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Antonio Padellaro
Non é colpa di Le Pen se gli altri sbagliano
8 Dicembre 2015
Articoli del 2015
«Non sarebbe meglio comprendere, finalmente, le ragioni che spingono milioni di cittadini europei ad abbracciare idee e programmi “sbagliati”, poiché quelli “giusti” stanno sostanzialmente fallendo?».

«Non sarebbe meglio comprendere, finalmente, le ragioni che spingono milioni di cittadini europei ad abbracciare idee e programmi “sbagliati”, poiché quelli “giusti” stanno sostanzialmente fallendo?». Il Fatto Quotidiano, 8 dicembre 2015 (m.p.r.)

La risposta esatta al successo del Front National in Francia arriva da un altro mondo, il Venezuela, dove in altre elezioni e con altri problemi, Nicolás Maduro, il caudillo travolto dai suoi nemici politici, non ha evocato l’apocalisse e ha preso atto del risultato: “Noi sconfitti ma ha vinto la democrazia”.

Forse il pessimo erede di Hugo Chavez non aveva scelta ma ritornati nel nostro continente ci chiediamo a cosa serva la demonizzazione dei seguaci di Marine e Marion Le Pen, la descrizione di milioni di elettori come dei nazifascisti con le teste rasate oppure dei subumani invocanti l’immediata espulsione di tutti i musulmani dai confini francesi. Certo, domenica sera, di teste rasate ce n’erano in giro a festeggiare, senza contare che le “soluzioni finali” hanno radici profonde nel Paese della Marsigliese ma anche dei collaborazionisti di Vichy. Però, nelle foto dell’esultanza dell’estrema destra, non si vedono camicie brune bensì signori dall’aria benpensante (che forse la volta scorsa avevano votato Sarkozy), alcune dame finte bionde sintoniche alle Le Pen e molti giovani in giacca e cravatta. Insomma, facce della stessa antropologia che in Italia vota per Matteo Salvini, che in Germania riempie le piazze contro la Merkel e le sue aperture ai rifugiati siriani, che ha fornito consensi plebiscitari ai governi xenofobi in Ungheria e Polonia.
Anche se da essi tutto ci divide (e per chi scrive è certamente così), cosa vogliamo fare? Dequalificarli tutti come elettori di serie B, appestati politici da tenere a distanza con una sorta di razzismo alla rovescia? O non sarebbe meglio comprendere, finalmente, le ragioni che spingono milioni di cittadini europei ad abbracciare idee e programmi “sbagliati”, poiché quelli “giusti” stanno sostanzialmente fallendo? Se «in una delle maggiori società dell’Occidente un terzo dei suffragi ha scelto il partito che più rappresenta la collera, il risentimento, l’odio, la paura del terrorismo» (Bernardo Valli), si tratta di una reazione isterica di massa? O di sentimenti diffusi a cui la sinistra di Hollande e la destra moderata di Sarkozy non hanno saputo dare la risposta giusta, regalandoli alla risposta sbagliata anti-immigrati e islamofoba della destra radicale?
E se in termini tattici è comprensibile, in vista dei ballottaggi di domenica prossima, la ricerca di un compromesso tra socialisti e centrodestra per arginare l’offensiva del FN, in procinto di annettersi sei grandi regioni, sarà sufficiente ricreare lo spirito del Front Républicain per arginare la deriva lepenista che rifiuta l’euro e invoca il ripristino della pena di morte? O una volta salvato il salvabile non sarebbe meglio un profondo esame dei vizi e degli errori commessi in questi decenni, a targhe alterne, dalle forze “repubblicane”, dalla politica che si sente buona. Il governo socialista che con le stragi di Charlie Hebdo e del 13 novembre ha mostrato di sé il peggio quanto a impreparazione e superficialità. E l’opposizione conservatrice la cui esistenza è certificata soprattutto dagli scandali da cui deve difendersi il suo malconcio leader Sarkozy.
E sul voto di domenica non avrà avuto anche il suo peso la ragazza Marion che a dispetto del credo reazionario e antiabortista (via le sovvenzioni alle associazioni “multiculturaliste”) impone l’immagine di una politica nuova, femminile, senza scheletri nell’armadio, non più rappresentata dai vecchi politicanti tromboni, attenti soltanto alla conservazione dei propri privilegi? Un po' come in Italia il M5S, o Podemos in Spagna ma con molti meno rischi per la democrazia. Se la Francia repubblicana saprà apprendere la lezione del 6 dicembre, il lepenismo 2.0 potrà essere una delle tante malattie ricorrenti ma guaribili dei sistemi dediti all’autoconservazione. Altrimenti, aspettiamoci un nuovo Houellebecq e una Sottomissione francese riveduta e corretta. Non più un governo islamico moderato che impone lo studio del Corano e consiglia la poligamia, ma una giunta di fascisti in doppiopetto (con l’aggiunta di qualche testa rasata) che persegue la discriminazione etnica e distribuisce armi ai cittadini per la difesa della razza bianca.
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