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Vito Mancuso
“L’Occidente ormai senza religione genera le bombe”
15 Aprile 2017
de homine
Un’intervista di Antonello Caporale a un teologo sui generis, Vito Mancuso: un discorso fuori dai cori, sulla Chiesa cattolica oggi, papa Bergoglio la guerra e l’Islam Una visione poco dialettica dello scontro tra due culture.
Un’intervista di Antonello Caporale a un teologo sui generis, Vito Mancuso: un discorso fuori dai cori, sulla Chiesa cattolica oggi, papa Bergoglio la guerra e l’Islam Una visione poco dialettica dello scontro tra due culture.

Il Fatto Quotidiano, 15 aprile 2017

«Vito Mancuso Il teologo e scrittore dopo il lancio della MOAB (Mother Of All Bombs): “Neanche Bergoglio ha il coraggio di chiedere al mondo di cambiare”»

Domani è Pasqua, è la Resurrezione. Domenica scorsa ci siamo scambiati il ramoscello d’ulivo: il segno della pace. Due giorni fa – solo per ricordare l’ultimo atto della più sanguinosa stagione bellica che interseca quella drammatica della migrazione secolare – Donald Trump ha ordinato lo sganciamento della più devastante bomba non atomica, la MOAB. E ieri Marine Le Pen ha ingiunto al Papa di non “immischiarsi”, di non aprire bocca sul tema dell’immigrazione.

C’è ancora religione? L’irrilevanza sociale della fede nei Paesi con i più alti standard di vita è anche questione civile? Così risponde Vito Mancuso, teologo.
«Questo pomeriggio alle tre (ieri per chi legge ndr) si commemora la morte di Cristo. Un tempo suonavano le campane, si spogliavano gli altari. È il giorno del digiuno. Oggi lei sente un cambio nella vita quotidiana? Tutto è come sempre”.

Non c’è più religione, questo vuol dire?
«La religio ha radice lessicale profonda. Significa legame. Religio come grande legame sociale. Romolo fonda Roma ma è Numa Pompilio, grazie alla religione, a costruire la sua identità. Perdere la fede significa far vacillare l’identità e dunque mettere in crisi la natura della propria civiltà. La religione ci permette di individuare un bene superiore, un bene comune che sopravanza quello dei singoli. Ci tiene stretti dentro quella cornice generale. Invece oggi siamo messi così.»

Il cattolicesimo diviene burocrazia, la preghiera un rito, la parola del Papa pura consolazione.
«Sì, fu un’illusione già di Giovanni Paolo II di immaginare che pesare all’interno dei movimenti potesse significare cambiare i rapporti di forza. Rischiamo di essere una religione senza popolo.

Eppure Francesco è amato, ascolta gli ultimi, continua a pronunciare messaggi rivoluzionari.
«Un grande generale ha bisogno di un grande esercito. Invece il Papa è solo, la Curia cos’è? Dov’è?

La Chiesa cattolica è irrimediabilmente sfigurata da una classe dirigente, chiamiamola così, non all’altezza?
«Senta: laddove i preti sono sull’altare riescono a muovere le comunità. A Bologna il nuovo vescovo, un bergogliano, sta rivoluzionando il rapporto della città con la sua Chiesa. Invece altrove è tutto un rito stanco. »

È responsabilità del Papa non riuscire a mutare il volto della sua Curia e la sua reputazione?
«Certo che sì. Come può chiedere al mondo di cambiare se non se la sente di affrontare la crisi di fiducia che esiste dentro il suo piccolissimo Stato? Oramai sono passati quattro anni dalla sua elezione. Il Papa ha il potere di fare ciò che ancora non fa.»

Perché non lo fa?
«Perché non se la sente, perché teme forse di andare troppo al di là. Ma in questo modo, la fede
 perde quella
capacità di attrarre. Prima mi
parlava di Trump
e della sua superbomba. Quando
ho conosciuto la
notizia non ho avuto
un sussulto di stupore. Purtroppo me lo aspettavo. Ma come reggere all’urto di queste personalità così enormemente pericolose se l’Occidente si presenta smarrito? E come pensa la società di superare la crisi
che la sta scon-
volgendo se
non c’è un simbolo, un mo-dello a cui far
riferimento? I
giovani, come
dice il titolo
del bel libro di
Michele Serra, restano
sdraiati sul divano. Non
hanno niente
in cui credere, e nulla a cui somigliare. Assenti, semplicemente così.»

Papa Francesco è accusato di assumere atteggiamenti populisti. Un’esibizione di povertà, un grande teatro.

«Di populismo fu accusato anche Giovanni Paolo II. Ma indicare un’idea a una massa enorme di persone con un messaggio breve è un’opera gigantesca. Sono popolari, altro che!»

Però l’esercito, cioè la Curia...
«È quello che è.»

L’atrofia della Chiesa produrrà scompensi anche geopolitici?
«Il declino di una religione è segnato dal declino demografico di chi la professa. I segni ci sono tutti. E la forza interiore di una civiltà, la sua capacità di costruire stili di vita condivisi produce anche la forza della resistenza. Quando perdi l’identità perdi anche la tua civiltà.»
Sta dicendo che l’Islam vincerà.

«La storia insegna. Mettiamo da parte i fanatismi e le devianze che esso produce e diciamoci la verità: l’Islam sta vincendo la partita.»

Biografia
Vito Mancuso Dottore in Teologia sistematica, ha studiato tra Milano, Napoli e Roma. Nel 1986 è stato ordinato sacerdote nel Duomo
di Milano: l’anno dopo ha chiesto però di essere dispensato. Oggi è sposato
e ha due figli. A favore di contraccezione e fecondazione assistita, non accetta alcuni dogmi cattolici: l’origine dell’anima,
il peccato originale 
e la dannazione dell’Inferno

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