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Italia sfregiata: l'abuso è potere
16 Luglio 2017
Abusivismo
«Dai lidi in Sicilia, alle scuole di Locri costruite dalle cosche passando per interi quartieri di Roma: così i “fuorilegge” ridisegnano il piano regolatore del Paese».

«Dai lidi in Sicilia, alle scuole di Locri costruite dalle cosche passando per interi quartieri di Roma: così i “fuorilegge” ridisegnano il piano regolatore del Paese». il Fatto Quotidiano, 16 luglio 2017 (p.d.)

Lido Bruno, San Vito di Taranto. Passeggiamo sulla baia che si apre alla fine di via Meduse - qui tutte le vie portano il nome di pesci – e lo sguardo viene rapito dall'acqua cristallina che dal turchese sfuma nell'azzurro profondo. E a pochi metri dall'acqua, una recinzione in muratura con “Passo carrabile”. L'area è soggetta a vincolo demaniale: sarebbe già vietato costruire, qui, com’è possibile ottenere dal Comune un passo carrabile? Poi il cartello: “Affittasi appartamenti a 20 metri dal mare solo per periodo estivo”. Telefoniamo. Fingiamo d’essere interessati a un appartamento. “L'unica settimana disponibile”, risponde il proprietario, “è l'ultima di agosto”. Gli affari vanno bene. “Abbiamo letto che si trova a 20 metri dal mare – continuiamo - ma com’è possibile? Non si può costruire così vicino alla riva”. “E io ci sono riuscito - risponde orgoglioso - siamo proprio sul mare: se non sta attenta, uscendo cade in acqua”. Ah. “Abbiamo anche la piscina – aggiunge - può vedere le foto su Booking e TripAdvisor”. E dice il vero: tutto pubblicizzato su Internet. Tranne un dettaglio: non solo la struttura - sei appartamenti da 70 metri quadrati ciascuno più piscina – è abusiva. E’ addirittura sotto sequestro: decreto firmato dal gip Giuseppe Tommasino su richiesta del pm della procura di Taranto Mariano Bucconieri. FQ L'Inchiesta segnala la vicenda in procura. La Guardia di Finanza si presenta nel resort: agli ignari vacanzieri viene concesso il tempo utile per fare le valigie. E i sigilli tornano al loro posto. Un caso isolato? Purtroppo no. Dalla Puglia alla Sicilia, passando per Calabria, Sardegna e Roma, ci si rende conto che negli anni, a comandare sui piani urbanistici - violando norme e violentando paesaggi - sono stati proprio gli abusivi.
Dalla Puglia alle Marche. Villaggi sulla sabbia e porti sconosciuti al catasto
Seda San Vito risaliamo in provincia di Foggia, su una lingua di sabbia che separa il mare Adriatico dal lago di Lesina, per la precisione a Torre Mileto, nel comune di San Nicandro Garganico, troviamo 3mila case abusive su 12 chilometri di costa. Ora, che possa venir su una casa, senza che nessuno se accorga, è già poco credibile. Ma che nessuno, negli anni '70, si sia accorto che nasceva un intero quartiere abusivo, va oltre ogni immaginazione. Case senza fondamenta né allacci alla corrente elettrica. Acqua per uso domestico prelevata da pozzi scavati in modalità “fai da te”. Il tutto nel cuore del Parco Nazionale del Gargano, zona dichiarata dall'Ue “Sito di importanza Comunitaria” e “Protezione Speciale”, meta delle rotte migratorie di uccelli. Divieto d’edificazione? Qui è abusiva la Chiesa, il bar, il negozio degli alimentari. Se non bastasse, trovi delle transenne che impediscono l'accesso al mare. Molte case recano il cartello “vendesi” - con quale rogito notarile, vien da chiedersi, visto che sono abusive. Tredici anni fa un'ordinanza di demolizione ne ha fatte abbattere quattro. Poi le ruspe si sono fermate, nonostante nel 2009, la Regione Puglia abbia varato il piano di recupero ambientale, mai divenuto esecutivo, che prevede l'abbattimento di 900 case. Nel frattempo sono piovute le richieste di condono edilizio e i proprietari pagano regolarmente le tasse. A quel punto, hanno costituito un Comitato delle vittime di ingiustizia (sic!), poiché non ricevono servizi adeguati le istituzioni paventano un grave pericolo sanitario.
Proseguiamo per Fano, in provincia di Pesaro, dove la GdF aeronavale di Ancona, comandata dal tenente colonnello Rocco Nicola Savino, ha sequestrato il camping Stella Maris: costruzioni abusive per un valore di 3 milioni su un'area in parte demaniale e in parte privata. Oltre i 24 bungalows hanno eretto anche anfiteatro in muratura. Pochi chilometri a nord, la Gdf ha scoperto che il porticciolo turistico di “Vallugola” è sconosciuto al catasto. Paradossale? Non quanto il seguente dettaglio: risultano comunque versati gli oneri al Comune.
Calabria: snaturato il 65 per cento della costa. Quegli 800 studenti nella scuola inagibile della ‘ndrangheta
Passiamo alle coste calabresi. Legambiente ha certificato che tra il 1988 al 2011 il territorio è stato drasticamente snaturato. “Da Reggio Calabria, fino al confine con la Basilicata, è un susseguirsi di nuove realizzazioni che hanno occupato vuoti, cancellato importanti aree agricole, intaccato paesaggi montuosi di rara bellezza”. Dei 798 chilometri di costa calabrese, ben 523 sono stati “trasformati da interventi antropici legali e abusivi”. L'ennesima prova che è l'abusivismo a disegnare il vero paesaggio del Paese. L’unica commissione d’inchiesta che è riuscita a stilare una relazione sull’abusivismo a Reggio Calabria risale al 2009, guidata Nuccio Barillà, dirigente nazionale di Legambiente. Ha censito 4.191 ecomostri: “Un’offesa al paesaggio ogni 100-150 metri lineari di costa”. Solo tra Bagnara e Africo, nel 2015, si contavano 686 gli ordini di demolizione disposti dal Tribunale. Mai eseguiti. Passeggiando per Reggio - che cont 328 ordini di demolizione non eseguiti t'imbatti nell'“È-hotel”. Albergo in parte sequestrato dalla procura nel 2013 poiché “è integralmente abusivo”. “È evidente – scrive il pm Matteo Centini – che è stato realizzata esclusivamente grazie alla complicità di infedeli funzionari pubblici... L'ennesimo scempio per questo meraviglioso territorio è stato perpetrato con la complicità attiva ... ovvero silenziosa e silente …di ogni singolo pubblico funzionario che aveva responsabilità nella gestione e nella sua tutela”. E se dal lungomare t’inoltri nella periferia, puoi ammirare il “Cos’È-hotel”, la sua struttura “gemella”, costruita in una zona “caratterizzata da vincolo idrogeologico”. Anch'essa sequestrata perché “totalmente abusiva”. A Bagnara, per anni, prima dell’arrivo dei commissari prefettizi - che hanno acquisito la struttura al patrimonio pubblico - il Comune ha pagato al proprietario del residence “Laura”, già considerato abusivo, l’alloggio per gli ospiti del famoso premio Mia Martini.
Se foste nati a Locri, invece, avreste potuto frequentare l’Istituto d’arte “Panetta”o l’Istituto professionale per l’industria. Salvo vedervi sequestrare le scuole, pochi mesi fa, dall’Antimafia perché, come sostiene il procuratore De Raho, è in pericolo “l’incolumità di 800 studenti”. Ebbene sì, a Locri la ‘ndrangheta riesce a costruire persino le scuole. Senza un documento in mano. Senza che un solo agente della polizia municipale se ne accorga. Manca il permesso a costruire, il collaudo, il certificati d’agibilità. Intanto i proprietari incassavano dalla Provincia 130mila euro l’anno d’affitto. Poi l’ente ha acquistato il tutto per 12 milioni di euro. Da soggetti legati alle cosche.
Quartu Sant'Elena, la capitale delle case fai da te. 222 milioni di spesa pubblica per servire gli abusi condonati
La capitale dell’abusivismo in Sardegna è invece Quartu Sant’Elena. Attorno a quel suo mare che ti ci tufferesti già con gli occhi, centinaia di ville cresciute senza alcuno stile, ordine e criterio. Stefano Deliperi, anima della storica associazione ambientalista sarda Gruppo di Intervento Giuridico, la racconta così: “Quartu è una delle capitali dell'abusivismo edilizio in Italia. Negli anni Novanta era al terzo posto dopo Napoli e Gela. Di fatto, però, è anche l'unico Comune sardo ad avere la mappa completa dell'abusivismo edilizio sul proprio territorio: nel 1995, dopo le operazioni di condono, risultavano 10.400 casi di abusivismo – per 70mila abitanti – dei quali 127 insanabili parziali e 486 insanabili totali”. Lungo il mare trovi 2.858 casi di abusivismo, per la bellezza di 739.007 metri cubi realizzati nelle zone turistiche costiere. Ai quali bisogna aggiungere - continua Deliperi - i 490mila metri cubi dei 1.336 abusi nelle zone agricole. Totale: oltre un milione di metri cubi soltanto negli anni Novanta. Allo sfregio ambientale e paesaggistico, bisogna aggiungere la spesa che incombe sulle casse pubbliche, per dotare di servizi le costruzioni abusive. “Per dotare dei necessari servizi (depurazione, acqua, energia elettrica, smaltimento rifiuti, scuole, ecc.) gli ‘abusi condonati’- conclude Deliperi - la spesa ammonta a 222 milioni, a fronte dei 20 milioni entrati con le oblazioni di legge”. E se da Quartu ci spostiamo a Roma, il paradosso diventa lampante: nei fatti,a disegnare un nuovo piano regolatore, sono stati convocati direttamente gli abusivi.
Il paradosso di Roma: chi abusa, delibera. 58mila persone fuori dal piano regolatore
In buona parte delle periferie, oltre il Grande Raccordo Anulare, prima sono state costruite le case, poi sono arrivate le regole urbanistiche. Quartieri senza servizi che hanno ospitato la rapida crescita demografica del secondo dopoguerra: dal ‘51, quando si contavano 1,6 milioni di abitanti, ai 2,8 milioni degli anni 90. Nel 2009, una delibera della giunta guidata da Gianni Alemanno - basata su un piano varato nel ‘97 dal sindaco Rutelli - riconosce 71 nuclei di “edilizia ex abusiva” - i cosiddetti toponimi - abitati da oltre 58 mila persone (pari alla popolazione di Agrigento). L’obiettivo è quello di fornire marciapiedi, strade, parcheggi o reti idriche. Il provvedimento chiede ai residenti “la cessione delle aree pubbliche”, di cui si sono appropriati senza titolo, concedendo in cambio di costituirsi in consorzi e progettare il recupero urbanistico. E così gli abusivi, nei fatti, ridisegnano il piano regolatore. “L’Atac - si legge in una delle schede tecniche che i consorzi hanno presentato per ottenere il risanamento - non svolge servizio all’interno del toponimo per le dimensioni stradali e la mancanza di continuità delle stesse...”. In sostanza, andrebbero costruite strade adeguate e regolamentati i percorsi dei mezzi pubblici. E’ necessario, senza dubbio. Ma c’è un fatto evidente: chi ha violato le norme, ora ridisegna il volto della città. Se non bastasse, gli abusivi possono usufruire di un “aumento della volumetria realizzabile”. E quindi: se da (ormai ex) abusivo, rendi al Comune il suolo pubblico, non solo progetti i servizi, ma ottieni anche nuove cubature. Vista l'assenza di fondi, il piano non è mai decollato. Resta il fatto che il sostegno elettorale dei consorzi edili, ormai, vale una gran fetta del voto delle periferie. E ogni candidato sindaco, a Roma, deve farci i conti.
Sicilia, vista mare con ruspe e sigilli. Nel mirino delle procure lidi e ristoranti
Adesso spostiamoci in Sicilia, a Cefalù, dove lungo l’itinerario arabo normanno i turisti di mezzo mondo si aggirano un po' spaesati fra stabilimenti transennati e col cartello di sequestro in bella vista. Lidi spesso accomunati dall’assenza della necessaria certificazione paesaggistica della Sovrintendenza. Lo scorcio di paradiso in provincia di Palermo, dal 2015 è inserita fra i siti Unesco, ha già subìto a partire dagli anni ‘50 una speculazione - non soltanto edilizia - che ha modificato morfologia e cultura del territorio. E il commissario di polizia Manfredi Borsellino, figlio di Paolo, ha messo nel mirino le 14 concessioni che occupano i 2 chilometri di lungomare. In questo scorcio di stagione ha sequestrato circa la metà degli stabilimenti con i bagnanti sgomenti. “Per quasi tutti gli stabilimenti - dice Borselllino - non è chiaro come abbiano avuto la concessione e la necessaria certificazione paesaggistica. Nella migliore delle ipotesi, c’è stato il parere auto-assentito della Sovrintendenza, acquisito con la procedura del silenzio assenso. Una procedura assolutamente inapplicabile in questa materia, ancor di più quando si tratta di opere (seppure precarie o rimovibili) realizzate su aree sotto stringenti vincoli paesaggistici e considerate di notevole interesse pubblico. Noi abbiamo agito seguendo l’input dell’Assessorato al Territorio che, ben prima dell’inizio dell’attuale stagione, ha diffidato i gestori dal montare gli stabilimenti”. La madre di tutti i sequestri è stato il Poseidon 2 anni fa. Il forte groviglio d’interessi “balneari”s’attorciglia sempre più fra carte da bollo e ricorsi, con gip e tribunale del Riesame che a volte confermano, altre si smentiscono a vicenda. Permangono i sigilli per 2 lidi, per altri c’è il processo in corso, come per il Malik, costruito su un torrente con grave rischio idrogeologico. Fra il lungomare e il Duomo, dove affiorano le mura megalitiche erette sulla scogliera alla fine del V secolo avanti Cristo, sono sorti invece i ristoranti più alla moda: le terrazze a mare. In particolare una ha un’imponente struttura sostenuta da telai di ferro e pilastri in cemento armato conficcati proprio sotto le mure megalitiche. Borsellino ha da poco inviato una nota al riguardo all’assessorato al Territorio e Ambiente (e per conoscenza alla Sovrintendenza di Palermo e al Procuratore della repubblica di Termini). Il commissario di Cefalù aspetta che l'Assessorato gli risponda, però, dice: “In 8 anni e mezzo che sono a Cefalù non ho mai visto una demolizione".
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