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Alberto Vitucci
Addio ai vincoli, rischio deregulation
15 Ottobre 2017
Vivere a Venezia
la Nuova Venezia, 14 ottobre 2017. Dall'autorità centrale una norma per semplificare le trasformazioni dei negozi in attività turistiche, come era già successo per le abitazioni da adibire ad uso turistico. La stessa autorità che si è impegnata, a parole, con l'Unesco a controllare i flussi turistici. (m.p.r.)

la Nuova Venezia, 14 ottobre 2017. Dall'autorità centrale una norma per semplificare le trasformazioni dei negozi in attività turistiche, come era già successo per le abitazioni da adibire ad uso turistico. La stessa autorità che si è impegnata, a parole, con l'Unesco a controllare i flussi turistici. (m.p.r.)

Venezia. Meno vincoli e meno «burocrazia». Ma nel nome della «semplificazione» e degli aiuti alle imprese, il legislatore spalanca ancora di più, se ce n'era bisogno, la porta delle autorizzazioni per le attività di tipo turistico in luoghi vincolati. È il caso del Decreto del Presidente della Repubblica numero 31, emanato nel febbraio scorso e entrato in vigore il 6 aprile. Una riforma che riduce i casi in cui è necessaria l'autorizzazione paesaggistica. Declassandone altri alla procedura «semplificata». Significa che per molti interventi edilizi adesso non è più necessaria l'autorizzazione della Soprintendenza. Per altri, anche di importanza notevole, c'è il declassamento al «procedimento autorizzatorio semplificato». Dove la Soprintendenza ha solo 20 giorni per rispondere prima che scatti il silenzio-assenso.

Una vera rivoluzione, passata abbastanza sotto silenzio. Che adesso preoccupa gli uffici amministrativi e della tutela. Quello che per il resto d'Italia può essere un vantaggio, per una città d'arte già minacciata dal turismo e dalle trasformazioni edilizie è un rischio. Dunque adesso i lavori di ristrutturazione di edifici e attività commerciali non hanno bisogno più di alcun parere. L'elenco degli «interventi e opere in aree vincolate esclusi dall'autorizzazione paesaggistica» è contenuto nell'allegato A del decreto. E comprende 31 tipologie diverse. Dalle opere interne «che non alterano l'aspetto esteriore degli edifici», alla sostituzione di vetrine, dalle rampe esterne ai servoscala, i condizionatori ma anche le tende e gli «elementi ombreggianti», i manufatti ornamentali. Fino alle «pedane e altri elementi posti a corredo di attività economiche o turistico ricettive.
«È così», allarga le braccia un funzionario di Palazzo Ducale, «a Venezia il contesto è più difficile, perché si tratta di una città sottoposta al vincolo generale per gli edifici costruiti prima del 1946. Ma con il nuovo decreto alcuni interventi si possono realizzare senza bisogno dell'autorizzazione». Altri, quelli inseriti adesso nelle procedure semplificate, dovranno attendere soltanto 20 giorni, in caso contrario scatterà il silenzio assenso. Una corsa contro il tempo, visti gli organici delle Soprintendenze. Che hanno anche da esaminare, dopo la riforma della legge, tutte le autorizzazioni dei plateatici e dei banchi del commercio ambulante in base alla direttiva Bolkestein.
Un decreto che arriva dal governo. E che non prevede per Venezia alcuna deroga. Sarà così ancora più facile aprire attività legate al turismo, che abbiano bisogno di restauri e lavori di ristrutturazione. Anche per la demolizione di interni non serve l'autorizzazione. Così, a meno che non si tratti di un edificio sottoposto a vincolo - palazzo o edificio di pregio - chi compra o affitta un locale può liberamente farne all'interno ciò che vuole.Ecco in qualche modo spiegato il proliferare degli interventi di restauro che interessano da qualche mese a questa parte locali commerciali e di Pubblici esercizi, in particolare quelli posti lungo la principale direttrice turistica. Da piazzale Roma a San Marco, passando per Lista di Spagna, Strada Nuova e San Bartolomeo. Da piazzale Roma a San Polo-San Bartolomeo. E attraverso il ponte dell'Accademia.
Qualche protesta sommessa arriva anche dagli stessi titolari di licenza di Pubblico esercizio. In alcuni luoghi sono decine i bar aperti uno accanto all'altro. Lavori in tempio di record e nessun permesso particolare. Una dichiarazione del professionista (geometra o architetto) e poi si apre. Senza licenza e senza permessi. Adesso la nuova norma toglie anche il «vincolo» del parere della Soprintendenza. Modificare un interno di un negozio per trasformarlo in attività turistica è dunque più facile. Come lo è stato in questi anni sul fronte ricettivo, realizzando i bagni con una semplice richiesta e poi le stanze per adibirle a locazioni turistiche. A mollare le redini è lo stesso governo che davanti all'Unesco si è impegnato a fare di Venezia un «caso pilota» per il controllo dei flussi turistici.
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