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Giuseppe Tattara
Il sogno Venezia
3 Aprile 2017
Vivere a Venezia
Introduzione ad un lavoro di rigorosa analisi di un fenomeno devastante (per Venezia e non solo), con la proposta dei possibili rimedi. In calce potete scaricare il testo integrale dello studio, aggiornato al marzo 2017

Introduzione ad un lavoro di rigorosa analisi di un fenomeno devastante (per Venezia e non solo), con la proposta dei possibili rimedi. In calce potete scaricare il testo integrale dello studio, aggiornato al marzo 2017

Venezia è una città molto fragile. E’ fragile in senso strutturale perché la sopravvivenza della città costruita sull’acqua richiede la preservazione della laguna che la circonda, ed è fragile nella sua composizione sociale, a causa dell’esodo della popolazione residente. E’ poi fragile perché il patrimonio artistico di cui dispone è molto delicato, deve essere mantenuto e preservato e ciò richiede un grande impegno culturale e finanziario. L’afflusso turistico incentiva l’esodo della popolazione attraverso l’aumento del valore degli immobili; l’esodo è fenomeno di lunga durata, e va affrontato creando condizioni di lavoro e rendendo di nuovo appetibile il vivere in città.


La crescita ininterrotta dei flussi turistici di questi ultimi anni, a livello globale, rende evidente a un qualsiasi osservatore attento che Venezia è una risorsa deperibile il cui uso diventa di fatto “rivale”, nel senso che l’uso di alcuni va a scapito dell’uso da parte di altri e, in questi casi, la soluzione razionalmente più conveniente è quella di introdurre delle limitazioni all’uso della risorsa, renderne l’uso quindi “escludibile”. Si deve fare una selezione se si vuole mantenere la residenza in città.

Una selezione è necessaria anche se può essere difficile in una città come Venezia; si possono fare dei tentativi che vanno gestiti con molta accortezza. Il primo e più facile consiste nel limitare l’accesso alla città in via indiretta, attraverso la costituzione di una ampia zona a traffico limitato e l’istituzione di adeguati parcheggi scambiatori, dove si possa accedere a navette acquee che portino alla città. Questa politica può essere associata alla costruzione di centri di accesso che “anticipino” ai potenziali visitatori aspetti della città rendendo la visita più consapevole e interessante, incentivino l’arrivo di mezzi meno inquinanti (se la politica tariffaria è adeguata) e scoraggino, almeno in parte l’escursionismo di più ridotta permanenza perché comunque allungano i tempi di ingresso.

La gestione degli accessi può generare nuovi introiti (i parcheggi e le infrastrutture connesse) che sono sempre più necessari alla manutenzione della città. Nel seguito queste misure potranno essere rafforzate con una qualche forma di controllo degli ingressi a luoghi simbolo della città, come Piazza San Marco.

Vanno invece fatti pagare i costi collegati al turismo che devono venire internalizzati a livello locale con un efficace sistema di tassazione per cui il turista paga i costi esterni alla stregua dei residenti e si fa carico del mantenimento della città. I turisti che visitano la città in qualità di escursionisti sono difficilmente tassabili; l’unico strumento cui si può fare ricorso è la prenotazione. La prenotazione ha un costo e chi non prenota la visita è fortemente limitato nell’accesso e nell’uso dei servizi (ad esempio il trasporto può divenire molto caro e/o alcuni percorsi possono essere preclusi). Attualmente i turisti escursionisti spendono in città meno di un residente e generano maggiori costi esterni (diseconomie che non vengono pagate).

E’ necessario poi promuovere forme di permanenza di medio periodo che interagiscano con la residenza e creino con essa dei legami positivi; il viaggio e il soggiorno in un'altra città sono ormai scelte di vita usuali da parte delle classi medie occidentali, una irrinunciabile condizione di libertà e di arricchimento. Si deve in altre parole costruire un modello di accoglienza governata che cerchi di intersecare diversi tipi di mobilità della società contemporanea: la mobilità della componente turistica che è necessaria alla vita economica della città, la mobilità delle nuove forme di residenza urbana, la mobilità della componente studentesca che è meno ricca economicamente, ma stabile e aperta alla vita della città, la mobilità dei lavoratori pendolari che pur non pernottando a Venezia costituiscono elementi fondamentali per mantenere in città un moderno ed efficace settore produttivo. Il settore dei servizi deve alimentarsi di eventi culturali, della nautica e dell’acqua, di congressi che interagiscano con lo sviluppo in città, di istituzioni per lo sviluppo dell’istruzione superiore e della ricerca.
A Venezia il turismo non deve essere affrontato come si trattasse di una emergenza che per altro si ripete negli anni. La politica del turismo deve essere fondata su di una strategia consapevole che trasformi il turismo da fonte di conflitto a pilastro dell'economia di una città viva.
Permane ancora il richiamo internazionale della città. In via XXII Marzo si alternano i grandi nomi della moda e del lusso, e tuttavia l’attrattiva della città potrebbe venir meno se il suo spazio non fosse più percepito come l’emblema del bello, ma la città diventasse una qualunque Las Vegas, sempre affollata ma fasulla. Sulla città insistono pressioni molto forti d’interessi privati immobiliari e commerciali che spingono per la trasformazione del centro storico in un insieme di “beni turistici privati” da consumarsi per lo più individualmente. Molti campi, luogo tradizionale di svago dei bambini veneziani e di incontro degli adulti, sono ora appannaggio esclusivo del turismo, le “botteghe” sono trasformate in bugigattoli che vendono souvenir, pacottiglia cinese, pizze al taglio e kebab.

E’ necessario intraprendere una nuova strada. Il governo della città sa che il centro storico di Venezia è un bene unico e quindi non sostituibile, ma deve essere anche consapevole che l’attrattività della città non è garantita: un pasto cattivo, un trasporto pubblico affollato all’inverosimile, servizi inaffidabili e svolti con supponenza deteriorano la qualità del bene Venezia come risorsa economica. La promozione della residenzialità, il mantenimento degli spazi pubblici con la loro diversità, il controllo e la limitazione delle licenze sono tutti provvedimenti che avranno effetti nel medio e lungo periodo, ma che sono necessari per contrastare il rafforzamento della monocultura turistica, e costituiscono la migliore garanzia perché la ricchezza generata dal turismo continui nel tempo. L’attrattività della città è legata all’esistenza di una città viva, non di una città che si sta trasformando rapidamente in un parco tematico, con una qualità dell’offerta in rapido declino.

Qui potete scaricare il file im formato .pdf: Giuseppe Tattara, Per un turismo sostenibile a Venezia

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