politico che si adegua alla realpolitik, agli schemi, alle idee dell'avversario…

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