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Roberta De Rossi
«Via libera allo stadio per ripianare i debiti»
18 Marzo 2017
Terra acqua e società
«Il progetto Brugnaro-Tacopina è lo stesso che all’epoca non si fece fare all' allora presidente del Venezia, per la netta opposizione del Consiglio comunale all’idea di un centro commerciale privato ».

«Il progetto Brugnaro-Tacopina è lo stesso che all’epoca non si fece fare all' allora presidente del Venezia, per la netta opposizione del Consiglio comunale all’idea di un centro commerciale privato ». La Nuova Venezia, 17 marzo 2017 (m.p.r.)

Venezia. Che sia la volta buona? Per il sindaco Brugnaro vendere ai privati i terreni del Quadrante di Tessera è l’unica opzione sul tavolo per fare quello stadio di cui si parla da oltre vent’anni: impianto e centro commerciale “Made by Tacopina” e Venezia Calcio, in cambio di soldi per ripianare i debiti dell’immobiliare del Casinò proprietaria dei terreni. Operazione irricevibile per l’opposizione Pd: lo vieterebbe il Piano di assetto territoriale approvato dalla giunta Orsoni. I progetti del Comune. «Sto lavorando con il presidente Tacopina per vendere le aree del quadrante di Tessera dell’immobiliare del Casinò, piena di debiti: i privati fanno stadio, centro commerciale, parcheggi. Non lo facciamo noi, lo fanno loro. Si dice da 20 anni e sto cercando di farlo», ha detto giovedì il sindaco Brugnaro in diretta Facebook, rispondendo alle domande dei redattori della pagina satirica de “Lo Schitto”.

Questione di soldi, chiarisce ora l’assessore al Bilancio e alle partecipate Michele Zuin: «È l’unico progetto fattibile. Cmv, l’immobiliare del Casinò, ha 37 milioni di euro di debiti con il Comune: non ci sono fondi per una nuova sede della casa da gioco e la vendita dei terreni del Quadrante è l’unica soluzione per ripianare i conti e per fare lo stadio. Io l’ho detto da subito che si doveva vendere a fronte dei debiti del Casinò da rilanciare. È anche la Corte dei Conti che ci chiede di tagliare il debito. Ne ho parlato con il sindaco mesi fa, poi è una partita che gestisce esclusivamente lui, in prima persona, con il presidente Tacopina». Questa è l’unica strada individuata dall’amministrazione Brugnaro per far quadrare conti e stadio. Se ne riparlerà tra due settimane, al ritorno del sindaco dal suo viaggio in Brasile.
Il “non si può” del Pd. Ma si può fare uno stadio nel quadrante? No, secondo il capogruppo Pd Andrea Ferrazzi: lo vieterebbero gli strumenti urbanistici e anche l’Ente nazionale per il volo, oltre che l’opportunità politica. «Il Pat, il piano di assetto territoriale, prevede per il quadrante di Tessera una cittadella dello sport e del divertimento, una destinazione direzionale e ricettiva e non è previsto alcun centro commerciale. È escluso perché non ce n’è alcun bisogno: la periferia di Mestre ne è stracolma, hanno impoverito il centro della città», dice Ferrazzi, «lo stesso Pat prevede poi il rilancio del casinò attraverso la realizzazione in quest’area della nuova sede, per renderlo forte e aggressivo sul mercato. Per rilanciare la casa da gioco, strategica per fare cassa per i servizi pubblici, non basta un maquillage, una piccola manutenzione: i casinò funzionano solo all’interno di una cittadella del divertimento». E lo stadio? «Lì non si può fare», insiste il capogruppo Pd, «l’Enac ha già espresso un parere tecnico positivo per il Masterplan 2031 dell’aeroporto, che presuppone vincoli.
Il Quadrante è un’area di pregio, al centro di strade e autostrada, con una fermata Smfr, l’aeroporto, che vale una cinquantina di milioni. La nuova sede del casinò ne costa 20: il Comune venda l’area a privati per realizzare la cittadella, si faccia costruire la nuova sede del Casinò e con la differenza in contanti saldi i debiti della casa da gioco. Il nuovo stadio si può fare sulle aree agricole più a nord: costano molto meno e il Venezia Calcio non dovrà così essere compensato con un centro commerciale del quale non c’è alcun bisogno, anzi».
Ma il Comune può cambiare il Pat: «Tra elaborazione dei progetti, osservazioni pubbliche, risposte alle osservazioni, parere della Regione, voto in Consiglio comunale, nuovo parere in regione passano tre anni». La storia infinita. E si torna alla domanda iniziale: sarà la volta buona? Nella sostanza il progetto Brugnaro-Tacopina è lo stesso che all’epoca non si fece fare all’allora presidente del Maurizio Zamparini, allora presidente del Venezia, prima (sindaco Cacciari) per la netta opposizione del Consiglio comunale all’idea di un centro commerciale privato (di cui poi si è saturata la provincia), poi perché la Regione bocciò il progetto presentato dalla giunta Costa per uno stadio pubblico sull’area, perché non accompagnato da una variante urbanistica. Ne riparlò l’ultima giunta Cacciari con i fratelli Poletti che si dichiaravano «pronti a farlo» e poi sono finiti a processo per bancarotta. Sembrava cosa fatta con la giunta Orsoni e il presidente russo del Venezia Korablin, e anche qui è finita con un fallimento. Ora Brugnaro e Tacopina ci riprovano. e si torna alla domanda iniziale: sarà la volta buona?
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