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Massimo Franco
La politica estera che M5S vorrebbe
19 Aprile 2017
Articoli del 2017
Potrà dispiacere a chi non ama il M5S, ma finalmente si legge qualche parola coerente con l'apirazione alla pace, che riempie di parole vuote troppe bocche della politica . Articoli di Alessandro Trocino e Massimo Franco. Corriere della sera, 19 aprile 2017


«LA NATO CAMBI O NON CI RESTEREMO»
POLITICA ESTERA, I PIANI DEI 5 STELLE
«Né filo Trump, néfilo Putin. Al governo ci ritireremo dall’Afghanistan»
Fuori dalla Nato«se non cambia». E «via subito» dall’Afghanistan. Ancora non è il «programma dipolitica estera» dei 5 Stelle. Sia perché «manca ancora molto tempo alleelezioni» e quindi «dobbiamo necessariamente restare fluidi». Sia perché idieci punti votati dai 23.481 iscritti sono un elenco di argomenti spessogenerici. Ma a sentirli in conferenza stampa i parlamentari dei 5 Stelle hannoidee piuttosto chiare e decisamente in controtendenza rispetto alla politicaestera italiana degli ultimi anni.
La sovranità
Qualcuno mette indubbio il realismo politico dei 5 Stelle, ma Di Battista richiama tuttiall’ordine: «Vi invito a prenderci sul serio. Non siamo una meteora e non siamopopulisti. Il nostro programma non è utopia, come ad alcuni sembra solo perchési parla di pace e di dialogo. Voi non ci prendete sul serio, ma ambasciatori eministri degli Esteri sì: da loro stanno arrivando decine di richieste diincontri».
A chi li haaccusati di essere filo Trump, all’inizio, e poi filo Putin, Di Battistarisponde così: «Non siamo né filo Trump né filo Putin, ma è fondamentale averebuoni rapporti con entrambi. Ci avete dato dei filotrumpisti solo perchéabbiamo detto che andava rispettato l’esito del voto. Non siamo filorussi soloperché sosteniamo la necessità di un dialogo con Putin, soprattutto in chiaveantiterrorismo».
I 5 Stellerivendicano la «sovranità» come concetto chiave: sovranità politica, deiconfini, dell’economia, delle risorse energetiche. Lo slogan è: «Un’Italialibera e sovrana, amica di tutti i popoli». Facile a dirsi, ma venti di guerraspirano ovunque. E le istituzioni internazionali scricchiolano. Di Stefanoaveva scritto un post di fuoco contro la Nato. Ora è più cauto, ma non troppo:«Se la Nato cambierà, resteremo, altrimenti dovremo riflettere se continuare afarne parte oppure no». Lo stesso discorso che vale per l’Europa. Non amanodefinirsi euroscettici e a chi dice che vogliono la dissoluzione dell’Europa,ribaltano il discorso: «L’Europa si sta smantellando da sola. E nessun leaderha preso posizione sulla più grande bomba sganciata dopo Hiroshima».
L’euro
Gli iscritti nonhanno votato l’uscita dall’euro (o il referendum per deciderlo), ma una «monetafiscale», proposta dall’economista Gennaro Zedda. Di Stefano rimedia così: «Iltema dell’euro sarà affrontato nel capitolo economico. Del resto le domandesono elaborate sulla base di posizioni di esperti indipendenti e quindi nonsono nostre». Che gli iscritti abbiano votato su quelle è un dettaglio:«Dobbiamo stare fluidi e poi le nostre posizioni le abbiamo espressechiaramente in Parlamento».
Altra cosa su cuinon si è votato è il ritiro dall’Afghanistan. Ma su questo si è già deciso: «Sesaremo forza di governo — dice Di Battista — ritireremo le nostre truppe da unaguerra ignobile e ingiusta e che non è stata neanche vinta». Capitolo dirittiumani: c’è «troppa ipocrisia» e le violazioni si contestano meno se sono digoverni amici dell’Occidente, «come per l’Arabia Saudita, che sta bombardandonell’indifferenza lo Yemen». Infine la questione migranti. Gli uomini in mare,certo, devono essere salvati, «ma l’immigrazione è un business per molti, comeper i centristi».

UN’ITALIANEUTRALISTA
CON UN OCCHIO AL VATICANO
di Massimo Franco
Né con gli StatiUniti né con la Russia. Neanche con una Nato associata agli equilibri delpassato. E nemmeno con l’Europa della moneta unica. Elencare i punti dellapolitica estera del Movimento Cinque Stelle, illustrati ieri in Parlamento,significa affrontare una serie di incognite. Tutt’altro che remote: di qui a unanno potrebbero diventare il programma dell’Italia, se la formazione di BeppeGrillo avrà i numeri per chiedere la guida del governo.
L’aspetto che colpisce,nell’elenco stilato da Manlio Di Stefano e da Alessandro Di Battista, è unastrategia declinata soprattutto in negativo. L’obiettivo immediato è quello diuna disdetta dei trattati e delle alleanze internazionali, oggi in affanno; ela loro sostituzione con una nebulosa strategica che di fatto, però,candiderebbe il nostro Paese al ruolo di «nuova Grecia» al cospetto delleistituzioni di Bruxelles e della Bce.
Il troncone più consistente di quelli chevengono definiti populisti si vede come «buon interlocutore degli Usa e dellaRussia». Chiede un recupero di sovranità contro i «dettami di entitàsovranazionali». E ritiene che occuparsi di «permanenza o di alternativaall’eurozona» sia da «forza politica responsabile». Idem la decisione di fareuscire unilateralmente le truppe italiane dall’Afghanistan; e di valutare sesia il caso di rimanere o no nell’Alleanza atlantica. «Non siamo populisti,crediamo nell’autodeterminazione dei popoli, nella pace e nel disarmo», spiegaDi Battista. «All’estero ci prendono sul serio e abbiamo moltissime richiestedi incontri da ambasciatori e da ministri».
L’accusa di essere «filotrumpisti»viene respinta. Idem l’altra, di essere «filorussi solo perché sosteniamo undialogo con Putin in chiave antiterrorismo». Ma è l’antieuropeismo a seminarediffidenze. Il programma dei seguaci di Grillo ignora le obiezionicostituzionali e finanziarie legate a un tentativo di uscita dalla monetaunica: inflazione galoppante, paralisi del sistema bancario, isolamento inEuropa. Prevale l’idea di un Paese ripiegato su se stesso eppure, secondo ilMovimento Cinque Stelle, in grado di riscrivere le regole della politicainternazionale.
Il metodo col quale la strategia è stata lanciata è il solito: affidareagli iscritti la decisione online sulle priorità di politica estera. Lo schemaricalca sul piano internazionale quello usato in Italia: le vecchie ricette nonvanno, bisogna rifarle. L’offensiva non va sottovalutata.
Anche perchénell’escludere alleanze precostituite, i Cinque Stelle ritengono di avere uninterlocutore: il Vaticano di Francesco, che con la Russia di Vladimir Putinnon ha interrotto il dialogo; e che ha di fronte un’America distante dallastrategia della Santa Sede. «Siamo sull’orlo della Terza guerra mondiale apezzetti di cui parla il Papa? Sì», secondo Di Battista. In parallelo ilvicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, del M5S, cita la Cei per attaccarei negozi aperti durante le feste. E il quotidiano Avvenire mette le sue parolein prima pagina.

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