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Maria Cristina Gibelli
California: alta velocità a rischio?
14 Febbraio 2017
Maria Cristina Gibelli
Sono decenni che il governo americano elabora visioni, strategie e progetti per la realizzazione di un rete di ferrovie ad alta velocità dedicata a collegare le maggiori città degli Stati Uniti....(segue)

Sono decenni che il governo americano elabora visioni, strategie e progetti per la realizzazione di un rete di ferrovie ad alta velocità dedicata a collegare le maggiori città degli Stati Uniti....(segue)

Sono decenni che il governo americano elabora visioni, strategie e progetti per la realizzazione di una rete ferroviaria ad alta velocità dedicata a collegare le maggiori città degli Stati Uniti. Ma, fino ad oggi, con scarso successo. L’ultima iniziativa: il documento strategico proposto dalla amministrazione Obama nel 2009 dal titolo “High-Sped Rail Strategic Plan” che ipotizza la realizzazione in 25 anni di “corridoi di alta velocità ferroviaria” accessibili all’80% dei cittadini americani

Fino ad oggi l’ambizioso progetto è rimasto sulla carta: per i costi elevatissimi, lo scarso entusiasmo di molti Stati ad impegnare risorse pubbliche ingenti, le resistenze della lobby delle autostrade e le abitudini più che consolidate nello stile di vita della popolazione che è completamente auto-dipendente. L’unica, per ora, eccezione è rappresentata dalla California.

La California, oltre a costituire una delle aree a più alto livello di sviluppo economico-tecnologico al mondo, è anche una delle più congestionate e inquinate, appunto per via della totale dipendenza dal trasporto su gomma. I dati sono impressionanti: 170.000 miglia di autostrade che sono, comunque, le più congestionate degli Stati Uniti; una perdita economica, calcolata in 18,7 miliardi di dollari all’anno, per il tempo speso negli spostamenti casa/lavoro e nel consumo di benzina; un aumento del traffico a un ritmo 5 volte più elevato della costruzione di nuove strade o corsie autostradali; un elevatissimo consumo del trasporto aereo anche sulle medie distanze: nella sola tratta fra San Francisco e Los Angeles, 5 milioni di passeggeri annui, con un ritardo di un’ora o più per 1 vettore su 4.

Le previsioni di crescita sono ancora più preoccupanti. Nei prossimi 30-40 anni, agli attuali 38 milioni di residenti si aggiungerà una popolazione pari a quella dell’intero stato di New York, raggiungendo una dimensione demografica alla quale non si può più pensare di continuare a rispondere con una offerta trasportistica “more of the same”.

Nel 2008, i cittadini della California, chiamati alle urne, hanno approvato il progetto della ferrovia ad alta velocità che collegherà San Francisco con Los Angeles. A oggi, si tratta dell’unico in corso di realizzazione, fra i 5 corridoi di alta velocità previsti per le maggiori aree metropolitane statunitensi. Consentirà di connettere le due grandi metropoli in 3 ore, con treni che viaggeranno alla velocità di 200 miglia (circa 320 km) all’ora. La ferrovia dovrebbe essere completata entro il 2029 e si prevede, in prospettiva, la sua estensione anche a Sacramento e San Diego, per una lunghezza complessiva di 800 miglia (con 24 stazioni). L’Agenzia incaricata della gestione del progetto (CHSRA) sta inoltre collaborando con gli altri attori locali per realizzare un piano di modernizzazione dell’intera rete ferroviaria statale.

Ma l’alta velocità è un progetto sul quale si è cominciato a riflettere in California già dagli anni ’80 dello scorso secolo. L’attuale governatore Jerry Brown, che aveva già rivestito questa carica dal 1975 al 1983, ne è stato, e continua ad esserne, il più convinto sostenitore.

In estrema sintesi, i principali passaggi decisionali che hanno portato al decollo del progetto sono stati i seguenti.

Nel 1992, a livello federale, la inclusione del corridoio ferroviario ad alta velocità fra San Francisco e Los Angeles fra i progetti cofinanziati con ISTEA (Intermodal Surface Transportation Efficiency Act ). ISTEA è stata un provvedimento legislativo, fra i più innovativi per l’epoca, dedicato al finanziamento di progetti integrati di pianificazione territoriale e pianificazione dei trasporti pubblici. Finalizzato esclusivamente alla realizzazione di trasporti pubblici su ferro, è stata approvato durante la presidenza Clinton, grazie al deciso impegno ambientalista dell’allora vicepresidente Al Gore. Nel 1993, la costituzione della Intercity High-Speed Rail Commission alla quale è stato affidato il compito di realizzare i primi studi di fattibilità della rete. Infine, nel 1996, la istituzione della California High-Speed Rail Authority (CHSRA) con compiti formali di redazione del progetto e di gestione delle opere: un progetto da sottoporre comunque a referendum popolare, obbligatorio per tutti i grandi interventi di rilevanza sopralocale.

Nei fatti, il referendum popolare, che doveva svolgersi nel 2004, è stato rinviato al 2008 quando, in corrispondenza con le elezioni statali, il 52,7% dei votanti si è espresso a favore della Proposition 1A (Safe, Reliable High-Speed Passenger Train Bond Act for the 21st Century) e della emissione di obbligazioni per 9 miliardi di dollari.

I lavori per la realizzazione della rete ad alta velocità sono effettivamente iniziati soltanto nel 2013 e, malgrado gli altissimi, e crescenti, costi, e la decisa opposizione manifestata dai gruppi di interesse strettamente collegati alla ‘lobby autostradale’, hanno continuato a procedere.

L’articolo del San Francisco Chronicle, riportato nel NYT del 13 febbraio , descrive l’andamento dei lavori e il fervore dei cantieri, ma anche la preoccupazione che alle inevitabili opposizioni locali venga ad aggiungersi una opposizione che potrebbe, quella sì, rappresentare un colpo mortale per il destino del progetto.

Riuscirà Trump a bloccare i lavori in corso della prima linea di alta velocità ferroviaria negli Stati Uniti? Gli basterebbe sospendere i finanziamenti del governo federale nei confronti di uno Stato, la California, che il neo-eletto ‘presidente/dittatore’, portatore degli interessi e delle aspirazioni dell’estrema destra più reazionaria, ha già più volte definito, con il suo garbo istituzionale, “fuori controllo”.

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