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Tomaso Montanari
Italia Nostra contro la 'riforma' Franceschini
11 Aprile 2016
Beni culturali
«Mentre si moltiplicano le adesioni alla manifestazione del prossimo 7 maggio per l'articolo 9, Italia Nostra prende una posizione forte e chiara sulla 'riforma' Franceschini dei Beni culturali». La Repubblica online.,blog"Articolo 9", 11 aprile 2016

«Mentre si moltiplicano le adesioni alla manifestazione del prossimo 7 maggio per l'articolo 9, Italia Nostra prende una posizione forte e chiara sulla 'riforma' Franceschini dei Beni culturali». La Repubblica online.,blog"Articolo 9", 11 aprile 2016


Completata la disarticolazione delle istituzioni di tutela. Un esito che investe la responsabilità del parlamento

Il più recente decreto del ministro di attività e beni culturali e turismo (n. 44 del 23 gennaio) completa il disegno di dissoluzione del compatto sistema della tutela di patrimonio e paesaggio voluto dall'art.9 della costituzione. Portando al parossismo l'assurda scomposizione di tutela e valorizzazione (endiadi inscindibile, essendo la valorizzazione funzione essenziale della tutela), la riforma dell'estate 2014 già ha rotto il nesso organico tra soprintendenze e musei, dimenticando che le soprintendenze sono nate come soprintendenze alle gallerie e che proprio le pubbliche raccolte sono state le attive fucine della tutela del contestuale patrimonio diffuso del nuovo stato unitario. Dichiaratamente per esaltare le attrattive turistiche, è stata operata una arbitraria selezione di qualità dei musei espulsi dalle soprintendenze (secondo due ordini di importanza, di prima e seconda categoria!) riconosciuti degni di autonoma gestione, con reclutamento dei direttori attraverso un concorso internazionale che ha privilegiato le esibite doti manageriali, non certo le specifiche competenze di studio delle singole raccolte maturate negli anni all'interno degli stessi istituti.

Tutti gli altri musei, ritenuti “minori” secondo una assurda gerarchia, sono stati alla rinfusa assemblati in una sovrastruttura burocratica, modellata non certo per riconosciute aree culturali, ma secondo il ritaglio del territorio regionale, il polo museale, mentre tutti, supermusei e no, fanno capo a una apposita direzione generale, concettualmente e funzionalmente ingiustificabile. Mentre il più recente decreto del ministro (art. 7, comma 2) vara la libera circolazione dei beni da un museo all'altro del “polo” o tra i distinti istituti del supermuseo, così definitivamente smarrite le specifiche identità.

All'artificioso accorpamento dei musei “minori” nei poli museali fa riscontro l'assemblaggio di tutte le soprintendenze di merito, con lo sconvolgimento di consolidati assetti funzionali e di servizi. Da ultimo, accorpate anche le soprintendenze all'archeologia fino ad oggi funzionalmente e unitariamente organizzate per vaste aree culturali come efficienti sedi di studio, ora invece frantumate nei più numerosi istituti di approdo. Quando invece il raccordo tra i distinti ambiti di tutela nei non frequenti casi di convergenti competenze di merito è stato ed è agevolmente altrimenti assicurato, essendo un palese pretesto l'addotta esigenza di più pronta determinazione nei confronti dell'attesa dei privati interessati. E anche alle accorpate soprintendenze l'ultimo decreto ministeriale (art. 4, comma 4) estende il criterio di reclutamento dei direttori, aperto al personale amministrativo anche di provenienza esterna alla amministrazione dello stato, con la mortificazione delle competenze di merito maturate nell'esercizio operoso della tutela.

Di fronte allo sconvolgimento del consolidato sistema di diffusa presenza territoriale nel nesso solidale tra istituti museali e cura dei contesti di necessario riferimento, che costituisce la originale caratterizzazione della istituzione della tutela nel nostro paese (indicata come esemplare anche nel panorama europeo), sembra ad Italia Nostra che ne sia investita la responsabilità del Parlamento. Perché necessariamente verifichi se l'esito dei distinti e disorganici provvedimenti legislativi che pur hanno legittimato la recente riforma nella organizzazione del ministero della tutela di paesaggio e patrimonio storico e artistico abbia corrisposto alla esigenza di piena attuazione del precetto costituzionale o non abbia invece gravemente indebolito l'esercizio di una funzione della Repubblica cui è riconosciuto il ruolo di assoluta primarietà rispetto ad ogni altro interesse sia pure di rilevanza pubblica. E sappia quindi adottare le doverose misure, anche nella prospettiva della delegata riforma della pubblica amministrazione (escluse innanzitutto ogni presunzione di silenzio-assenso e la dipendenza delle soprintendenze dalle prefetture), idonee a ripristinare quel ruolo.

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