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Un'altra di B. sulle coste della Sardegna
23 Settembre 2004
I tempi del cavalier B.
La Nuova Sardegna del 14 maggio 2004 informa e commenta (articoli di Antonello Sechi, Giampiero Cocco e Sandro Roggio) un nuovo abuso di Berlusconi: una nuova lesione alle coste della Sardegna nonchè, soprattutto, alla legalità

Tunnel, stop alle indagini della Procura Su villa Berlusconi cade il silenzio Fermate le indagini della Procura di Tempio «Sicurezza nazionale» ANTONELLO SECHI

PORTO ROTONDO. Sicurezza nazionale. Sull’approdo in costruzione a Villa Certosa non si può più mettere il naso. Si è fermata anche la Procura di Tempio che ha sospeso gli accertamenti avviati su ciò che accade a Punta Lada, a un’estremità del grande parco che ospita la villa privata del presidente del consiglio Silvio Berlusconi. Il decreto che impone il segreto di Stato è del ministero delle Infrastrutture.

Il decreto porta la data del 7 maggio. Il giorno prima la “Nuova” ha dato notizia e pubblicato le foto del cantiere in riva al mare. Stop informazioni, stop indagini. E avanti con i lavori per l’approdo coperto nel ventre della collina. In segreto. È il risultato del provvedimento del ministero guidato da Pietro Lunardi.

Della sua esistenza si è appreso soltanto ieri. Altrettanto vale per la sospensione dell’attività investigativa della procura della Repubblica, dove il caso villa Certosa è seguito dal sostituto procuratore Giovanni Porcheddu e dallo stesso Valerio Cicalò, il capo dell’ufficio.

Il decreto sarebbe stato emesso sulla base di una procedura avviata da una richiesta della presidenza del Consiglio. In quelle ore stavano partendo anche gli accertamenti della magistratura, investita del caso anche da un esposto delle associazioni ambientaliste Amici della Terra e Gruppo di intervento giuridico. Ipotesi: abuso edilizio nella fascia di protezione assoluta dei 300 metri dal mare. La Procura aveva emesso un provvedimento di ispezione dei luoghi, affidandolo con discrezione alla capitaneria.

Ora lo stop. Il decreto del ministero delle Infrastrutture classifica le opere di Villa Certosa come relative alla sicurezza nazionale. Il provvedimento, che tra l’altro fa riferimento a norme contenute in varie leggi antiterrorismo, consentirebbe di saltare le autorizzazioni edilizie comunali e regionali.

I lavori alla Certosa sono in corso da tempo. Grandi lavori la cui esistenza è stata rivelata dalla cattedrale di tubi Innocenti comparsa improvvisamente sulle rocce di Punta Lada e da un grosso pontone per lavori marittimi all’opera nelle acque antistanti. Sul fianco della collina, peraltro, erano visibili da chiunque navigasse nel golfo di Marinella diversi mezzi meccanici come escavatori e trivelle. Mezzi che sono stati occultati con un grande telone solo in seguito alla pubblicazione della notizia. Da quel momento, inoltre, l’area è stata isolata da alcune motovedette che tengono alla larga diportisti e pescatori.

Comune di Olbia e Regione hanno detto di non saperne niente né c’è stata alcuna reazione, né ufficiale né ufficiosa, che spiegasse il mistero della Certosa. Il grande cantiere in riva al mare ha comunque provocato reazioni forti. La prima è stata proprio quella degli ambientalisti. L’esposto è stato inviato allo stesso presidente del Consiglio e a due ministri, oltre che alla Regione, con la richiesta di esibire permessi e licenze. Sono state presentate anche diverse interrogazioni parlamentari. Una, dei Democratici di sinistra, firmata dai deputati Francesco Carboni e Pietro Maurandi, altre dei verdi Alfonso Pecoraro Scanio e Mauro Bulgarelli. Interrogazioni anche al presidente della Regione. Il gruppo Ds dice a Italo Masala che le norme di tutela della fascia dei 300 metri non possono essere violate per nessun motivo. Luigi Cogodi, di Rifondazione comunista, ha chiesto di fatto la demolizione delle opere in costruzione a villa Certosa ricordando l’intervento con cui, da assessore regionale all’Urbanistica, fece demolire la villa portorotondina del potente ministro Dc Antonio Gava. Masala gli ha risposto mercoledì in consiglio regionale: «Le leggi regionali in materia di urbanistica non possono essere violate», neppure «in nome di presunti interessi di sicurezza nazionale». Ha assicurato accertamenti da parte degli assessori competenti. Ma c’è lo stop.

Un eremo trasformato in cantiere Non c’è solo il tunnel: intorno, strade sbarrate e sentieri ampliati GIAMPIERO COCCO

PORTO ROTONDO.

Al Bunker della “Certosa” si dovrebbe accedere anche da due stradine realizzate a monte di Punta Lada, la penisola diventata ormai “off limits” per motivi di sicurezza dello Stato.

Dal mare alla montagna, dunque, l’eremo portorotondino del presidente del consiglio dei Ministri si è trasformato in un febbrile e affollatissimo cantiere.

Un eremo che dovrebbe essere pronto ad accogliere, a giugno, il presidente degli Stati Uniti George W. Bush nelle condizioni di massima sicurezza. Per visionare i lavori Silvio Berlusconi vola nell’isola non appena gli impegni di Governo lo consentono. Uno degli accessi a monte è già presidiato dalle forze dell’ordine.

L’altro, quello quasi ultimato, è il preferito da Silvio Berlusconi. Lo scoprì, casualmente, un cronista nell’estate 2003, durante i giorni del vertice smeraldino tra Vladimir Putin e Silvio Berlusconi. Il giornalista, inconsapevolmente, si avventurò su un tratturo di campagna che serpeggiava tra il cisto rinsecchito e la macchia mediterranea che ricopre il promontorio tra Ladunia e Punta Lada. Sul vecchio cancello d’ingresso, realizzato con assi di legno e una rete da pollaio, c’era scritto a mano “F.lli Deiana”.

I vecchi proprietari di buona parte dei terreni di Porto Rotondo.

Fatti pochi passi, resi pesanti da un’afa asfissiante, il sudato cronista venne però bloccato da cinque uomini in minetica blu, cappuccio calato sul volto, giubbotto antiproiettile e mitra. Sbucati dal nulla.

«Questa è zona vietata, non si può passare» dissero gli agenti dell’antiterrorismo dopo aver controllato l’identità dello stupefatto cronista. Primavera 2004.

Quel vecchio tratturo di campagna - utilizzato nell’estate 2003 da Vladimir Putin e Silvio Berlusconi per raggiungere indisturbati i cronisti assiepati all’”Abi D’Oru” per la conferenza stampa -, è diventato una autostrada. Con tanto di bocchette antincendio e predisposizioni per apparecchiature elettroniche di rilevamento. Porta dai confini della proprietà di Silvio Berlusconi ad una scorrevolissima strada asfaltata.

Quella fascia di terreno, che per oltre due anni è stata una servitù di passaggio che il Cavaliere aveva ottenuto dagli eredi Deiana, pare sia ora passata nella disponibilità piena della “Idra spa”, la società immobiliare che gestisce la “Certosa”, la faraonica e multifunzionale villa del presidente del Consiglio dei Ministri.

Sarebbe, quella stradina appena trasformata in una scorrevole strada sterrata, una della quattro uscite di sicurezza dall’immensa proprietà di Berlusconi che una squadra di tecnici e muratori sta approntando al pari della grotta-approdo a prova di bomba in corso di realizzazione sul golfo di “Marinella”. Cercare conferme anche su questo fronte è praticamente impossibile. Il primo degli accessi a monte della “Certosa” è stato blindato dalle forze dell’ordine, mentre quello in questione lo sarà tra breve, il tempo materiale perchè la notizia sia di pubblico dominio.

«Non ci risulta alcuna trattativa con terzi», dice uno degli eredi della famiglia Deiana. Che Silvio Berlusconi fosse da alcuni anni personalmente interessato a quella stradina, necessaria per completare il sistema di sicurezza passiva del compendio della “Certosa”, lo sapevano in pochissimi. Il riserbo è d’obbligo, trattandosi della sicurezza del Premier, dei familiari e dei suoi ospiti.

IL COMMENTO Come un satrapo d’altri tempi SANDRO ROGGIO

C’è un’ appendice sarda nella confusione di ruoli che caratterizza l’ azione di Berlusconi.

La sua villa in Gallura - al centro dell’attenzione per i misteriosi lavori in corso - è da tempo scenario dove privato e pubblico s’intrecciano continuamente.

Le storiche sedi istituzionali della capitale sono sempre più in disuso. Le decisioni che contano sono prese nel mare di Olbia e a palazzo Grazioli a Roma. Come dicono le cronache politiche, omettendo di far notare che la bella casa in via del Plebiscito è la dimora privata del presidente.

Equivoco conveniente per il premier che come il signore degli antichi regimi lascia passare l’idea che tutto avviene sempre sotto i suoi occhi. Che gli ospiti illustri in visita di Stato sono i suoi ospiti. Come quando il potere era amministrato senza e un preciso confine tra dimore private e sedi istituzionali, spesso coincidenti. E il principe era poco propenso a fare e a dire fuori dalle mura domestiche: i palazzi pensati come organismi autosufficienti erano più comodi e sicuri di qualsiasi altro luogo a cui si conferiva qualche valenza pubblica

Le moderne democrazie smettono le antiche consuetudini e si dotano di più sedi ufficiali per accogliere le diverse autorità. Le decisioni che riguardano la collettività è bene siano assunte nei luoghi deputati: non solo per ragioni connesse ad un nuovo ordine politico e protocollare ma diciamo per motivi di stile. Che peraltro gli splendidi palazzi pubblici italiani assicurano.

Ecco l’impressione è che in Italia è che ci sia un ritorno ai comportamenti degli antichi regimi.

A proposito della villa in Sardegna, le cronache recenti, con eloquenti fotografie, raccontano di un poderoso fabbricato realizzato in spregio alle norme urbanistiche, nella fascia di rispetto, a due passi dal mare. Ed è curioso che a distanza di giorni questi lavori siano ancora inspiegati.

Questa inosservanza delle leggi vigenti in Sardegna parrebbe dipendere da superiori ragioni di sicurezza. Che in questa temperie sono irrinunciabili, si capisce. Ma una violazione al paesaggio costiero non era inevitabile. Che appare impertinente, fuori luogo, anche ai più strenui difensori di Berlusconi. Ma non è tanto il danno ambientale che colpisce - grave, ma c’è di peggio nelle coste sarde - quanto l’atto impudente e noncurante di quelle regole valide per tutti, un altro degli indizi della”egocrazia” del premier di cui parla Franco Cordero.

E se si utlizzassero le strutture dello Stato già dotate di adeguati sistemi di sicurezza per gli incontri tra grandi della Terra ? Quanto alla sicurezza delle vacanze, non è immaginabile che ogni alta o piccola carica istituzionale attrezzi la propria abitazione al mare, in montagna in danno del paesaggio (si pensi alla sobria scelta di Ciampi a La Maddalena!).

E ancora: Berlusconi è presidente pro tempore. Non è Cosimo dei Medici che per ragioni di sicurezza - sua e dei suoi discendenti - collegava i suoi palazzi fiorentini vecchi e nuovi con l’elegante corridoio disegnato da Vasari. Senza chiedere il permesso e senza offrire spiegazioni.

Berlusconi - ci auguriamo - è provvisoriamente capo del governo. E dispiace immaginare che quell’ ulteriore danno al paesaggio gallurese possa stare li per sempre. Anche perchè non è, purtroppo, il corridoio vasariano.

Pochi giorni fa: L'ultima spiaggia di Silvio

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