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Serena Giannico
Il resort costruito sui detriti
24 Gennaio 2017
Invertire la rotta
«I due puntini rossi indicano il resort Rigopiano, all’interno di una zona che gli esperti della Regione hanno considerato a elevato rischio »Articoli di Marco Imarisio, Serena Giannico tratti dal

«I due puntini rossi indicano il resort Rigopiano, all’interno di una zona che gli esperti della Regione hanno considerato a elevato rischio »Articoli di Marco Imarisio,corriere della sera, la Repubblica, il manifesto, 24 gennaio 2017 (c.m.c.)

corriere della sera
IL RESORT COSTRUITO SUI DETRITI
DELLA VALANGA DEL 1936
E SCATTA UNA NUOVA INDAGINE
SUI LAVORI DI AMPLIAMENTO.
di Marco Imarisio

Pescara. Carta canta. Per almeno due volte. Nel 1991 la Regione Abruzzo decide di dotarsi di una mappa che segnala eventuali criticità sul proprio territorio. Si tratta di un debutto, reso necessario dalle alluvioni e dallo sciame sismico del biennio precedente. La carta ufficiale mostra come l’hotel Rigopiano sia al centro di un’area con colate detritiche, dette conoidi. A farla breve, un lembo di terreno rialzato rispetto alla superficie intorno per via dell’accumulo di materiale caduto dall’alto. Nel dicembre del 2007 quel documento diventa una specie di Vangelo ambientale, perché viene adottato tale e quale com’era dalla Giunta che sulla base delle sue segnalazioni approva il nuovo Piano di assetto idrogeologico.

Con il senno di poi si può fare di tutto, ma è vero che quelli riportati sopra non sono giudizi, ma semplici dati rilevati dai documenti ufficiali presenti sul sito della Regione. Sono stati resi pubblici dal Forum H2O, filiazione diretta dei comitati per l’acqua pubblica. Attivisti, ingegneri e operatori ambientali militanti. I due puntini rossi che indicano il Rigopiano, ponendolo all’interno di una zona che gli esperti della Regione hanno considerato a elevato rischio di «anche precipitazione ambientale» sono il punto di partenza che ha portato la Procura di Pescara ad acquisire la loro denuncia.

«L’elemento conoscitivo non è stato trasformato in un vincolo che avrebbe obbligato a non costruire o a farlo seguendo direttive che avrebbero fatto impennare i costi». Da qui in poi ogni elemento diventa opinione, quindi confutabile. Come quella di Augusto De Sanctis, presidente del Forum, convinto che non sia stata sciatteria, ma una pura questione di soldi. L’hotel Rigopiano era una struttura preesistente, in una zona dove nel 1936 si era verificata una valanga di portata paragonabile a quella che mercoledì scorso ha fatto strage.

A quel tempo, nella valle sorgeva solo un rifugio. Secondo il Forum H2O questo non è importante, perché i tempi di ritorno di questi fenomeni estremi sono molto lunghi. Come per le piene dei fiumi, possono avere una ciclicità plurisecolare, raggiungendo aree che ai non addetti ai lavori sembravano tranquille. «È per questo» aggiunge De Sanctis «che esistono le carte del rischio, basate sugli eventi già noti ma soprattutto sulle caratteristiche specifiche del terreno in questione».

L’accusa esplicita è questa: l’ultima ristrutturazione, avvenuta tra il 2007 e il 2008, «ha ampliato le capacità ricettive della struttura e quindi il rischio intrinseco», quando invece c’erano tutti gli elementi per accorgersi dei problemi. Almeno una parte di colpa nel disastro sarebbe quindi da attribuire a quegli ultimi lavori, autorizzati da una delibera del comune di Farindola il 30 settembre 2008 che divenne oggetto di una inchiesta e di un processo per corruzione e abuso di ufficio, chiusi nell’aprile del 2016 con l’assoluzione «perché il fatto non sussiste» di tutti gli imputati. Sindaco, assessore e consiglieri comunali.

I reati erano prescritti da tempo. «Ma la completezza dell’istruttoria impone il vaglio delle risultanze dibattimentali» scrissero i giudici nelle motivazioni della sentenza. La Del Rosso srl, titolare dell’hotel, aveva preso possesso di alcuni terreni limitrofi dei quali era proprietario il Comune, e li aveva utilizzati per espandere la ristrutturazione in corso. I magistrati ipotizzarono uno scambio di denaro in cambio della sanatoria, che si rivelò inesistente.

La valutazione dei giudici su quei lavori differisce non poco da quelle di Forum H2O. «Non soltanto non emerge alcun profilo di illegittimità nella delibera adottata, ma non può ravvisarsi neppure un esercizio dei pubblici poteri non improntato a imparzialità e buon andamento. Infatti, l’occupazione abusiva, che riguardava una porzione di terreno piuttosto esigua (1.700 metri quadrati), tenuto conto della collocazione geografica, un’area di montagna totalmente disabitata e destinata a pascolo, fu sanata e stabilito per la sua occupazione un canone ritenuto congruo».

Non è un precedente da poco. Le ultime modifiche del Rigopiano hanno superato indenni il verdetto dell’aula. Quelle meno recenti risalgono alla notte dei tempi. La nuova inchiesta della Procura su come e perché l’hotel Rigopiano sia stato costruito in un’area dove sono presenti colate di detriti, rischia di avere un valore esclusivamente storico.

la Repubblica
LA PREFETTURA NEL MIRINO ,GLI AMBIENTALISTI ACCUSANO «HOTEL COSTRUITO SUI DETRITI»
«I soccorsi partiti dopo ore. Ma anche i documenti sulla morfologia del territorio. L’indagine per “disastro colposo”»

Pescara. L’indagine punta verso la Prefettura di Pescara. Ovvero verso il luogo che tutto ha gestito, durante le giornate dell’emergenza prima, durante e dopo la valanga che ha sepolto l’hotel Rigopiano: il Ccs, il Centro di coordinamento del soccorso che il prefetto Francesco Provolo ha attivato nella mattinata di mercoledì, subito dopo la prima scossa di terremoto. La “situation room” che si trova al piano terra del palazzo di piazza Italia e dove sono rappresentate tutti gli enti e le forze dell’ordine, la protezione civile, i vigili del fuoco.

Del resto non poteva essere altrimenti. Qui sono arrivate le segnalazioni dei cittadini e dei comuni dell’intera provincia, sommersi dalla neve e terrorizzati dai quattro terremoti. Qui sono state raccolte le telefonate del superstite Giampaolo Parete e del suo datore di lavoro Marcello Quintina, sottovalutate e ritenute, nel caso di Quintina, una delle tante bufale che circolavano quel giorno. Tant’è che la polizia identificherà nelle prossime ore l’alta funzionaria della Prefettura che rispose al telefono.

Dal Ccs, infine, sono state gestite le turbine spazzaneve e sono stati coordinati i soccorsi all’hotel, una volta realizzato — con ritardo — la gravità di ciò che era successo a Ferindola. «Tutti i problemi e le interferenze nel flusso delle comunicazioni avvenuti nel post-valanga hanno provocato ritardi che verosimilmente ammontano a circa un’ora», spiega il procuratore aggiunto Cristina Tedeschini, titolare insieme al pm Andrea Papalia, del fascicolo aperto per “disastro colposo” e “omicidio colposo plurimo” al momento contro ignoti. Aggiungendo: «L’incidenza del ritardo non è di particolare rilievo». Come a dire: ciò su cui stiamo lavorando non è tanto il dopo, ma il prima. E infatti saranno sentiti funzionari e dirigenti della provincia e della Prefettura e sarà acquista tutta la documentazione relativa al Ccs.

Il prima, dicevamo. Il fascicolo d’indagine della procura di Pescara si arricchirà presto con la Mappa geomorfologica dei bacini idrici della regione Abruzzo, un documento che è stato reso noto dal Forum H20 Abruzzo e che testimonierebbe come l’hotel Rigopiano sia stato costruito sopra colate e accumuli di detriti preesistenti, compresi quelli da valanghe, all’imbocco di un vallone. Non esattamente la posizione ideale dove tirar su una struttura del genere, oltretutto aperta al pubblico. Altro filone d’indagine, quello relativo al piano valanghe: gli inquirenti si recheranno presto alla Regione Abruzzo all’Aquila per prendere il Piano, previsto da una legge del 1992. A Repubblica risulta che in 25 anni non sia stata fatta una mappatura completa a causa della scarsezza delle risorse economiche, e che tra le aree non coperte ci sia proprio il comune di Farindola.

Quindi il sindaco Ilario Lacchetta, che ha dichiarato di non aver mai ricevuto nemmeno il bollettino Meteomont relativo al mercoledì della tragedia, non poteva sapere se il suo territorio fosse ad alto rischio slavine o no. Ma è tutta la posizione “geologica” dell’albergo a interessare gli investigatori, che infatti vogliono rivedere le relazioni sulla ristrutturazione dell’hotel e le carte del processo per corruzione (conclusosi con una sentenza di assoluzione) su un episodio che risale al 2007. Si vuole capire, al di là della vicenda penale chiusa definitivamente, se la concessione edilizia ottenuta dai proprietari dell’hotel sia in regola e conforme ai vincoli imposti dal Parco del Gran Sasso.

Intanto si deve aggiornare, in negativo, il bilancio della strage. Col recupero di altri quattro corpi, il numero delle vittime sale a nove: tra loro Linda Salzetta, sorella di Fabio, il manutentore sopravvissuto. Non si placa nemmeno la rabbia dei familiari. «Quelli che sono morti sono stati uccisi, quelli che ancora non si trovano sono stati sequestrati contro il loro volere. Avevano le valigie pronte e volevano rientrare», si sfoga Alessio Feniello, papà di Stefano, il 28enne ancora tra i dispersi.

il manifesto
«L’HOTEL RIGOPIANO COSTRUITO SUI DETRITI DI FRANE PRECEDENTI»

«Cumuli di rabbia. Ritrovato il corpo del settima vittima. Oggi i primi funerali a Penne e Farindola Si indaga anche sulle comunicazioni tra l’albergo e le istituzioni comunali e provinciali»

«L’ipotesi operativa è che la slavina possa non aver raggiunto e saturato tutti i locali, che ci sia un cuore della struttura dove non sia arrivata. Se poi lì dentro possano esserci condizioni di vita, questo non lo sappiamo». Va avanti ininterrotto il lavoro dei soccorritori tra le macerie dell’Hotel Rigopiano a Farindola (Pescara). «Proseguiamo nell’esplorazione dei locali – dice Luca Cari, portavoce dei vigili del fuoco -, seguendo la speranza di trovare ancora superstiti, anche se non c’è alcuna certezza. Stiamo procedendo da stanza a stanza, stiamo aprendo varchi in muri anche da ottanta centimetri. Siamo riusciti a sfondare con un escavatore quella montagna di ghiaccio che ci impediva di far giungere i mezzi pesanti fino al complesso turistico».

Sepolta da 120.000 tonnellate di massi, pietre e neve, come 4.000 tir carichi. Il fronte di distacco della massa nevosa aveva una larghezza di 500 metri e una lunghezza di 250, con uno spessore di 2,5 metri. Questo evidenziano gli studi del servizio Meteomont dei carabinieri, che stanno esaminando dimensione e forza d’impatto della valanga che ha devastato l’albergo, sotto cui si trovano ancora in 22. Nelle scorse ore, infatti, sono stati trovati altri 2 corpi.

Attualmente sono 7 le vittime accertate (ieri è stato ritrovato il corpo di una donna), 11 sopravvissuti: tra questi ultimi 4 bambini, che stanno bene. Oggi si svolgeranno i primi funerali. Mentre ieri, nel vano caldaie, sono stati recuperati vivi tre splendidi cuccioli di pastore abruzzese. «E ciò rafforza ogni speranza…».

«Ma quel resort – denuncia il Forum Acqua Abruzzo – sorge su un letto di detriti di vecchie frane». «Per l’area del Rigopiano – spiega Augusto De Sanctis, Forum H2O – la prima mappa elaborata dalla Regione Abruzzo che segnalava criticità importanti è del periodo 1989-1991 ed è stata ripresa tal quale e, quindi, confermata dalla Giunta regionale con delibera numero 1383 del 27 dicembre 2007, con la quale è stato adottato il Piano di assetto idrogeologico. Le due carte ufficiali mostrano inequivocabilmente che l’hotel è costruito al centro di un’area con colate detritiche, dette conoidi. Sorge, cioè, su una zona rialzata formata proprio dai detriti che arrivano giù dal canalone a monte dell’albergo. Insomma al momento della ristrutturazione principale, avvenuta circa dieci anni fa, che ha ampliato le capacità ricettive e quindi il rischio intrinseco, c’erano tutti gli elementi, sia sul terreno, sia nelle carte, per accorgersi dei problemi». Che, dunque, erano noti da un pezzo».

Purtroppo, però, – fa ancora presente De Sanctis – «in questa circostanza risalta anche la gravissima omissione della Regione Abruzzo che ha elaborato una legge sulle valanghe 25 anni fa, la 47/1992, in cui si prevedeva l’inedificabilità per le aree a rischio potenziale di caduta e la chiusura invernale delle strutture in caso di pericolo. La mappa in 25 anni non è stata mai redatta».

Alcuni di questi aspetti saranno approfonditi dall’inchiesta della magistratura che ha aperto un fascicolo per omicidio plurimo e disastro colposo. Indagano il procuratore aggiunto di Pescara, Cristina Tedeschini, e il pubblico ministero Andrea Papalia. «Gli accertamenti – spiega Tedeschini – vertono sulle circostanze relative alle decisioni sull’apertura e lo stato di esercizio dell’hotel e sulla viabilità di accesso, la formazione e successiva caduta della valanga, l’allerta slavine lanciata da giorni. Siamo alle battute iniziali, non ci sono al momento scenari diversi da quelli che tutti possono immaginare».

Attenzione rivolta anche alle «comunicazioni telefoniche, via whatsapp e scritte» da e verso l’albergo. «Ci sono state interferenze – dichiara – inefficacia nei flussi comunicativi, ma al momento non tutto appare rilevante». Alla domanda sul ritardo con cui sarebbero stati attivati i soccorsi dopo l’allarme lanciato da Quintino Marcella, il magistrato risponde che «disfunzioni e magari ritardi da parte della sala operativa nel recepire l’importanza di una segnalazione sono un fatto registrato. Che questa incomprensione, sottovalutazione o ritardo possa aver avuto una qualunque conseguenza causale sulla efficacia dell’azione di soccorso, è da dimostrare. Al massimo sballa un’ora. Avete visto quanto tempo ci vuole per arrivare lì».

Nel mirino poi la mail, una sorta di sos, inviata dall’Hotel Rigopiano. E’ lo scorso 18 gennaio e, dopo il succedersi di forti scosse di terremoto e di intense nevicate, l’amministratore dell’Hotel Rigopiano, Bruno Di Tommaso, invia una mail al prefetto di Pescara, al presidente della Provincia, alla polizia provinciale e al sindaco di Farindola. «Vi comunichiamo – recita il messaggio – che a causa degli ultimi eventi la situazione è diventata preoccupante. In contrada Rigopiano ci sono circa 2 metri di neve e nella nostra struttura al momento 12 camere occupate (oltre al personale). Il gasolio per alimentare il gruppo elettrogeno dovrebbe bastare fino a domani, data in cui ci auguriamo che il fornitore possa effettuare la consegna. I telefoni invece sono fuori servizio. I clienti sono terrorizzati dalle scosse e hanno deciso di restare all’aperto.

Abbiamo cercato di fare il possibile per tranquillizzarli ma, non potendo ripartire a causa delle strade bloccate, sono disposti a trascorrere la notte in macchina. Con le pale e il nostro mezzo siamo riusciti a pulire il viale d’accesso, dal cancello fino alla Ss42. Consapevoli delle difficoltà generali, chiediamo di predisporre un intervento al riguardo. Certi della vostra comprensione, restiamo in attesa di un cenno di riscontro». Appello ignorato da tutti.

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