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Adriano Sofri
Quell’esodo senza fine che travolge i confini d’Europa
23 Agosto 2015
Articoli del 2015
«Nel momento in cui i piazzisti politici europei hanno deciso, più o meno all’unisono, di fare la voce grossissima contro i migranti, decretando che la misura è colma, “e ora basta!”, ci si accorge, in un solo sabato, che la misura non fa che crescere, e che tutti i record sono destinati a essere aggiornati di ora in ora».
«Nel momento in cui i piazzisti politici europei hanno deciso, più o meno all’unisono, di fare la voce grossissima contro i migranti, decretando che la misura è colma, “e ora basta!”, ci si accorge, in un solo sabato, che la misura non fa che crescere, e che tutti i record sono destinati a essere aggiornati di ora in ora».

La Repubblica, 23 agosto 2015

Gli annegati nel Mare Nostro sono già più di 2.300, in nemmeno 8 mesi. Gli arrivati, più di 255mila – Un bellissimo sabato d’estate al mare, pieno di barche. Il numero cresce di ora in ora: mentre scrivo sono 23, fra barconi e gommoni, e circa 3mila esseri umani, ad aver chiesto aiuto, e una dozzina i bastimenti, fra navi della Guardia Costiera e della Marina italiana e norvegese, motovedette, imbarcazioni della Guardia di Finanza e di associazioni di buona volontà, e qualche volonteroso mezzo di diporto, ad aver risposto.
Questo sulla rotta per le nostre coste. Appena più in là, si è guadagnata il primato la rotta fra Turchia e Grecia, favorita dalla vicinanza delle isole, dove sono i siriani i più numerosi. Fra gli sbarcati, le baruffe e a volte le risse di Kos si sono trasferite negli scontri al confine con la polizia macedone. A Kos e nelle altre isole delle vacanze, gli iracheni scappati da Anbar si fingono siriani invidiando la loro precedenza – anche gli afgani, ma li beccano subito. Lì il tragitto è breve: neanche mezz’ora con una barca normale. I migranti ci mettono anche una notte nei gommoni da strapazzo, e all’arrivo si sbrigano a forarli, per non essere rimandati indietro: la versione aggiornata del bruciarsi le navi alle spalle. Hanno lasciato tutto e per sempre, alle spalle.

Venti giorni fa, a Calais, un padre disperato, dopo chissà quanti tentativi ricacciati, aveva spinto la propria bambina oltre il reticolato, verso una salvezza di orfana. Da due giorni, alla frontiera greco- macedone di Gevgeljia, altri padri tendevano i loro piccoli verso le guardie macedoni, e ieri hanno infranto la barriera, in una esasperata Schengen alla rovescia, andando contro lacrimogeni e bombe assordanti. Che cosa volete che siano le bombe assordanti per chi viene dalla Siria dei barili esplosivi sganciati dal cielo e delle bombe chimiche. E i poliziotti macedoni, descritti come impassibili da qualche cronaca- “Sono gli ordini” - hanno sperimentato anche loro la differenza fra “il problema della migrazione” e una faccia di bambina spaventata che piange. Una storia del progresso umano dovrà tenere in gran conto l’invenzione del filo spinato (1874) e la sua evoluzione nel filo a lama di rasoio, quello attraverso il quale vedete insinuarsi i bambini nelle fotografie di ieri.

Nel momento in cui i piazzisti politici europei hanno deciso, più o meno all’unisono, di fare la voce grossissima contro i migranti, decretando che la misura è colma, “e ora basta!”, ci si accorge, in un solo sabato, che la misura non fa che crescere, e che tutti i record sono destinati a essere aggiornati di ora in ora. Gli annegati nel Mare Nostro sono già più di 2.300, in nemmeno 8 mesi. Gli arrivati, più di 255mila – 105mila in Italia, quasi 150mila in Grecia. Perfino il record delle vacanze estive sulle nostre località balneari va annotato nello stesso registro di entrate e uscite, avvantaggiato com’è dal crollo del turismo tunisino (la metà dei posti perduti), dalle paure per l’Egitto, dalle incertezze greche...

Siamo agli inizi: e come potrebbe essere diversamente, se la guerra in Siria, dopo 4 anni, infuria come la più tragica e incurata delle pesti? Come si può pensare che i due milioni di profughi siriani in Turchia pazientino nel fango e nell’umiliazione dei campi in attesa di tornare alle loro case, quando quelle case non esistono più, né le città? Al contrario, crescono i luoghi ai quali non si farà ritorno: i cristiani di Ninive hanno già contato 14 mesi dalla conquista del califfato nero. I cittadini europei, in quello che hanno di responsabile, dovranno presto smetterla di illudere e illudersi sulla possibilità di metter fine all’avvento, o anche solo di arginarlo – di arginare il mare. La Grecia, dannata a fare i conti, li fa ora con la sua cifra spropositata di fuggiaschi, e la signora Merkel, titolare del Paese finora più aperto verso rifugiati e stranieri (con la Svezia, mentre i meriti dell’Italia riguardano il soccorso e non l’accoglienza), ha ragione di dirsi preoccupata dalla migrazione ben più che dalla Grecia. Anche la Germania profonda rumoreggia, e ha i suoi piazzisti, benché offra anche degli esempi luminosi, come la decisione congiunta di alcune università di offrire corsi di studio gratuiti a richiedenti asilo destinati a diventarne cittadini.
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