loader
menu
© 2024 Eddyburg
Ilaria Carra
Cubo Apple in piazza Liberty: presentato il progetto di Norman Foster
18 Dicembre 2015
Milano
La discussa sostituzione di una sala cinematografica centrale con uno dei simboli assoluti della globalizzazione griffata archistar: nuove funzioni di qualità, o banale appiattimento commerciale?

La discussa sostituzione di una sala cinematografica centrale con uno dei simboli assoluti della globalizzazione griffata archistar: nuove funzioni di qualità, o banale appiattimento commerciale? La Repubblica Milano, 18 dicembre 2015, con postilla e contropostilla

Una grande struttura di vetro sopra, nello stile di tutti i loro store nel mondo che poi si sviluppano al piano sotto. E disegnata da un architetto di fama internazionale come Norman Foster. Apple ha presentato alla giunta, in via informale, il progetto del megastore che vuole realizzare in piazza Liberty, al posto degli spazi dell’ormai ex cinema Apollo.

Chi l’ha visto racconta che il progetto dell’archistar inglese prevede appunto una scatola di cristallo che spunterà in piazzetta Liberty e una grande scalinata che porterà giù allo store, che da solo darà lavoro a 200 addetti negli spazi finora occupati dal cinema. Il richiamo al mondo cinematografico, richiesto da più parti in città, è stato rispettato: sulle facciate di vetro ci sarà la possibilità di proiettare immagini di grandi film italiani e stranieri, come fossero maxischermi. Non solo. La multinazionale di Cupertino ha inserito nel suo progetto anche molti alberi nella piazza e una fontana con giochi d’acqua.

La sovrintendenza avrebbe già dato un parere positivo al progetto di Foster. Nei prossimi giorni partirà ufficialmente anche l’iter urbanistico mirato a ottenere il permesso di costruire convenzionato. L’obiettivo della Mela è quello di aprire in città entro il 2017. E di realizzare non un semplice negozio, avrebbero raccontato i collaboratori di Norman Foster alla giunta, ma uno spazio che si inserisca perfettamente nel contesto della città con l’obiettivo di diventare un luogo rappresentativo di Milano. «L’intervento è di grande qualità — spiega l’assessore all’Urbanistica, Alessandro Balducci — l’obiettivo è di rendere il luogo molto vivo».

Da anni Apple tentava lo sbarco milanese senza trovare però la sede adatta. La notizia dell’addio del cinema Apollo, un paio di mesi fa, aveva diviso la città. Ormai però è praticamente cosa fatta il passaggio di proprietà del cinema, uno dei pochissimi che erano rimasti in centro, dall’Immobiliare Cinematografica alla società di Cupertino. Il progetto va ancora definito in alcuni dettagli e poi approvato. Poi i fan della Mela morsicata saranno accontentati.

postilla

In principio era la protesta di chi vedendo spegnersi l'ennesimo schermo cinematografico in centro storico lamentava sia la fuga di alcune attività verso le brume indistinte dello sprawl metropolitano di multisale, o la loro scomparsa, sia il rischio concreto che le residue funzioni «normali». In una città che ha già nei decenni visto cancellata residenza, negozi, servizi, scompaiano sotto l'alluvione del processo soprannominato in tutto il mondo «Clone Town», e che vede una piccola manciata di marchi e loghi, a loro volta rigidamente gerarchizzati e inquadrati nelle relazioni reciproche, invadere come un esercito ogni spazio urbano disponibile. Da ora in poi, presumibilmente il dibattito locale si focalizzerà invece soprattutto sulla qualità del progetto di architettura griffato e il tipo di spazio pubblico-privato che va a definire. Resta però aperta la questione speculare, di un processo anche potenzialmente positivo, se si pensa che di Apple Store ufficiali nell'area metropolitana milanese ce ne sono già due, localizzati in due centri commerciali rispettivamente della Tangenziale Est (al Carosello di Carugate) e Ovest (al Fiordaliso di Rozzano), e questo Cubo di Foster rappresenterebbe invece un ritorno all'ovile. E certamente di una attività che induce molto movimento e vita a tutte le ore, se si pensa al flusso di clienti sia per l'acquisto che i servizi del cosiddetto Genius Bar, il quale visto da una certa prospettiva è l'equivalente terzo millennio della bottega del ciclista o del calzolaio. Certo, poi ognuno ha le due opinioni, sperando non si tratti di pregiudizi dettati dal sospetto (f.b.)


Contropostilla.
Il miocommento a questo articolo,che racconta uno dei mille episodi analoghi che avvengono ovunque, sarebbe stato, ed è, del tutto diverso. A me non sembra rilevante che in una determinata area vengano indotti movimenta e vita perchè quell'area possa essere definita un soddisfacente sopazio pubblico. E i frequentatori di eddyburg lo hanno certamente appreso. Nè m'interessano molto le polemiche sulla scomparsa o meno dinunìa sala cinematografica nel centro di una città

A me vengono in mente altre considerazioni, più drammatiche di quelle che hanno suscitato l'attenzioneBottini. La prima, indubbiamente marginale, è che logica formale dell’edificio della Apple è del tutto uguale a quella che condusse Ieho Wing Pei a realizzare il nuovo ingresso al Grand Louvre a Parigi. Ciò testimonia la scarsa creatività di alcune archistar o dei loro uffici. Ma ciò che soprattutto mi colpisce sono le differenze abissali della sostanza: queste ci fanno comprendere la profondità dell’abisso nel quale siamo precipitati in un quarto di secolo. A Parigi si è trattato di ampliare e rafforzare, con sapienti interventi di diversi campi del sapere, un gigantesco patrimonio culturale dell'umanità Milano di costruire la vetrinai uno dei peggiori protagonisti dalla commercializzazione fine sìa se stessa (e.).

ARTICOLI CORRELATI

© 2024 Eddyburg