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Alessandro Mantovani
Villa Certosa, il governo sfida le camere
27 Gennaio 2005
Sardegna
In un clima da Helzapoppin continua il nasconderello di Berlusconi e della sua villa in Sardegna. Sfdida anche il Parlamento. Da il manifesto del 27 gennaio 2005

Un conflitto istituzionale su Villa Certosa era già aperto. E' quello tra la procura di Tempio Pausania, che indaga su eventuali abusi edilizi e reati ambientali nella residenza estiva di Berlusconi, e la presidenza del consiglio dei ministri, che per impedire un'ispezione del corpo forestale delegato dal pm ha opposto formalmente il segreto di stato. Dovrà occuparsene la corte costituzionale davanti alla quale, con ricorso depositato il 15 gennaio, la procura di Tempio ha sollevato per l'appunto un conflitto d'attribuzione tra poteri dello stato. Ma ora il segreto raddoppia: il comitato di controllo sui servizi segreti (Copaco), secondo le destre al governo, non può neanche conoscere i decreti firmati il 6 maggio dal ministro dell'interno Giuseppe Pisanu che giustificherebbero l'opposizione del segreto, confermata il 23 dicembre ai magistrati da una notarella di Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega per i servizi segreti. E' un fatto senza precedenti. Dal `77, anno della legge 801 che riformò i servizi, il segreto di stato è stato opposto soltanto dieci volte e sempre su questioni di rilievo, dalle vicende dell'Eni ai traffici con il Medio Oriente e alle stragi. E il comitato, che comunque non potrebbe togliere il segreto ma solo riferire al parlamento che lo ritiene illegittimo (purché deliberi a maggioranza assoluta, almeno cinque su otto), non ha mai censurato i governi.

Nella documentazione fornita al Copaco, che ieri ha discusso di Villa Certosa, i decreti non ci sono. Gli esponenti dell'opposizione, perciò, l'hanno fatto notare, proponendo una formale richiesta a Palazzo Chigi. I quattro che rappresentano il Polo, però, si erano presentati agguerritissimi: no e poi no, nessuna richiesta di documenti, hanno risposto Pierfrancesco Gamba di An e Pasquale Giuliano di Forza Italia. Insieme a Fabrizio Cicchitto, vicecordinatore di FI, non sembrano riconoscono alcun ruolo al comitato. Ancora ieri sera sostenevano di non capire la polemica: «Il segreto di stato è fondato, altri documenti non aggiungerebbero nulla - ribadivano Cicchitto e soci -Villa Certosa è una dimora abituale del premier e va protetta dal terrorismo. Nessuna procura può far saltare il piano di sicurezza, noi non siamo comandati dalle procure». Massimo Brutti, Ds, non è d'accordo: «Si crea un precedente pericoloso in termini di limitazione dei poteri del comitato, in futuro potrà accadere anche su questioni più delicate. Intendiamo comunque verificare se, come dichiarato dal sottosegretario Letta, la residenza usata per le vacanze dal premier possa essere validamente sede alternativa di governo, idonea a garantirne la continuità nei momenti di pericolo». Gigi Malabarba, capogruppo di Rifondazione in senato e membro del Copaco, aggiunge: «Si vuole garantire in ogni occasione l'impunità del premier, in questo caso attraverso una sorta di extraterritorialità per la sede di vacanze».

Il comitato è paritetico, quattro posti alla maggioranza e quattro all'opposizione, compreso il presidente Enzo Bianco della Margherita, ex ministro dell'interno dell'Ulivo, che in genere si sbilancia poco ma stavolta vuole andare fino in fondo. I documenti li chiederà da solo, ha annunciato: vedremo se Berlusconi e Letta li negheranno di nuovo. In 27 anni il Copaco non si era mai diviso a metà, al massimo c'era stata una spaccatura tre contro cinque nell'85 sul segreto opposto dal Sismi e da Bettino Craxi sull'intrigo tra servizi, P2 e terroristi neri che stava bloccando le indagini sulla strage del treno Italicus (1974): il governo la spuntò anche quella volta, solo dieci anni dopo si potè accedere ai documenti, ma Craxi dovette andare di persona a dare spiegazioni al comitato. Qui, invece, pur trattandosi di lavori in corso in una villa privata, ai parlamentari non arrivano neanche gli atti del governo, peraltro classificati al livello «segreto» (neppure «segretissimo» come tanti altri atti che arrivano al Copaco) e già mostrati, purché non facessero copie, ai pm sardi. La residenza berlusconiana, del resto, compare anche in decine di foto pubblicate in un libro in commercio, Ville esclusive & Resorts (Archideos Milano) dedicato all'opera dell'architetto Gianni Gaimondi, quindi è persino bizzarro che il decreto di Pisanu abbia bloccato i fotografi del corpo forestale «allo scopo di preservare la conoscibilità dei luoghi».

Il ricorso dei magistrati alla corte, sottoscritto dai professori Alessandro Pace e Pietro Ciarlo, solleva anche quest'ultima obiezione. E soprattutto osserva che il segreto di stato può essere opposto a testimonianze e sequestri di atti ma non alle ispezioni, che non può riguardare luoghi realizzando così una sorta di extraterritorialità e di impunità penale in loco, che Villa Certosa non è una sede istituzionale ma un'area privata concessa in affitto al premier e chela legge 801 del `77 tutela le istituzioni costituzionali e non le persone fisiche.

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