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Sandro Roggio
Eccellenze uffa
26 Settembre 2015
Articoli del 2015
«A un pontefice non si può chiedere di entrare nel merito di ogni caso, ed è curioso che tanti miscredenti, come me, si trovino ad auspicare iniziative di Francesco dirette e appuntite. Che so, un paio di scomuniche esemplari». L

«A un pontefice non si può chiedere di entrare nel merito di ogni caso, ed è curioso che tanti miscredenti, come me, si trovino ad auspicare iniziative di Francesco dirette e appuntite. Che so, un paio di scomuniche esemplari». L

a Nuova Sardegna, 26 settembre 2015

Nessuna obiezione all'Enciclica. Tutti d'accordo, pure chi non avrebbe vantaggi se prevalessero- come auspicato pure dall'ONU - “altri modi di intendere l’economia e il progresso” (Laudato si', § 16). E se il Papa decidesse di smascherare le adesioni più corrive, avrebbe un gran daffare. Pure in Sardegna servirebbe qualche sua autorevole precisazione, visto che la Saras di Moratti lo ha ringraziato in uno spot sulla propria singolare conversione ecologista.

È vero: a un pontefice non si può chiedere di entrare nel merito di ogni caso, ed è curioso che tanti miscredenti, come me, si trovino ad auspicare iniziative di Francesco dirette e appuntite. Che so, un paio di scomuniche esemplari: alla Syndial, che a Porto Torres ha disperso in terra e in mare non si sa quanti rifiuti tossici; ai colpevoli del disastro di Portoscuso, dove la catena alimentare è corrotta senza tornaconti. Una gran pena: scolpita nella faccia di chi è vittima dell'impoverimento di quei luoghi, lo stesso smarrimento descritto nella vignetta di Altan: “Cos'ho dottore?/Niente, ha perso tutto”.

La Sardegna non potrà essere risarcita da condanne - neppure all'inferno - di chi ha contaminato 450mila ettari di terra, trasformato spiagge e scogliere in piedistalli di brutte case, speculato oltre ogni limite su vento, sole, sottosuolo, tappato corsi d'acqua, simulato guerre con bombe vere, appiccato incendi senza tregua - l'ultimo nella costa di Alghero.

Fermare questa distruzione non è facile per amministrazioni locali spesso disarmate più che inerti (evviva se dopo 10 anni il governo Pigliaru attua le previsioni del Ppr per frenare la diffusione degli impianti eolici). Gli insuccessi sono più probabili senza lo schieramento di tutte le istituzioni dalla parte del buon governo del territorio, del quale più cose si sanno è meglio è. Ma la “coscienza di luogo” - presupposto per ogni progetto - manca da un po' in questo Paese, nel solco del difetto avvertito da Pasolini 40 anni fa: “il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia”.

Una verità le devastazioni. Ampiamente sottostimate se si considera la bassa densità della popolazione (la Sardegna è tra le 4 Regioni in cima alla classifica degli abusi edilizi: quindi al primo posto). Inutile minimizzare il ciclo di trasformazioni subite, dipendenti da bisogni remoti; penso al 60% del patrimonio boschivo bruciato nell' '800 in Continente, per lo sviluppo lì; e mi interrogo sul programma di fare pellet dagli alberi del Marganai.

Nulla di nuovo, copio e incollo le parole Foucault: «il potere è localizzato in un centro sovrano che impone la sua legge dall’alto verso il basso». E il pensiero va dritto a SbloccaItalia, alla legge voluta da Renzi contro la quale 6 Regioni NO-Triv hanno deciso - dal basso - di ricorrere alla Consulta. Non la Sardegna (?) che conviene ora con i referendari, viste le proteste di molte comunità allarmate. Un' inquietudine più estesa di quanto si immagini, in un quadro reso più drammatico dallo spopolamento progressivo di vaste aree.

C'è chi vorrebbe premere il tasto reset, via dalla memoria le mappe delle aggressioni ai paesaggi e dei veleni; d'altra parte, si sa, mancano le risorse e non c'è bonifica che potrà restituirci il Sulcis com'era, a sicut erat. Nel frattempo siamo rassicurati dalle eccellenze ad uso del racconto sfuggente e del branding. La Sardegna all'Expo, buona e bella, leggendaria grazie alle eccezioni - statisticamente dappertutto - enfatizzate a dismisura. La longevità di alcune famiglie, qualche olivastro millenario, la vittoria del ciclista Aru, un pecorino esaltato dallo chef, non possono diventare banner per appannare la ordinaria mediocrità. Il cibo? Nell'isola agropastorale 8 bistecche su 10 vengono da fuori ed è molto lungo l'elenco di generi alimentari “tipici” che importiamo in questa misura.

Le eccellenze ruggenti all'Expo, come i leoni di Metro Goldwyn Mayer, preannunciano un bel film. Meglio guardarlo tutto. E sulle trivelle occhi spalancatati come quelli del gigante di Cabras. La campagna referendaria è compito nostro, il Papa ha già detto.

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