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Relazione: 4. Il progetto di piano
18 Maggio 2004
Relazione: 4. Il pro
Contiene i capitoli: La struttura logica del piano, Le scelte generali e il disegno del piano, L'articolazione delle scelte,

4. Il progetto di piano

La struttura logica del piano

La “forma” del piano

Le scelte sono espresse in alcune tavole di progetto, aventi una precisa portata precettiva, in una serie di norme generali e in una serie di schede normative (raccolte in due appendici) riferite a singole unità di spazio o loro categorie (unità edilizia, ambiti soggetti a pianificazione attuativa di dettaglio). Inoltre, gli elaborati di piano contengono l’indicazione di interventi operativi (progetti) o politiche di settore (in particolar modo per l’agricoltura e le infrastrutture) ritenuti di particolare interesse. Si tratta di indicazioni che normalmente non vengono inserite negli strumenti ordinari della pianificazione urbanistica, ma che si è ritenuto opportuno integrare con gli elaborati formali del piano per una duplice ragione: per accentuare la caratteristica operativa che si è voluto conferire al nuovo Prg di Duino Aurisina - Devin Nabrezina; per evitare che le scelte di settore entrassero in conflitto con le scelte di piano.

Componente strutturale e componente programmatica

Le scelte sono distinte, per le ragioni illustrate nel precedente capitolo 2, in scelte scelte strutturali (che concernono tendenze e prospettive di fondo, e sono pertanto valide a tempo indeterminato) e programmatiche (che, invece, nell’ambito di quelle strutturali, rispondono a esigenze che devono essere soddisfatte subito od operazioni e interventi da considerare prioritari). Questi due ordini di scelte danno luogo a due diverse compnenti del piano, che si troveranno distintamente disciplinate nelle tavole di progetto e nell’apparato normativo.

Nell’ambito della componente strutturale il territorio è articolato in parti diversamente caratterizzate: il territorio non urbano, cioè quelle parti nelle quali il processo di antropizzazione non ha conferito caratteri propriamente “urbani”, ma ha lasciato prevalere l’attesso della natura più o meno trasformata dall’opera e dalle attività dell’uomo; il territorio urbano, caratterizzato invece da una struttura fisica e un’organizzazione funzionale pienamente urbana: sia che si tratti di una urbanizzazione continua e prevalentemente compatta, come nell’area dell’insediamento centrale, sia che si tratti di centri rimasti fortemente collegati alle attività agricole e immersi nella campagna, come i borghi carsici.

Filtro primario per qualsiasi trasformazione di ciascuna porzione del territorio, urbano o non urbano, è costituito dalle limitazioni necessarie in relazione alla situazione del sistema idrogeologico.

L’articolazione del territorio non urbano

Il territorio non urbano è articolato e disciplinato in relazione a diversi aspetti, e a diversi obiettivi.

Una prima articolazione riguarda, sostanzialmente, il territorio come forma e come paesaggio determinato dall’assetto della vegetazione. Da questo punto di vista le “Componenti della morfologia, della vegetazione e del paesaggio” che sono state individuate sono le seguenti:

  1. parti del territorio nelle quali si pone l’obiettivo della tutela della complessità degli ecosistemi naturalistici; si tratta del territorio, che ha come epicentro il complesso del Monte Ermada, ma interessa anche aree verso San Pelagio e verso la costa, nelle quali le associazioni biotiche hanno raggiunto un maggiore equilibrio e nelle quali quindi la tutela della complessità naturalistica, e del paesaggio che essa determina, assume carattere prioritario;
  2. parti del territurio alle quali - in ragione delle loro caratteristiche e della posizione che occupano nel disegno del piano - viene assegnato un ruolo di connessione biologica e funzionale del sistema naturalistico: connessione biologica, nel senso che devono garantire la transizione e il passaggio delle speci, rispettivamente vegetali e animali, e connessione funzionale, nel senso che costituiscono i luoghi dei percorsi per la fruizione ricreativa delle aree naturalistiche;
  3. parti del territorio nelle quali vanno invece privilegiate le utilizzazioni agricole di controllo dei caratteri del paesaggio, e nelle quali quindi gli interventi necessari per l’esercizio delle attività agricole siano progettati e realizzati in modo da garantire la conservazione, il ripristino e la valorizzazione: delle colture tradizionali, delle forme tradizionali di integrazione produttiva tra colture, degli assetti poderali, della viabilità poderale ed interpoderale; della rete dei fossi, dei canali di irrigazione e di scolo, e in generale delle tracce e dei segni sul territorio che testimonino di precedenti assetti morfologici e proprietari;
  4. parti del territorio di preminente interesse agricolo, volte primariamente allo sviluppo delle attivita agricole sia mediante la conferma di quelle esistenti, sia mediante le necessarie trasformazioni colturali e la messa a coltura di terre oggi utilizzate per altri fini.
  5. Una seconda articolazione del territoio non urbano, che interessa in parte i medesimi territori, precisa la disciplina in relazione agli elementi e complessi d’interesse naturalistico. All’interno delle aree a più spiccato carattere naturalistico (quali quelle di cui alle lettere A) e B) del precedente capoverso) è opportuno dare indirizzi e condizioni d’uso e di gestione diversi a secondo che si tratti di rovereto, di bosco ripariale, di vegetazione mediterranea, di pinetae altri boschi, di landa o di prato. La tendenza che la disciplina vuole stimolare è naturalmente la massima tutela, e tendenzialmente l’ampliamento, delle superfici interessate dalle associazioni biotiche di maggior interesse (quale il rovereto) e di quelle che caratterizzano il paesaggio tradizionale del Carso (come la landa).
  6. In tutto il territorio non urbano sono poi presenti altri elementi d’nteresse naturalistico, ugualmente disciplinati in relazione alle trasformazioni fisiche ammissibili e alle utilizzazioni compatibili: si tratta delle doline, delle cavità carsiche, delle cave dismesse, e di alcuni eccezionali complessi vegetazionali e faunistici.

Altri elementi territoriali nelle aree non urbane

Se nel territorio non urbano le caratteristiche naturali sono prevalenti, in alcune sue parti la storia ha prodotto modificazini profonde e ha introdoto elementi di piena artificialità. Si tratta però di elementi che non assumono il carattere peculiarmente urbano (e cioè la ricchezza e organicità dell’infrastrutturazione, la complessità di funzioni, l’articolazione di funzioni e la ricchezza di relazioni). Queste parti del territorio sono state perciò disciplinate in modo specifico.

Esse sono state articolate in due serie di elementie ciascuna serie è caratterizzata da una differente qualità: elementi del sistema insediativo ed elementi d’interesse storico.

Gli elementi del sistema insediativo comprendono una serie di strutture insediative specialistiche (progettate e costruite, cioè, in relazione a una particolare utilizzazione la quale ne ha conformato l’assetto morfologico), volta per volta finalizzate alle attività connesse con l’agricoltura, alle le attività portuali, alla fruizione turistica, alla fruizione turistica all’aperto. Analogo ruolo territoriale, e analoga disciplina, viene riconsciuti alle aree di escavazione in atto e alle aree suscettibili di escavazione.

Tra gli elementi del sistema insediativo si è classificata anche un’ulteriore serie (peraltro limitata) di elementi, a cavallo tra l’”urbano” e il “non urbano”. Si tratta di alcune appendici dell’nsediamento centrale: aree alle quali è difficile attribuire un significato e un ruolo urbano, essendo prive di tutti gli attributi che una città caratterizzano: conglomerati di tipologie edilizie nate per essere collocate isolatamente sul territorio agricolo, e aggregate unicament per ragioni di convenienza economica. Di questi elementi, che si sono definiti strutture insediative periurbane,. si propone il puro e semplice mantenimento.

Altri elementi rilevanti, presenti nel territorio non urbano, sono gli elementi d’interesse storico. Essi comprendono un insieme di edifici, manufatti, complessi nei quali risiede uno degli aspetti essenziali della qualità e della civiltà del territoruio duinese. Finalità dell’accurata individuazione e della disciplina operata con il paino non è solo la loro tutela (che rimane l’esigenza primaria) ma anche quella della loro valorizazione mediante un’attenmta organizzazione della fruizione turistica, ricreativa e culturale.

L’articolazione morfologica delle aree urbane

Il piano attribuisce le aree che compongono il territorio urbano a quattro categorie, distinte in ragione delle caratteristiche dell' organizzazione morfologica, cioè delle caratteristiche riconoscibili e distintive dell'organizzazione territoriale, dell'assetto della rete viaria, dell'impianto fondiario, della configurazione degli isolati e dei lotti. Tali categorie di aree sono le seguenti:

  1. Aree urbane ad organizzazione morfologica complessa, cioè quelle la cui configurazione fisica realizza un modello insediativo di per sé atto ad una marcata compresenza, seppure a diversi livelli di complessità, di pluralità di utilizzazioni, tra le quali, prevalentemente, quella abitativa; tra le aree urbane ad organizzazione morfologica complessa il piano distingue, e distintamente perimetra e disciplina, gli insediamenti urbani storici, altre aree urbane caratterizzate dall'unitarietà del disegno originario e dal suo sostanziale mantenimento, cioè i nuclei originari dei villaggi istriani, e le altre aree urbane ad organizzazione morfologica complessa, definiti addizioni urbane;
  2. Aree urbane ad organizzazione morfologica specialistica, cioè quelle la cui configurazione fisica realizza un complesso di spazi atti ad utilizzazioni specifiche, a loro volta articolate in: aree urbane ad organizzazione morfologica specialistica per la produzione di beni, cioè quelle la cui complessiva configurazione risponde soltanto ad una loro coerente utilizzabilità a fini di produzione di beni, materiali; aree urbane ad organizzazione morfologica specialistica per la produzione di servizi, cioè quelle la cui configurazione risponde soltanto ad una loro coerente utilizzabilità a fini di produzione e/o erogazione di servizi, pubblici e/o privati; aree urbane ad organizzazione morfologica specialistica per la fruizione collettiva, cioè quelle la cui complessiva configurazione risponde soltanto ad una loro coerente utilizzabilità a fini di fruizione collettiva (sport, servizi ecc.).
  3. Le aree urbane a morfologia complessa sono a loro volta articolate in funzione delle differenti caratteristiche qualitative e ai diversi conseguenti obiettivi:
    - gli insediamenti storici comprendono gli originari nuclei (sostanzialmente i borghi carsici) nei quali gli interventi sono orientati alle trasformazioni edilizie nel rispetto delle caratteristiche del tipo cui le singole unità edilizie sono attribuite, secondo regole di trasformazione, definite per ciascun tipo, disciplinate in una serie di schede normative che costituisnono allegato alle Norme, e loro parte integrante;
    - i nuclei originai dei villagi istriani, nei quali le trasformazioni sono orientate a criteri analoghi delle precedenti, ma con una minore necessità di fedeltà alle caratteristiche originarie dei tipi edilizi;
    - le addizioni urbane, comprendenti le parti edificate in discontinuità con le originarie regole insediative, nelle quali quindi sono ammesse più profonde trasformazioni e rielaborazioni delle unità edilizie esistenti;
    - le addizioni urbane contigue a componenti di pregio paesaggistico, analoghe alle precedenti per quanto riguarda l’impianto urbano e le caratteristiche edilizie, ma collocate in relazione a siti e visuali di notevole interesse paesaggistico, e quindi tali da richiedere particolari attenzioni e limitazioni nella ristrutturazione edilizia.

Le modalità d’intervento per le aree urbane

Distinte così le parti del territorio in ragione della loro configurazione morfologica, e del conseguente obiettivo posto alle trasformazioni, il piano le distingue poi ulteriormente a seconda dell’obiettivo che per esse si pone. Le diverse aree urbane vengono perciò distinte in relazione ad una delle seguenti modalità d'intervento:

a) organizzazione morfologica da mantenere, ove è prescritta la conservazione dei connotati concreti della sua attuale organizzazione morfologica, ammettendosi differenti trasformabilità delle singole unità di spazio;

b) organizzazione morfologica suscettibile di ristrutturazione, ove si è possibile, facoltativamente, di riorganizzarel’area secondo un'organizzazione morfologica diversa da quella attuale, un vero e proprio ridisegno, ma sempre conformi alle caratteristiche proprie dell'organizzazione morfologica della categoria di aree alla quale l'area appartiene;

c) organizzazione morfologica da ristrutturare, ove sia prescritto di conferire all'area un'organizzazione morfologica diversa da quelli in essere, ma sempre conformi alle caratteristiche proprie dell'organizzazione morfologica della categoria di aree alla quale l'area considerata attualmente appartiene;

d) organizzazione morfologica da realizzare mediante ristrutturazione, ove si prescrive di conferire, mediante ristrutturazione urbanistica, all'area medesima un'organizzazione morfologica avente connotati concreti non soltanto diversi da quelli in essere, ma anche conformi alle caratteristiche proprie della nuova organizzazione morfologica della categoria di aree alla quale si intende che l'area considerata appartenga in conseguenza delle trasformazioni, diversa dalla categoria di aree alla quale l'area considerata attualmente appartiene;

e) organizzazione morfologica da realizzare mediante nuovo impianto, ove si preveda la realizzazione ex novo dell'area urbana mediante trasformazione di una porzione di territorio attualmente non urbanizzato, conferendole un'organizzazione morfologica conformi alle caratteristiche proprie dell'organizzazione morfologica della categoria di aree alla quale si intende che l'area considerata appartenga in conseguenza delle trasformazioni.

Gli ambiti di progettazione unitaria

Il piano è direttamente operativo per tutte le parti del territorio nelle quali le trasformazioni edilizie devono rispettare le regole costitutive dell’organizzazione urbana (tracciati stradali, organizzazione dei lotti, rapporti tra edificato e scoperto ecc.). Per le parti del territorio urbano nel quale sono invece previste trasformazioni profonde, radicali ristrutturazioni urbanistiche o realizzazione di aree urbane di nuovo impianto, è prescritta la preliminare formazione di uno strumento urbanistico attuativo.

Tali parti sono denominate ambiti, e sono perimetrate e contrasseghnate nelle tavole di piano. Per ciascun ambito è stata formata una scheda, nella quale sono contenute tutte le indicazioni (prescrizioni o direttive) cui ci si dovrà attenere nella redazione del piano attuativo: le utilizzazioni, previste e i reciproci rapporti, le quantità edilizie e le quantità di superfici adibibili ai vari usi, l’organizzazione dell’area e le sue connessioni con le altre parti della città, e tutte le altre prestazioni che l’area, una volta urbanizzata o ri-urbanizzata, deve fornire all’insieme del sistema urbano.

Nelle schede d’ambito sono anche precisate le regole che occorre rispettare negli interventi posti in essere prima della formazione del piano attuativo. Queste sono, in generale, analoghe a quelle vigenti nelle parti del territorio di analoghe caratteristiche non subordinate a strumento urbanistico attuativo.

La componente programmatica

La componente strutturale del piano , come più volte s’è detto, definisce, per ogni unità di spazio, le trasformazioni fisiche ammissibili e le gamme di utilizzazioni compatibili, con validità a tempo indeterminato. All’interno di questa serie di scelte, e di questa gamma di possibilità trasformative, è poi la componente programmatica del piano che definisce, volta per volta, quali di quelle scelte devono divenire operative, in che modo selezionare rispetto alle possibilità trasformative consentite.

Così, ad esempio, è la componente programmatica del piano che stabilisce per quali, dei numerosi ambiti previsti, si debba o si possa formare il relativo piano urbanistico attuativo. E nel caso di piani urbanistici attuativi la cui realizzazione e prevista sia articolata per parti e fasi, è nell’a componente programmatica che si stabilisce quale parte attuare, e quindi autorizzarne i progetti edilizi.

Così, ancora, è la componente programmatica che stabilisce quali, tra le aree utilizzabili per la fruizione colletiva, debbano essere utilizzate per gli standard urbanistici, mediante conferma delle utilizzazioni attuali oppure mediante acquisizione di aree aventi adesso altra utilizzazione. È nell’ambito della componente programmatica che si stende il bilancio degli standard: cioè che si commisura il totale delle aree disponibili per le varie categorie di standard ai carichi urbanistici conseguenti all’attivazione delle scelte di trasformazione.

Così, infine, è la componente progrmmatica che definisce quali sono i progetti di opere pubbliche da progettare e finanziare, quali siano le intese con soggetti diversi da attivare, quali le politiche da promuovere per attuare le previsioni del piano.

Il dimensionamento del piano

Premessa

Il dimensionamento del piano è puntualmente documentato nelle tabelle in appendice alla presente relazione. Qui ci si limita a illustrare i criteri generali assunti e i risultati quantitativi.

Residenza

Per quanto riguarda la residenza si sono distinte due aree: quella costituita dagli edifici esistenti e dalla popolazione e le attività presenti al 1995 (stock esistente), e quella costituita dall’offerta di spazi di nuovo insediamento e dalla domada costituita da stime sul fabbifogno futuro (stock di progetto).

Per lo stock residenziale esistente il mero calcolo quantitativo sembrerebbe indicare che l’attuale rapporto tra alloggi e famiglie sia adeguato, nel senso che non si manifesta né un deficit di domanda né un deficit di offerta. Il calcolo rivela infatti un sostanziale equilibrio quantitativo delle abitazioni rispetto alle famiglie attualmente insediate: a 3614 abitazioni corrispondono 3591 famiglie. In realtà una certa quota di abitazioni è inoccupata (342). Inoltre le dimensioni familiari, mentre non sempre corrispondono alle dimensioni degli alloggi, tendono a decrescere: si manifesta perciò una domanda insoddisfatta, derivante dalla necessità di migliorare la situazione abitativa e dalla suddivisione dei nuclei familiari. La domanda attuale non soddisfatta dall’offerta attuale (fabbisogno pregresso) è stata stimata in 250 abitazioni circa. Le dinamiche della popolazione e dei nuclei familiari portano ad individuare un fabbisogno aggiuntivo, pari a 330 abitazioni circa. Il totale della non soddisfatta dall’attuale offerta insoddisfatta è quindi pari a circa 580 abitazioni.

Sottese alla stima quantitativa assunta sono due ipotesi-obiettivo: che le famiglie tendano a migliorare il proprio standard abitativo, utilizzando tendenzialmente abitazioni di maggiori dimensioni; che le famiglie tendano ad occupare preferibilmente le abitazioni che via via si vuotano.

Una parte di questa domanda ha già trovato risposta nelle abitazioni realizzate nell’ultimo quinquennio, pari a 210 unità circa. Il Prg deve quindi fornire un’offerta aggiuntiva di circa 370 abitazioni. Tale quantità è soddisfatta dal progetto di Prg attraverso un’offerta programmata, la quale comprende sia l’utilizzazione dei lotti edificabili puntualmente individuati (pari a 180 abitazioni circa), sia l’attuazione di nuove urbanizzazioni negli ambiti individuati dal Prg (pari a 190 abitazioni circa).

Va infine rilevato che all’offerta aggiuntiva come sopra determinata si aggiunge di fatto quella costituita dalle possibilità (offerte dal piano) di ampliamento delle singole unità edilizie esistenti. Questa quota (pari a 410 abitazioni circa) non è stata computata ai fini del bilancio tra domanda e offerta di abitazioni, ma se ne è tenuto conto per determinare il massimo carico urbanistico, e quindi per verificare il rispetto degli standard di spazi pubblici e d’uso pubblico.

Le attività produttive

Analoghi criteri sono stati seguiti per dimensionare l’offerta aggiuntiva di spazi per le attività produttive. Sono state individuate due componenti del fabbisogno per le attività manifatturiere industriali e artigianali, relative alla razionalizzazione delle attività esistenti, pari a 3.700 mq circa di superficie coperta, e alla crescita e alo sviluppo del settore, pari a 12.300 mq, per un totale complessivo di circa 16.000 mq.

A questa domanda il Prg fornisce un’offerta di circa 20.000 mq di superficie coperta, interamente costituita da ambiti che confermano scelte del Prg vigente, coperte da strumenti attuativi già approvati.

Gli spazi pubblici e d’uso pubblico

Gli spazi pubblici e d’uso pubblico necessari in relazione al massimo dei carichi urbanistici derivanti dall’utilizzazione piena delle possibilità offerte dal progetto di Prg sono pari complessivamente a 250.372, corrispondenti a un carico urbanistico di 10.739 abitanti.

Ad essi corrisponde un’offerta corrispondente a 342 mila mq circa, di cui 156 mila circa corrispondenti ad aree già utilizzate per gli specifici usi previsti e 186 mila circa di nuova previsione.

Le aree di nuova previsione sono state individuate e localizzate in relazione a tre ordini di esigenze: distribuire sul territorio le aree in relazione alla distribuzione delle popolazione, per migliorarne l’accessibilità; equilibrare le dotazioni in relazione alle diverse categorie di standard preiste lalle norme regionali; inserirsi nel disegno complessivo della riorganizzazione dell’insediamento.

Per quanto riguarda il riequilbrio tra le categorie di stadard va osservato che le dotazioni attuali rivelano una carenza molto forte per i parcheggi e il verde. Date le scarse disponibilità finanziarie del Comune si è massimizzata la quota di standard a carico delle trasformazioni promosse da operatori privati, ponendo a carico di ciascun ambito una quantità più che proporzionale al carico insediativo del singolo ambito.

Le scelte generali e il disegno del piano

Due sistemi territoriali

Le caratteristiche del territorio e della dinamica, naturale e antropica, che su di esso si svolge ha indotto ad articolare le scelte di piano attorno a due grandi sistemi, certamente intrecciati tra loro ma ciascuno dotato di problemi, esigenze e prospettive sostanzialmente diversi: il territorio urbano e quello extraurbano.

Mentre per il territorio urbano il problema emergente è apparso quello costituito dal sistema insediativo costiero (da Duino ad Aurisina, con i prolungamenti di San Giovanni - Villaggio del Pescatore e Santa Croce), dal suo disordine tedenziale, dal rapporto conflittuale con le arterie stradali e ferrociarie, per il territorio exraurbano il problema emergente è apparso quello del tendenziale deperimento del rapporto tra le potenzialità dell’agricoltura e del paesaggio, naturale e antropico, rinvenibili sia nella situazione attuale sia nel suo processo di formazione storica, e i processi di trasformazione in atto negli anni recenti (ma come proiezione di una evoluzione secolare).

Le scelte per il sistema centrale e la costa

L’obiettivo di fondo per il sistema insediativo centrale è di conferire una individualità a ciascuno degli insediamenti che lo compongono, integrandoli tra loro e con le restanti parti dell’organizzazione territoriale. Ostacola il raggiungimento di questo obiettivo l’attuale rapporto tra i tessuti edilizi e le infrastrutture stradali che li attraversano. Per raggiungere quell’obiettivo le scelte di fondo che il piano propone sono le seguenti:

  1. Rigoroso contenimento dell’edificazione lungo la direttrice costiera, interrompendo la continuità edilizia tra i diversi centri con l’interposizione di ampi spazi da mantenere liberi da edifici e adbiti a utilizzazioni che consentano un elevato cntrollo paesaggistico. Organizzazione, insomma, della fascia lingo la strade statale e provinciale come un alternarsi di “pieni” e di “vuoti”.
  2. Riprogettazione dell’infrastruttura stradale centrale (statale + provinciale) al fine di rallentarne il percorso, di distingere i segmenti che attraversano i “pieni” dagli altri, di ridisegnare la carreggiata e le fasce ad essa contigue - nei segmenti corrispondenti ai “pieni” - per costituirne una sorta di Main Street dei centri attraversati, l’interposizione di una serie di piccole rotatorie in corrispondenza dell’ingresso (da entrambe le direzioni) di ciascuno dei centri.
  3. Individuazione di aree, poste preferibilmente nella direzione perpendicolare alla linea costiera, nelle quali collocare le urbanizzazioni di nuovo impianto per la residenza e i servizi, e per le altre necessità emerse.
  4. Ridisegno di alcuni svincoli di connessione con l’autostrada, al fine di stimolare l’utilizzazione di quest’ultima per tutti i traffici diversi da quelli tra i singoli centri, e riorganizzazione delle stazioni ferroviarie in vista di una utilizzazione di tipo metropolitano di quest’ultima, almeno nei periodi di punta delle frequenze turistiche.
  5. Individuazione di percorsi pedonali e ciclabili di connessione tra i diversi centri e d’integrazione tra questi e le aree di maggior interesse paesaggistico e ambientale. In questo senso, se la strada statale + provinciale assume il ruolo di “centro dei centri urbani”, il Sentiero di Rilke, con la sua proiezione nel Sentiero di Kugy, assume il ruolo di asse delle qualità ambientali, naturali e storiche ed urbane ed extraurbane.

Le scelte per il sistema extraurbano ed i borghi carsici

L’obiettivo di fondo per il territorio extraurbano è quello di valorizzare, nella misura maggiore possibile, ricchissime risorse culturali, naturali ed economiche, invertendo il processo di degrado territoriale avvenuto a partire dal secolo scorso e, in modo più accentuato, negli ultimi decenni. Per raggiungere questo obiettivo una politica meramente di vincolo è assolutamente inefficace. Basta pensare che anche se si lasciasse piena libertà all’azione spontanea degli agenti naturali, impedendo ogni intervento antropico, l’evoluzione naturale in atto è tale da provocare la definitiva scomparsa del residuo paesaggio carsico, l’eliminazione di molte specie autoctone esistenti e, in definitiva, una perdita d’identità. Ugualmente accadrebbe se si mancasse di governare le attività agricole e turistiche che pure sono, di per sé, le più congeniali con l’esigenza di valorizzare le risorse presenti.

Per raggiungere l’obiettivo suddetto le scelte di fondo che il progetto di Prg propone sono le seguenti:

  1. Utilizzazione dell’attività edilizia esclusivamente per la manutenzione e il recupero dell’edilizia e dei centri esistenti, con l’esclusione di ogni ulteriore edificazione in tutte le zone esterne ai borghi e alle loro limitate espansioni, con la sola eccezione di modesti ampliamenti delle costruzioni esistenti.
  2. Ampliamento delle aree adibite alle attività agricole, mediante l’individuazione dei terreni più idonei, generalmente in prossimità dei borghi, sia in funzione di un aumento della produzione agricola qualificata sia ai fini della permanenza degli elementi tipici del paesaggio del Carso. Di conseguenza, definizione di una normativa volta a garantire l’impiego dei metodi, delle tecniche e dei materiali tipici del paesaggio agrario carsolino.
  3. Tutela dei sistemi naturalistici di maggiore pregio, anche mediante prescrizioni per la gestione del patrimonio naturale, e salvaguardia del paesaggio tipico del carso nella sua componente storicamente di maggior estensione (la landa), anche mediante il disincentivo all’espansione del bosco.
  4. Rigorosa tutela del patrimonio insediativo costituito dai borghi del Carso, mediante la rigorosa tutela delle caratteristiche tipologiche e costruttive del patrimonio edilizio esistente e la riproposizione dei modelli tipologici e costruttivi storici all’edificazione nei lotti di nuovo impianto. Dove possibile, individuazione per ogni borgo di una specifica funzione, capace di caratterizzarne l’identità.
  5. Inquadramento e promozione della formazione di una rete di percorsi turistici e ricreativi, tendenzialmente proiettati oltre i confini comunali e statali, che colleghi e consenta la fruizione integrata di tutti gli elementi rilevanti del patrimonio culturale, sia naturale che storico: borghi, castellieri, trincee, aree archeologiche, grotte, abbeveratoi, boschi e radure, emergenze naturalistiche ecc.

Oltre la pianificazione urbanistica

E’ opportuno inserire, in questo punto dell’illustrazione del progetto di Prg, una considerazione di carattere generale. La pianificazione urbanistica deve necessariamente farsi carico di un complessivo “progetto”, tendente a definire un assetto del territorio consistentemente diverso sia da quello attuale sia da quello che si concreterebbe se le tendenze evolutive venissero lasciate alla loro spontaneità. Tale “progetto” (i cui contenuti sono delineati nei due precedenti paragrafi) costituisce la necessaria cornice del Piano regolatore: non può però essergli interamente affidato.

Il Prg, in altri termini, non è da solo in grado di raggiungere l’insieme dei risultati desiderati. Esso può fornire un insieme di proposte, un sistema di tutele e di regole per le trasformazioni fisiche e funzionali che è la premessa dell’azione di valorizzazione. Quest’ultima deve essere perseguita, al di là del piano regolatore, attraverso idonee politiche volte al coordinamento di enti appartenenti a diversi livelli di governo, alla promozione di accordi e intese tra soggetti pubblici e privati, alla definizione di progetti operativi nei vari settori d’intervento, alla cattura dei flussi d’investimento nazionali ed europei. Su tratta di un insieme di azioni che ha nel Prg la sua radice e la sua premessa, ma che deve svilupparsi al di là dei limiti, temporali e disciplinari, della pianificazione urbanistica.

L’articolazione delle scelte

Premessa

Nei precedenti paragrafi si sono delineate le scelte generali che il progetto di Prg propone per il territorio comunale. Nei paragrafi che seguono si precisano, per alcuni dei centri principali, le più specifiche scelte proposte. Per quanto riguarda gli ambiti di progettazione unitaria e quelli relativi alle sistemazioni pubbliche si rinvia comunque alle più ampie indicazioni contenute nelle schede normative.

S. Giovanni

La qualità dell’insediamento di S.Giovanni è legata alla sua relazione con le foci del Timavo e, più in generale, ai beni culturali e naturali che lo circondano. Occorre perciò in primo luogo migliorare l’affaccio del paese verso l’area delle foci e collegare il centro storico, corrispondente in larga misura all’area delle due chiese, con il futuro parco.

Data l’esiguità dell’agglomerato e la vicinanza con l’autostrada e la strada statale si propone di non potenziare il borgo, consentendo in linea di massima solamente leggeri incrementi della volumetria esistente, senza individuare aree di nuovo impianto.

Per l’area immediatamente a ridosso delle foci sono previste particolari limitazioni alle trasformazioni per tutelare il corso sotterraneo del Timavo, così come indidviduato dalle analisi geologiche.

Sono previsti due ambiti di progettazione unitaria:

Il primo ( S.Giovanni - Foci del Timavo) è finalizzato alla reazione di un parco naturalistico-archeologico che ricomprenda l’area tra S.Giovanni e il Villaggio del Pescatore. Direttive per la redazione del piano dell’ambito sono: il recupero della viabilità e della sentieristica a servizio del parco; l’organizzazione degli accessi verso la strada statale 14; il collegamento con l’insediamento storico di S.Giovanni e con l’area archeologica del Randaccio e della grotta del Mitreo; l’individuazione di uno o più edifici da adibire a centro informazioni e servizi del parco e a luogo per esposizioni, da individuare con preferenza nelle vicinanze dell’abitato di S.Giovanni; la concentrazione delle attività ricettive e a servizio della fruizione collettiva nel Villaggio del Pescatore; la creazione di un itinerario acqueo dal villaggio alle foci; il miglioramento dell’accessibilità all’area archeologica dell’acquedotto Randaccio e

Il secondo ambito (S. Giovanni - Cartiera del Timavo) si riferisce alle operazioni di eventuale ristrutturazione o ampliamento della cartiera, che dovranno essere subordinate alla preventiva realizzazione di una schermatura consistente delle strutture edificate della cartiera e di ulteriori opere in funzione del parco ubicate nell’area ad esso contigua, qualora ne emerga la necessità nell’ambito degli studi per la realizzazione del parco del Timavo.

Villaggio del Pescatore

I problemi attuali del Villaggio del pescatore derivano in larga misura dalla commistione fra le principali funzioni attualmente presenti (residenza, produzione, turismo e diporto). Essi possono trovare soluzione solamente specializzando le diverse porzioni del territorio a ciacuna di queste funzioni e concentrando i momenti di integrazione in luoghi appositamente organizzati, quali il lungomare (turismo e ricettività + servizi alle famiglie) o la strada di accesso (funzioni di commercio dei prodotti della pesca e di servizio alla nautica).

Data l’esiguità dell’agglomerato si propone di non potenziare il borgo, consentendo, in linea di massima, solamente leggeri incrementi della volumetria, senza individuare aree di nuovo impianto. Per l’area di primo impianto si prevede il mantenimento della organizzazione viaria e degli attuali rapporti di volumetria e copertura. Per l’area produttiva si prevede un ampliamento in direzione della cava della Cernizza. Per l’area sportiva del mazzuoli si prevede la conferma e l’estensione anche alla seconda isola.

Duino

La risorsa principale del borgo di Duino risiede nella qualità dell’insediamento storico, dovuta sia alla bellezza delle strutture edilizie che al rapporto fra queste e il mare, e nella presenza di alcuni operatori privilegiati, in particolare del Collegio del Mondo Unito. E’ nella sinergia fra questi due elementi che deve essere individuata la chiave per la riqualificazione degli spazi pubblici del borgo.

Il carattere compatto del borgo suggerisce, quale opzione preferenziale, il completamento dell’insediamento, anche attraverso l’urbanizzazione delle aree vuote più consistenti e la riorganizzazione degli spazi pubblici lungo le strade che convergono nella piazzetta centrale.

Per le aree residenziali che sono affacciate direttamente sul mare le trasformazioni e le utilizzazioni sono subordinate alle esigenze di tutela delle caratteristiche del paesaggio e dell’ambiente naturale e perciò, oltre a limitare fortemente aumenti dei volumi e dei rapporti di copertura, sono dettate puntuali disposizioni relative all’assetto degli edifici, degli spazi scoperti, delle recinzioni e degli altri manufatti edilizi.

Per le rimanenti aree si persegue l’obbiettivo di un sostanziale mantenimento dell’assetto attuale, puntando ad una riqualificazione degli spazi pubblici e ad un incremento della dotazione di servizi.

Sono previsti alcuni ambiti di progettazione unitaria . Nell’area Duino - Mitreo si prevede la realizzazione di una piccola area residenziale che contribuisca alla dotazione di verde pubblico della parte superiore dell’abitato, e la costituzione di un’adeguato sistema di collegamenti pedonali e ciclabili con le aree adiacenti. Nell’area prossima allo svincolo tra l’autostrada A4 e la strada statale 14 si prevede la localizzazione di funzioni non residenziali anche tali da generare traffico e/o impatto ambientale elevato, pervia una definizione soddisfacente del sistema di accessi e di parcheggi direttamente affacciato sulla ss 14

Si prevedono inoltre alcuni progetti di sistemazione complessiva a Duino centro (sistemazione della piazzetta centrale; sistemazione dei percorsi pedonali verso il porticciolo, il bosco della Cernizza, l’ingresso al sentiero Rilke; estensione del sentiero verso il castello e il centro del paese; ridisegno della sezione delle strade di attraversamento del centro; creazione di un piccolo giardino pubblico e di una struttura aperta tipo circolo). Le opere previste vanno attuate in accordo con il programma di potenziamento del Collegio del Mondo Unito

Sistiana - Visogliano - Borgo S.Mauro

I tre centri costituiscono ora un’unica unità insediativa, dal carattere assai discontinuo. L’obiettivo è quello di conferire organicità e unitarietà al sistema. Si ritiene individua nel centro di Sistiana e nell’asse fra questo e la stazione, l’elemento ordinatore sul quale concentrare le aree di trasformazione e di nuovo impianto. La mancanza di un sistema efficiente di collegamenti fra le tre parti di Sistiana costituisce l’elemento di maggiore ostacolo e pertanto ciascuna delle trasformazioni previste deve contribuire alla creazione di un efficiente sistema di percorsi e aree di usi pubblico.

La posizione marginale del centro di Visogliano e la sua collocazione esterna rispetto ai limiti che le infrastrutture ferroviarie e autostradali definiscono per l’insediamento centrale suggeriscono di non prevedere aree di nuovo impianto.

La posizione di Borgo S.Mauro, racchiusa all’interno del sistema infrastrutturale, impediscono di fatto la previsione di aree di nuovo impianto. Per il nucleo originario si prevede il mantenimento della organizzazione viaria e degli attuali rapporti di volumetria e copertura.

Il carattere estremamente frammentario dell’edificazione dell’insediamento alle spalle di Sistiana, la vicinanza con la stazione e con l’area di concentrazione dei servizi e delle attività commerciali suggeriscono di prevedere il completamento e la ricucitura di questa parte della trama urbana, e di richiedere, quale opere di urbanizzazione secondaria, il miglioramento dei collegamenti tra la Stazione e il centro urbano e degli attraversamenti dell’autostrada e della ferrovia.

Per le aree residenziali situate tra la strada statale 14 e il mare le trasformazioni e le utilizzazioni sono subordinate alle esigenze di tutela delle caratteristiche del paesaggio e dell’ambiente naturale e perciò, oltre ad escludere aumenti volumetrici e del rapporto di copertura, sono dettate puntuali disposizioni relative all’assetto degli edifici, degli spazi scoperti, delle recinzioni e degli altri manufatti edilizi.

Particolare rilievo, nella riorganizzazione del sistema insediativo Sistiana - Visogliano - San Mauro (e dell’intero assetto dell’insediamento centrale) assume la realizzazione del previsto insediamento ruristico e balneare di Baia Sistiana, per il quale è definito uno specifico ambito di progettazione unitaria. La vicenda pregressa è nota: essa è del resto puntualmente descritta nel Documento preliminare, al quale si rinvia). Le scelte che si sono definite nell’ambito del progetto di Prg, puntualmente descritte nella relativa scheda d’ambito, vogliono raggiungere una molteplicità di obiettivi:

  1. salvaguardare al massimo le qualità ambientali presenti nella baia, riducendo le volumetrie previste dal vigente Prg e localizzandole trasversalmente rispetto alla linea di costa, si’ da intervallare le costruzioni con ampie zone di verde e di servizi in superficie;
  2. realizzare nella cava un intervento di nuovo impianto di consistenti dimensioni, ma ridotto rispetto alle precedenti previsioni, compatto, localizzato secondo uno schema a gradoni, alimentato da un persorso carrabile di servizio collocato verso monte;
  3. rimodellare la linea di costa in corrispondenza della cava, per migliorare l’assetto paesaggistico e le condizioni climatiche, realizzandovi un approdo turistico di modeste dimensioni;
  4. razionalizzare l’attuale darsena in baia, senza aumentare se non in quantità marginale i posti barca, e dotarla dei necessari servizi a terra; nell’ambito del nuovo intervento individuare anche una sede alternativa alle società sportive:
  5. lasciare massimamente libero per i percorsi pedonali e per la balneazione, oltre che per il servizio e l’accesso alle darsene, la linea di costa, mediante la realizzazione di un sistema di accessi basato sulla costruzione di tre ascensori subverticali, i cui accessi a monte sono localizzati uno in corrispondenza dell’attuale campeggio (da convertire in parcheggio) e due in corrispondenza dell’area pianeggiante sita tra la baia e la cava, in corrispondenza con il centro si Sistiana;
  6. sistemare lo svincolo fra la statale e la strada di accesso alla Baia, tenendo conto dell’esistenza del principale accesso al sentiero Rilke, del suo necessario collegamento con percorsi in quota e verso mare e del possibile utilizzo da parte di un numero più elevato di fruitori dell’edificio adiacente all’ingresso del sentiero.
  7. progettare l’area dell’altopiano come la cerniera funzionale e paesaggistica con il centro di Sistiana, prevedendo in essa un parco pubblico avente un carattere più urbano verso il centro di Sistiana e più naturale verso Villa Diana, la sistemazione dello svincolo fra la strada statale 14 e la strada provinciale 1 con realizzazione dell’accesso al parcheggio di servizio alla stazione alta degli ascensori
  8. Si prevede la suddivisione dell’ambito in sub-ambiti (Baia di Sistiana, Villa Diana, Altopiano, Cava) per ciascuno dei quali sono dettate specifiche disposizioni, fermo restando l’obbligo dela redazione di un unico strumento urbanistico attuativo a carattere unitario.
  9. Altri ambiti di progettazione unitaria rilevanti per la riorganizzazione del centro di Sistiana . Visogliano - San Mauro riguardano
  1. L’area a monte di Sistiana, dove si prevede il completamento dell’edificazione attraverso la previsione unitaria di un piccolo insediamento a carattere residenziale e la realizzazione di un adeguato sistema di collegamenti imperniato sulle strade interne del centro di Sistiana, non essendo proponibile un rafforzamento delle intersezioni esistenti con la ss14, né la creazione di un ulteriore accesso carrabile.
  2. L’area dello svincolo tra l’autostrada e la strada provinciale 1, che presenta un elevato livello di accessibilità rispetto al sistema autostradale, tale da rendere necessario ripensare completamente l’organizzazione della viabilità e degli spazi pubblici per garantirne uno sfruttamento più razionale; l’ operazione può comportare un limitato ampliamento dell’area per la produzione di beni. Le aree verdi devono essere collocate in adiacenza all’area residenziale esistente e contribuire alla sua protezione e riqualificazione.
  3. L’area compresa tra Sistiana e Visogliano Stazione, dove la previsione di una nuova area residenziale e la conferma delle aree attualmente edificabili sono subordinate alle condizioni della verifica delle quantità complessive nell’ambito del bilancio fra il fabbisogno ipotizzato e l’offerta complessiva del Prg e al - ripensamento radicale dell’organizzazione interna delle aree da confermare, al fine di riqualificare gli spazi pubblici attestati in affaccio alla stazione e lungo la strada di collegamento verso Sistiana.
  4. Sono previsti inoltre progetti di sistemazione complessiva per l’organizzazione dei percorsi, degli ingressi al sentiero Rilke, degli affacci sul mare, degli accessi ai percorsi pedonali di collegamento con la costa, di un percorso ciclopedonale a servizio dell’insediamento e di collegamento in quota fra il sentiero Rilke e l’itinerario Kugy in accordo con le previsioni dell’ambito di Sistiana mare; per il ridisegno della carreggiata della strada statale14 nel tratto centrale di Sistiana e una sua riorganizzazione che favorisca: la sosta, la circolazione pedonale, l’attraversamento; per la sistemazione a verde della dolina profonda alle spalle del centro; per il collegamento e riqualificazione del primo tratto della strada per Visogliano

Aurisina

Il centro di Aurisina si compone di tre nuclei fusi fra loro: Cave, Borgo e Stazione. L’estrema frammentarietà dell’abitato impone di impedire ogni sua ulteriore espansione lineare lungo le direttrici verso Trieste, Sistiana e S.Pelagio e di riorganizzare l’insediamento al suo interno. Il vecchio tracciato della strada provinciale e le piazze di Aurisina Cave, ad un estremo, e di Aurisina Borgo, a quello opposto, sono gli elementi ordinatori dell’organizzazione urbana. Spazi pubblici, aree verdi e completamenti residenziali sono perciò collocati in stretta relazione con questa spina centrale, per la quale si prevede un ridisegno dello spazio pubblico. Diventa fondamentale, per questo obbiettivo, la realizzazione di un attraversamento (sottopasso) pedonale alla ferrovia, lungo il vecchio tracciato della strada provinciale 1.

Tra gli ambiti di progettazione unitaria e i progetti di sistemazione complessivaprevisti si segnalano:

  1. Aurisina Cave: nuova zona artigianale. Si propone la conferma dell’area artigianale già prevista e pianificata, dettando norme sull’altezza massima dei manufatti edilizie prescrivendo la continuità dei percorsi pedonali lungo l’itinerario Kugy.
  2. Aurisina Centro: zona palestra-scuola media. Si propone la creazione di un’area a verde pubblico nella zona circostante l’attuale palestra. L’esclusione dalla edificazione è motivata dalla presenza di un terreno di riempimento di una vecchia cava. La prosecuzione dell’attività estrattiva è da evitare per problemi dovuti alla scarsa accessibilità dell’area e alla vicinanza con il centro urbano.
  3. Aurisina Centro: zona residenziale. Si prevede la ceazione di una piccola area residenziale che contribuisca alla dotazione di verde pubblico della parte superiore dell’abitato, e la formazione di un’adeguato sistema di collegamenti pedonali e ciclabili con le aree adiacenti
  4. Aurisina Stazione: area della vecchia stazione. Si prevede la ristrutturazione urbanistica dell’area, con mantenimento degli edifici esistenti attraverso un progetto unitario, da realizzare nell’ipotesi di un potenziamento dell’itinerario Trieste-Postumia e di una rifunzionalizzazione della stazione.
  5. Aurisina centro: sistema degli spazi pubblici. Si prevede il ridisegno degli spazi pubblici lungo il vecchio itinerario della strada porovinciale 1 , la definizione dei punti di attraversamento con lanuova provinciale, la progettazione della piazza centrale di Aurisina borgo, la riqualificazione dell’itinerario all’interno di Aurisina Cave, la sistemazione della piazzetta antistante la stazione di Bivio, la creazione dei percorsi di collegamento con le strutture di interesse pubblico
  6. Aurisina - Monte Berciza: itinerario Kugy. Si prevede l’individuazione dei punti attrezzati per la sosta, degli accessi al sentiero, dei parcheggi di servizio, da localizzare in adiacenza al centro urbano, dei collegamenti con la costa, degli attraversamenti con le infrastrutture stradali e ferroviarie, degli eventuali edifici di servizio da utilizzare.
  7. I borghi

I progetti che riguardano i borghi carsici hanno per oggetto la trasformazione e riqualificazione degli spazi pubblici, in particolare di quelli posti all’ingresso di San Pelagio e Prepotto e della piazza centrale di Malchina. Per essi si prevede una trasformazione dell’assetto delle pavimentazioni, dell’arredo urbano, della segnaletica, delle attrezzature di supporto alle fermate dei mezzi pubblici; in buona sostanza si prevede un vero e proprio restyling dell’immagine.

Accanto a queste trasformazioni, nell’ambito di progetti di sistemazione riferiti a ciascuno dei tre borghi sopra ricordati, è previsto il recupero degli edifici pubblici parzialemnte o totalmente dismessi collegati agli spazi da riqualificare. Le opzioni che si intendono privilegiare sono quelle legate alla fruizione collettiva del Carso; per Malchina in particolare, la consistenza degli edifici (le due caserme, l’ex scuola e l’edificio comunale sulla piazza) consente di ipotizzare una concentrazione di funzioni (ricettive, informative, direzionali) che possono conferire al borgo una sorta di specializzazione nei confronti del futuro parco del Carso.

Per Medeazza, Slivia e Ceroglie il Prg prevede la conferma del vincolo ad utilizzazione pubblica degli edifici pubblici presenti e non più utilizzati (in genere uno per borgo), consentendo l’attivazione di nuove utilizzazioni legate alla vita associativa degli abitanti o al servizio dei fruitori del territorio carsolino.

Infine, ciascuno dei borghi è interessato da progetti per la fruizione collettiva che mirano alla valorizzazione delle risorse culturali e naturali presenti; in particolare è prevista la realizzazione di una rete di percorsi che, facendo perno sui borghi, colleghino fra loro le aree e gli elementi di maggior pregio naturalistico e culturale, attraverso percorsi appositamente attrezzati. Sono inseriti in questi progetti sia gli itinerari che collegano i borghi del carso italiano a quelli in territorio sloveno, sia gli itinerari che consentono di attraversare l’altopiano e di connetterlo con la costa e con l’itinerario di crinale che si snoda fra le foci del Timavo e Santa Croce.

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