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Alessandra Longo
Caso Staino all’Unità. L’attacco a Cuperlo divide i compagni
10 Agosto 2015
Articoli del 2015
Un grande nebbione deve essere calato sull'Italia se Sergio Staino, e tante altre persone che hanno storie simili, possono pensare ancora che Matteo Renzi possa dirsi "di sinistra". È proprio arrivata l'ora di andar via da questo paese.

Un grande nebbione deve essere calato sull'Italia se Sergio Staino, e tante altre persone che hanno storie simili, possono pensare ancora che Matteo Renzi possa dirsi "di sinistra". È proprio arrivata l'ora di andar via da questo paese. LaRepubblica, 10 agosto 2015

«Gianni [Cuperlo], vai fra la gente, vai in un cinema affollato, in una trattoria, in un autobus e ur-la: “Questa sinistra Dem ci sta veramente scassando i coglioni”. Avrai come risposta una standing ovation, non vi sopporta più nessuno tranne, ovviamente, Renzi...». Sergio Staino attacca Gianni Cuperlo. Lo fa dalle pagine dell’Unità , nuova gestione D’Angelis. Una lettera di fuoco, in un primo tempo privata e indirizzata all’esponente della minoranza Pd, e poi resa pubblica «perché non ho ancora ricevuto risposta». Non c’è l’ironia di Bobo, ma la rabbia e il livore dell’ex «amico fraterno». Così si definisce Staino nei confronti di Cuperlo per poi infilargli il coltello nel costato: «State uccidendo la sinistra, date di voi stessi un’immagine di estremisti disperati che urlano su tutto e tutti senza sapere cosa proporre... Cosa stai offrendo di concreto allo smarrimento dei nostri elettori? Nulla. Solo la coscienza che Renzi è una m....».

Per Cuperlo, una sorpresa dolorosa, come ci dice al telefono: «Sono profondamente colpito dai toni e dal linguaggio usati e anche dall’enfasi con cui è stata pubblicata la lettera». Il direttore dell’ Unità , Erasmo D’Angelis, confidava ieri in una sua risposta pubblica: «L’ho chiamato al cellulare ma è irrintracciabile ».

Accusare uno come l’ex presidente (per 38 giorni) del Pd di volere la morte della sinistra è come dire a Don Ciotti che non sta facendo tutto per combattere la mafia. Perché tanta virulenza? Proprio per i rapporti pregressi. Staino, andato e tornato (era con Sel alle europee del 2009), considerava Gianni «un grande compagno». Ora non condivide nulla di quel che fa. Di qui, per proprietà transitoria, uno Staino «renziano» ( non è una novità, già mesi fa aveva lodato «la furbizia e l’intelligenza » del premier, ndr). Il segretario c’è ed è Renzi: «Lo considero un frutto amaro del nostro partito ». Tradotto: Renzi si è materializzato sui vostri errori, sugli errori di una dirigenza (leggi tutto il vecchio establishment)che dovrebbe ritirarsi a vita privata: «Sono ormai fuori dalla storia, finiti».

Ma perché prendersela tanto con Cuperlo, che di tutto il gruppo è sempre stato quello dai toni più riflessivi e meno demagogici? D’Angelis ha la versione del padre di Bobo: «A fine luglio c’è stato a Roma, alla Festa dell’Unità, un dibattito in cui Staino le ha cantate pubblicamente a Gianni il quale poi gli avrebbe mandato degli sms infastiditi ». Segue lettera privata, trasformata in attacco frontale pubblico: «Comportandovi così state tirando la volata a Grillo e Salvini».

Cuperlo è sconcertato: «Staino dice cose non vere. Non ho mai detto, per esempio, che Renzi e Berlusconi sono simili. Il mio problema non è Renzi, è di capire dove va il Pd».

Piovono commenti al giornale. D’Angelis: «La gran parte vengono dalla prima minoranza Pd, quella che adesso si è allontanata... Danno ragione a Staino». Orfini, infatti, detta la linea sobria sull’ Huffington : giusto criticare la minoranza (“Staino coglie un punto vero”, però «Matteo deve fare qualcosa più di sinistra».

Alla fine della giornata, resta soprattutto la pesantezza di Staino che non ne passa una all’ex amico: «Sei stato altezzoso e arrogante a non accettare la direzione dell’ Unità». D’Angelis concorda «sull’atteggiamento complessivo » di Cuperlo: «Si è dimesso da presidente del partito e non ha accettato la direzione del quotidiano, che non è poca cosa...».

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