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Roberta De Rossi
Ancora conflitto di interessi per il Sindaco Brugnaro: il palazzetto dello sport
11 Giugno 2017
Vivere a Venezia
Proprietario dell'area acquistata con poco perché inquinata, proprietario della squadra di pallacanestro per cui è necessario fare il nuovo impianto, da sindaco decide cosa si può fare in quell'area e stringe accordi col governo per fare le bonifiche, che non pagherà lui. Articoli di Mitia Chiarin e Alberto Vitucci,

Proprietario dell'area acquistata con poco perché inquinata, proprietario della squadra di pallacanestro per cui è necessario fare il nuovo impianto, da sindaco decide cosa si può fare in quell'area e stringe accordi col governo per fare le bonifiche, che non pagherà lui. Articoli di Mitia Chiarin e Alberto Vitucci, la Nuova Venezia, 10-11 giugno 2017 (m.p.r.)


la Nuova Venezia, 10 giugno 2017
NUOVO PALASPORT DA 10 MILA POSTI F
RONTE LAGUNA

di Alberto Vitucci

Il sindaco Brugnaro rompe gli indugi e avvia la procedura per il “blind trust” sui terreni a Marghera di sua proprietà.

Marghera. Un nuovo palasport da 10 mila posti ai Pili. Se ne parla da anni, tra smentite e conferme. L’ultima durante la finale europea a Tenerife, dove la Reyer ha dovuto accontentarsi del quarto posto, raggiungendo comunque un risultato storico. Là il sindaco e proprietario di Umana Luigi Brugnaro aveva rilanciato l’idea. Adesso fa un passo avanti. E annuncia di aver pronta la procedura di blind trust, cioè dell’affidamento della gestione delle sue società a soggetti esterni, come previsto dalla legge 215 del 2004. I nuovi gestori avrebbero l’incarico di vendere la gran parte dei terreni dei Pili e con il ricavato finanziare la costruzione del nuovo palazzetto dello sport da 10 mila posti.

Una strada quasi obbligata per le squadre come la Reyer che dovranno partecipare il prossimo anno all’Eurolega, perché la Federazione europea ha imposto condizioni ultimative. Il Taliercio, uno dei più bei palazzetti d’Italia, non basterà più con i suoi 4 mila posti. Nemmeno per i play-off, per cui la Federazione italiana pallacanestro ha messo limiti altrettanto severi. Le deroghe saranno concesse soltanto a chi ha già presentato un progetto per una nuova struttura.

Dunque, occorre far presto. E il sindaco ha annunciato nelle ultime ore l’intenzione di procedere. Una mossa che potrebbe anche rafforzarlo sul piano politico. Dopo l’accordo per lo stadio con l’americano Tacopina e la promozione di Venezia e Mestre, adesso il nuovo palasport. Pochi giorni dopo aver incassato il rinvio dell’Unesco sulle proposte per le grandi navi e il turismo. Un “poker” a cui potrebbe aggiungersi presto, anche se l’interessato non ne vuol sentir parlare per scaramanzia – un possibile scudetto, il primo della Reyer nel Dopoguerra.

Nuovo palasport, dunque. La prima proposta risale al 2008, presentata alla giunta Cacciari. Il progetto operativo, firmato dall’attuale vicecapo di Gabinetto allora amministratore della società “Porta di Venezia” Derek Donadini è della primavera 2015. Prevedeva oltre al palasport parcheggi e servizi nell’area dei Pili, all’imbocco del ponte della Libertà. Bloccato dal commissario perché il presidente di Umana era allora candidato sindaco. «Se sarò eletto non si farà nulla», aveva annunciato allora in campagna elettorale.

Adesso evidentemente, spinto dai nuovi eventi sportivi, ha cambiato idea. Si alza il fuoco delle critiche dalle opposizioni e da chi lo accusa di conflitto di interessi. «Sì, ma contro i miei interessi», risponde Brugnaro, «in ogni caso il “blind trust” risolverà tutto». Blind trust. Secondo la Treccani è la «forma di trust con la quale chi ricopre incarichi pubblici affida il suo patrimonio a una gestione fiduciaria, rinunciando a tutti i diritti di gestione, salvo quello a ricevere la comunicazione delle scelte effettuate. L’obiettivo è quello di prevenire i conflitti di interesse». Materia regolata dall’Agcom, l’Autorità per la concorrenza e il mercato, che dovrebbe mettere al riparo dalle polemiche.
Al di là del proprietario, la scelta dei Pili come luogo di palasport e parcheggi appare dal punto di vista urbanistico quasi ideale. Facilmente raggiungibile da Venezia (4 chilometri da piazzale Roma) ma anche da Mestre e dalla terraferma. Una struttura di cui si discute da anni. Ma c’è il problema delle bonifiche. Comune e ministero per l’Ambiente hanno siglato l’accordo di programma per Marghera e per la pulizia delle aree inquinate. Ma nel febbraio scorso la società di Brugnaro ha presentato ricorso al Tar. Contro l’accordo e l’obbligo di bonificare i terreni, dunque anche contro il Comune e la Città metropolitana guidate dall’imprenditore. Gli avvocati Federico Peres, Luciano Butti e Alessandro Kiniger sostengono che quell’atto non è valido. Perché in base alla legge 152 del 2006 deve pagare chi ha inquinato. E l’acquisto dei terreni di Umana è successivo a quella data.

la Nuova Venezia, 11 giugno 2017
PALAZZETTO DELLO SPORT AI PILI
È BAGARRE
di Mitia Chiarin

Il Taliercio è un catino incandescente e la Reyer una squadra da scudetto e sfide internazionali, che necessita di spazi a norma: su questo, tutti concordano. A Venezia e Mestre serve perciò un nuovo palazzetto dello sport, come già lo stadio: e anche su questo sono tutti d'accordo. Provoca, però, variegate reazioni critiche l'annuncio fatto nei giorni scorsi dal sindaco Brugnaro di essere ormai pronto a spogliarsi del controllo delle società della galassia Umana, affidandole a un blind trust (come previsto dalla legge 215/2004) per evitare accuse di conflitto di interesse. Soluzione già promessa, accompagnata però dal contemporaneo annuncio del sindaco di voler rimettere in moto il progetto urbanistico per realizzare il nuovo palazzetto da 10 mila posti ai Pili: un impianto nel quale far giocare la sua Reyer, costruito su terreni di proprietà e progetto della "sua" Porta di Venezia, società che pure con il blind trust non gestirà più.

Concordi le critiche dell'opposizione riguardo la partita delle autorizzazioni urbanistiche, che sarà comunque in mano alla giunta Brugnaro. Detto questo, la soluzioni Pili piace ad alcuni e le porte si socchiudono.«Sul blind trust non gli credo più, faccio fatica a dare fiducia alle sue parole: il sindaco è in ritardo di due anni», commenta il capogruppo M5s Davide Scano, «sinora è stato un florilegio di conflitti di interesse e cose inopportune: la convenzione culturale con Chiusi dove ha un'azienda di chianine, il Padiglione Venezia con le opere della "sua" Abate Zanetti; una società del gruppo Umana che fornisce a Vela le pellicole pubblicitarie per i mezzi Actv. In teoria, sul palazzetto ai Pili sono possibilista: c'è vecchio laboratorio Iuav seguito da Stefano Boato che pone lì una struttura. Piuttosto che farne parcheggi, meglio un palazzetto, dobbiamo recuperare Porto Marghera».
Di parere diverso il Pd, che stadio e palazzetto li vuole a Tessera. «Sono molto felice dei risultati della Reyer - premette il capogruppo Andrea Ferrazzi, «è evidente che c'è un problema vero di carenza di impianti ed è per questo che il Pat aveva predisposto gli strumenti urbanistici per fare stadio e palazzetto nella stessa area di Tessera, con procedura velocizzata grazie al Piano Stadi Delrio. Ci sono gli accessi: la bretella autostradale e la fermata Sfmr. Io sono perché si facciano velocemente entrambi, la città ne ha bisogno. Ma se sui Pili "prima" decido cosa fare e "poi" faccio blind trust, non va bene. Se poi hai comprato 10 ettari a pochi soldi perché il terreno era inquinato, lo riqualifichi grazie all'accordo ministeriale sulle bonifiche e ci progetti anche il palazzetto facendo il salvatore della patria, i conti non tornano». Brugnaro a proposito dell'acquisto ha sempre raccontato di essersi ritrovato da solo, alla gara pubblica.
«Il blind trust deve essere nella testa più che sulle carte. Se uno vuole un ruolo pubblico, dovrebbe all'inizio di mandato dividere in maniera netta interesse privato e pubblico», commenta il senatore-consigliere Felice Casson, «quella del sindaco è una decisione positiva, seppur in ritardo, se riguarderà tutti i conflitti di interesse delle sue società in Comune, come risulta dalle interrogazioni che abbiamo fatto. Indubbiamente Venezia ha bisogno di un palazzetto e uno stadio, ma va inserito dentro un progetto di città che ora non c'è». «Meglio tardi che mai», chiosa Renzo Scarpa, del Gruppo Misto, «quando lo farà davvero, ragioneremo su tutte le cose che proporrà come semplice sindaco, libero dai conflitti di interesse. Il palazzetto va fatto. Punto. Dove è però una discussione strategica che va a tutto campo che Brugnaro non può fare come proprietario della Reyer, dell'area, dell'intervento. Come sindaco deve dire quali progetti ha ricevuto e dev'essere la città a scegliere la migliore collocazione per il nuovo palazzetto».
«Il sindaco ha sempre dichiarato alla stampa la volontà di procedere con il blind trust, ma non ne ha mai parlato in maggioranza», commenta la capogruppo di Forza Italia, Deborah Onisto, «se lo farà veramente, Brugnaro metterà il suo intero patrimonio nelle mani di altre persone e non potrà decidere su un euro. Un'operazione davvero di grande veduta per un imprenditore: se lo fa, tanto di cappello. Dopo di che, il palazzetto serve».

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