
IUS SOLI, GRILLO SEMPRE PIÙ A DESTRA:
«SULLA LEGGE IL MOVIMENTO SI ASTERRÀ»
di Carlo Lania
«SULLA LEGGE IL MOVIMENTO SI ASTERRÀ»
di Carlo Lania
«M5S. Oggi
la riforma della cittadinanza in aula al Senato Scontato il ricorso al voto di
fiducia per approvarla»
Schierato ormai sempre più sulle posizioni della Lega e del
centrodestra almeno per quanto riguarda l’immigrazione, Beppe Grillo decide di
rendere più difficile la vita anche al circa un milione di ragazzi figli di
immigrati che vivono in Italia. Dal blog, ieri il leader pentastellato ha
infatti annunciato la decisione del M5S di astenersi sulla riforma della
cittadinanza, scelta che al Senato equivale a un voto contrario. Una mossa che
rende più complicata la possibilità di poter approvare la riforma senza
ricorrere al voto di fiducia, che a questo punto appare inevitabile.
L’affondo di Grillo fa il paio con le dichiarazioni rese due
giorni fa dalla sindaca di Roma Virginia Raggi sui migranti e con le sue stesse
parole a proposito dei campi rom. «Quello che ci propinano è un pastrocchio
all’italiana che vuol dare un contentino a chi ancora si nutre di ideologie» ha
scritto ieri Grillo, per il quale «concedere la cittadinanza italiana significa
concedere la cittadinanza europea, quindi un tema così delicato deve essere
preceduto da una concertazione con gli Stati dell’Ue per avere regole uniformi».
Qualche giorno fa sempre Grillo aveva ripubblicato un testo del 2013 nel quale proponeva di indire un referendum per decidere se cambiare o meno le attuali norme sulla cittadinanza. «Tenuta nel cassetto per due anni da una maggioranza contro natura che temeva scossoni al suo interno – ha invece spiegato ieri – oggi viene tirata fuor per dare un minimo contentino alla sinistra che Renzi torna a blandire, mentre coltiva l’eterno inciucio con il Pdl».
Qualche giorno fa sempre Grillo aveva ripubblicato un testo del 2013 nel quale proponeva di indire un referendum per decidere se cambiare o meno le attuali norme sulla cittadinanza. «Tenuta nel cassetto per due anni da una maggioranza contro natura che temeva scossoni al suo interno – ha invece spiegato ieri – oggi viene tirata fuor per dare un minimo contentino alla sinistra che Renzi torna a blandire, mentre coltiva l’eterno inciucio con il Pdl».
Ieri come previsto la commissione Affari costituzionali del
Senato – dove la riforma è rimasta impantanata per quasi due anni – ha dato il
via libera alla legge senza mandato alla relatrice, la senatrice Mdp Doris Lo
Moro. Un modo per aggirare l’ostruzionismo della Lega con più di settemila
emendamenti, consentendo così al testo di arrivare in aula. Alle 13 di oggi
scadono i termini per la presentazione degli emendamenti e c’è da scommettere
che quelli preparati dalla Lega saranno una valanga. Che però non potranno più
bloccare la riforma. Al contrario di quanto accade nelle commissioni, il
regolamento del Senato offre infatti la possibilità di arginare l’ostruzionismo
delle opposizioni sia contingentando i tempi della discussine che facendo
ricorso al cosiddetto canguro per bocciare in massa gli emendamenti uguali tra
di loro. In ogni caso è escluso che lo ius soli possa essere votato prima dei
ballottaggi del 25 giugno. Nessuna sorpresa dovrebbe esserci per quanto
riguarda la fiducia, visto che nonostante alcune perplessità espresse in
passato da Alternativa popolare, la maggioranza al momento appare solida.
Come era facile prevedere, l’annuncio di Grillo ha scatenato le
reazioni del centrosinistra. Tra i primi ad attaccare i c’è Anna Finocchiaro:
«Per chiarire – dice il ministro per i rapporti con il parlamento – astensione
al Senato è voto contrario. Quindi Grillo e M5S votano come la Lega contro lo
ius soli, una legge di civiltà». Un parallelo, quello tra il M5S e le destre,
fatto anche dal presidente del Pd Matteo Orfini che dopo aver chiesto al
governo di porre se necessario la fiducia, ha sottolineato come «la posizione
dei grillini è identica a quella della Lega nord e di Casapound». Per il
segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni, invece, quella di Grillo
«non è solo una scelta di destra, ma un comportamento tipico della peggiore
politica italiana, abituata a fare tutto e il suo contrario sulla base del
sondaggio del momento. Inseguendo i peggiori istinti della pancia del Paese».
Sul fronte opposto mentre Giorgia Meloni annuncia una manifestazione di Fratelli d’Italia sotto il Senato alla quale invita anche Lega e Forza Italia, il governatore della Lombardia Roberto Maroni prepara un ricorso alla Consulta da presentare una volta che la legge sarà stata approvata.
Sul fronte opposto mentre Giorgia Meloni annuncia una manifestazione di Fratelli d’Italia sotto il Senato alla quale invita anche Lega e Forza Italia, il governatore della Lombardia Roberto Maroni prepara un ricorso alla Consulta da presentare una volta che la legge sarà stata approvata.
DI MAIO A DESTRA DI MINNITI,
VIMINALE: ROMA RISPETTI I PATTI
di Giuliano Santoro
«Lega
romana. La linea Raggi-Grillo ribadita dal vice presidente della Camera,
tra i critici Taverna e Lombardi»
Prima la prefettura: «A Roma non esiste nessuna emergenza
immigrazione, i numeri sono sotto controllo». E poi il ministero dell’Interno:
«Molte città sono in difficoltà, ma anche la capitale deve fare la sua parte.
L’ondata di sbarchi non si ferma: quest’anno ci dobbiamo preparare ad
accogliere 200 mila migranti». L’appello con il quale la sindaca di Roma
Virginia Raggi chiedeva una moratoria all’accoglienza di richiedenti asilo
produce due repliche secche, due smentite che si direbbero piccate se non
fossero state espresse nel freddo linguaggio delle istituzioni.
Raggi replica, abbozzando in un primo passaggio ma nei fatti
tenendo fermo il punto: «Roma fa la sua parte e continuerà a farla come anche
tutte le altre città grandi e piccole – scrive in una nota la sindaca –
L’accoglienza dei più fragili è prima di tutto un dovere morale che deve
tuttavia essere attuato con regole precise e in maniera controllata per evitare
sacche di illegalità e fenomeni opachi come quelli visti in passato proprio qui
a Roma. Solo in questo modo sarà possibile tutelare seriamente chi ne ha
diritto senza creare scontri sociali». Si esprimono pubblicamente solo grillini
a suo favore. Anche a leggere forum e commenti sul blog di Grillo si tasta il
polso dell’elettorato diffuso, non composto da attivisti o simpatizzanti della
prima ora. Sono a favore della linea dura.
La sintonia con le posizioni sovraniste è diffusa al punto di
indurre davvero in tentazione i vertici grillini, sulla possibilità di
praticare un (difficile) accordo con la Lega. Alessandro Di Battista è un caso
paradigmatico: si è sempre presentato come terzomondista ma al tempo stesso ha
invocato l’espulsione di tutti i migranti cui non venga riconosciuto lo status
di profugo.
Ieri, però, ha dovuto smentire ogni ipotesi di intesa con
Salvini: «Se vogliamo controllare i flussi migratori e combattere l’oscena
mangiatoia che hanno creato sull’immigrazione clandestina dicono che apriamo
alla Lega». Le voci che vengono fuori dal M5S sono tutte di sostegno al pugno
di ferro su migranti e rom. Il capogruppo in consiglio comunale a Roma, Paolo
Ferrara, ad esempio dice: «Al di là dei numeri, abbiamo detto quello che vedono
i cittadini romani tutti i giorni. Noi romani stiamo già facendo la nostra
parte, ma non è possibile immaginare nuovi arrivi o addirittura la
realizzazione di nuove strutture».
Persino il presidente del Consiglio comunale Marcello De Vito,
considerato avversario di Raggi, si produce in un’apologia del piano di
chiusura dei campi rom annunciata da Raggi e ribadita ieri dal blog di Grillo. Eppure,
si parla di moti di dissenso da parte di alcuni esponenti storici del grillismo
romano.
Tra i critici più attivi nelle chat si fanno i nomi di Paola
Taverna, Roberta Lombardi, Massimo Baroni. La linea Raggi-Grillo viene
puntellata per il secondo giorno di seguito da Luigi Di Maio, secondo il quale
l’Italia «è una pentola a pressione e se non le togliamo il coperchio finirà
per saltare». Per evitarlo, secondo l’M5S occorre invece superare gli accordi
di Dublino, che vincolano le richieste d’asilo al paese nel quale si è
sbarcati. Il vicepresidente della Camera torna anche con un suo pezzo forte, e
invita ad «accendere un faro su quello che sta avvenendo nel Mediterraneo con
le ong». Quando gli si fa notare che Roma non sta mantenendo gli impegni presi,
visto che è sotto la quota delle assegnazioni, Di Maio replica: «Il tema non
sono gli impegni: l’Italia ha fatto gli hot spot e il sistema di accoglienza e
in cambio l’Unione europa doveva ridistribuire per quote» ma queste operazioni,
sostiene Di Maio, «non si stanno avviando seriamente».
In serata dal viminale si apprende che Marco Minniti riceverà
presto Virginia Raggi. Il modello su cui punta il ministro è quello
dell’accoglienza diffusa, promosso un mese fa a Milano da sindaci e prefetti.
Dal ministero di Minniti, che pure nelle settimane scorse aveva teorizzato che
sui temi della sicurezza e dei migranti contassero più le percezioni dei
cittadini che le situazioni concrete, ribadiscono freddamente: «I numeri dei
migranti a Roma sono in linea con gli accordi sottoscritti con l’Anci».