Lo sterminato patrimonio storico-artistico di Roma rimane largamente sconosciuto ai romani stessi e ai milioni di turisti convogliati, questi ultimi, dai tour operator e dalla mitizzazione di taluni totem unicamente su due o tre musei o siti durante soggiorni più brevi del passato (neppure 2 giorni e mezzo di media):Colosseo e Fori sono ormai oltre i 6 milioni e mezzo di visitatori, con introiti che, da soli, costituiscono un terzo dell’incasso totale dei musei statali italiani, nonostante una quota di esenzioni abbastanza elevata.I Musei Vaticani risultano al 4° posto in Europa con oltre 5 milioni e mezzo di visitatori e con incassi molto considerevoli (oltre 91 milioni di euro nel 2011) dal momento che gli esenti non superano il 5 %.Piuttosto frequentato anche Castel Sant’Angelo (statale) con oltre 1 milione di visitatori nel 2014.
A grandissima
distanza tutti gli altri Musei romani, statali e civici, anche per le
dimensioni dei “contenitori” storici. La Galleria Borghese
totalizza 509.000 ingressi. Il vasto complesso archeologico di Ostia
Antica registra 333.000 visitatori. Il circuito del Museo Nazionale
Romano (Collegio Massimo, Palazzo Altemps, Terme di Diocleziano,
Crypta Balbi) supera di poco i 300.000 ingressi complessivi, mentre
il circuito Terme di Caracalla, Cecilia Metella e Villa dei Quintili
sull’Appia supera di poco i 266.000 ingressi.
Sul versante dei
Musei Civici le cifre non cambiano molto pur registrando nel 2014
incrementi sensibili: i Capitolini hanno accolto 471.000 visitatori,
l’Ara Pacis 308.000, il MACRO quasi 139.000 (+92,32 % sul 2013).
Molto forti gli incrementi negli ingressi - resi tutti gratuiti dal
27 agosto 2014 (e il dato dovrebbe far riflettere) - registrati nei 7
“piccoli Musei”: dalla Villa di Massenzio al Museo delle Mura, a
quello della Repubblica Romana 1849, al Canonica, al Napoleonico, al
Barracco, fra 30 e 40 % con punte maggiori.
Il grosso comunque
della fiumana del turismo di massa o Turisdotto viene incanalato sui
due obiettivi Colosseo/Fori e Vaticani i quali segnano rispetto alle
seconde file (a parte il fenomeno di Castel Sant’Angelo) un numero
di visitatori mediamente superiore di venti volte per i primi e di
dodici volte per i secondi.
E non ho citato -
perché sono fuori dalle stesse seconde file - collezioni strepitose
come quelle dell’appena finito di restaurare del gigantesco Palazzo
Barberini o come le altre della Galleria Corsini o della mirabile
Doria Pamphili.
Alcuni tentativi
sono stati messi in opera, a cominciare dal biglietto unico per una
serie di siti e musei statali e però ci vogliono altre idee e altri
mezzi. Si continua a parlare di decentramento, anche nella Provincia
di Roma ricchissima di siti, monumenti e centri storici, ma senza
muovere un passo. Ma soprattutto bisogna investire saggiamente in
una didattica museale che risulta invece carentissima in Italia e a
Roma, la quale investa anzitutto giovani e giovanissimi attraendoli
coi nuovi mezzi che la tecnologia largamente consente. Penso,ad
esempio, alle periferie romane dove si stanno scoprendo complessi
formidabili da Tor Tre Teste a Osteria dell’Osa o del Curato e che
ridarebbero “radici” ad abitanti privi di centri e di riferimenti
culturali che non siano un nuovo Centro commerciale. Didattica che
invece, a livello ministeriale, è stata abbandonata e poi
disattivata seppellendola nella marmellata indistinta della
“valorizzazione”. Fin dai tempi del memorabile duo Bondi
Sandro/Resca Mario e dei Resca Boys.
Ma con le scelte
ministeriali attuali - a parte il taglio netto del rapporto fra Museo
e Territorio che produrrà soltanto disastri - puntano su una sorta
di turbo-cultura mirante a “spettacolarizzare” l’arte e in
primo luogo l’archeologia romana. Per esempio coi 20 milioni di
euro da impegnare nella ricostruzione dell’Arena Colosseo nel
momento in cui, se si volesse, quello stesso monumento richiede
interventi di restauro (ben al di là degli attuali) ai “piani
alti” dell’Anfiteatro. Venti milioni per ricreare l’Arena dei
gladiatori, magari divelta dalla prima forte alluvione (l’ultima
del 2010 portò l’acqua al primo piano del Colosseo). Che
potrebbero magnificamente servire per l’Appia Antica al 90 %
privata, flagellata da ogni sorta di abusi e dove, nonostante ciò,
la Direzione archeologica sta miracolosamente realizzando recuperi
come quelli di Capo di Bove e di Santa Maria Nova.
Ma siccome
l’appetito vien mangiando, v’è chi prospetta (Marco Magnifico
del FAI) “tornei e spettacoli anche al Circo di Massenzio”. Come
non bastassero i Ludi per il Natale di Roma o centurioni e matrone
sparsi fra Colosseo e Pantheon. E i Rolling Stones al Circo Massimo.
Dove l’assessore comunale Catoi vorrebbe far svolgere in parte i
Giochi Olimpici del 2024… La turbo-cultura è sospinta dall’idea
provinciale e sbagliata che i musei e i siti archeologici possano
essere “macchina da soldi”, ignorando che i più grandi musei del
mondo o sono gratuiti (quelli londinesi e gli altri di Fondazioni
americane) o richiedono denaro pubblico (altro che fruttare soldi)
per sanare, come le Grand Louvre, un deficit annuale che viaggia sul
50 %. E mentre si ipotizzano e si confermano questi strepitosi
investimenti nell’Arena Colosseo, si lascia il bel teatro romano di
Ostia Antica, statale, a stagioni decisamente modeste, ben più
modeste di quelle di un tempo quando vi operavano i migliori
complessi e attori italiani.
Ma Roma è tutta
Patrimonio e Museo. Lo sono le basiliche e le chiese, per la più
parte, fra l’altro, di proprietà dello Stato e quindi affidate
alle cure del FEC (Fondo Edifici di Culto): una settantina a Roma,
fra esse SS Apostoli, Sant’Andrea della Valle, Aracoeli, Chiesa
Nuova, Santa Maria del Popolo, Santa Maria sopra Minerva,
Sant’Ignazio e Caravita, Sant’Andrea al Quirinale e Chiesa del
Gesù, e tante altre pregevolissime. Tutte contenenti autentici
tesori, in pale d’altare, statue, monumenti funebri, cicli di
affreschi, ecc. Renderle più visitabili anche al costo di un modesto
ticket come si fa da anni a Ravenna e a Verona non sarebbe, credo,
una operazione scorretta. Certo è incredibile che per visitare Santa
Maria della Pace, gioiello fra Rinascimento e Barocco, con le Sibille
di Raffaello, ci siano appena tre mattine a settimana e per poche
ore…
Ma qui vengono le
dolenti, dolentissime note riguardanti il centro storico e la
politica seguita in questi decenni per esso. Il degrado ha raggiunto
con la gestione Alemanno abissi inimmaginabili anche dai più
pessimisti. Dai quali risalire per rientrare almeno nelle regole non
è semplice. Anche perché i decreti Bersani hanno a suo tempo
consentito, anche nei centri storici, licenze plurime ad un solo
gestore, hanno trasformato dei buoni forni in pizzerie notturne e
comunque agevolato - in una città dove l’abusivismo, anche quello
commerciale, ha tradizioni secolari - la moltiplicazione nella città
turistica di locali e localetti.
Secondo una attenta
e combattiva consigliera verde del I° Municipio, Nathalie Naim,
questi locali, per lo più abusivi e spesso effimeri, sono passati
negli ultimi anni da 1400 a più di 4000, sfrattando negozi storici o
decisamente qualificati, resi indifendibili dalla carenza di leggi e
regolamenti, autentici laboratori artigiani, antiquari, restauratori,
ecc. Una mutazione in peggio, un imbarbarimento senza fine, un
peggioramento rovinoso del decoro urbano. Mentre sono proliferati
ovunque Bed & Breakfast, per lo più senza licenza. Nei giorni
scorsi i consigli del I , II e XV Municipio hanno votato un ordine
del giorno col quale si chiede di fermare il flusso delle licenze di
questo tipo, ma dall’assessorato viene l’obiezioni, decisamente
ambigua, che bisogna però selezionare le “iniziative di qualità”.
Vedremo.
Il processo appena
descritto è incoraggiato da una proprietà edilizia quanto mai miope
che continua ad espellere, oltre ai residenti meno provvisti di
reddito, commercianti ed esercenti qualificati con affitti sempre più
alti (nonostante la crisi) chiudendo gli occhi sui requisiti, anche
legali, dei subentranti. Un processo incoraggiato dalla continua
emorragia di residenti del centro storico, una fuga dovuta al
caro-affitti, al caos delle licenze commerciali, alla rumorosità
assordante, fino all’alba, nei luoghi della movida (in testa Campo
de’ Fiori). Inutilmente, da decenni, gli attivi comitati di difesa
del centro storico si battono contro il suo degrado, contro le
infiltrazioni malavitose (le prime davvero diffuse e radicate) nel
commercio e nei pubblici esercizi, contro l’espulsione dei ceti più
deboli. L’atteggiamento delle varie amministrazioni comunali nei
confronti di questo problema è stato positivo soltanto con le
giunte, ormai lontane, Argan e Petroselli, assessore Vittoria
Calzolari Ghio, quando si sono realizzati o completati alcuni
recuperi sul modello Bologna (Tor di Nona, partito molti anni prima,
e San Paolo alla Regola) . Poi, già con Carlo Aymonino, il vento è
nettamente cambiato.
I residenti sono
stati considerati, talora con fastidio, come dei “privilegiati”,
come se fossero tutti ricchi borghesi e non i custodi più veri e
lontani della città antica, i tutori di quel controllo sociale che
nessuna polizia può di per sé assicurare. In un commento al mio
post su Huffington Post un lettore ha definito gli abitanti della
città antica “borghesi tronfi e sbracati”…Certo il periodo
della Giunta Alemanno è quello in cui la situazione, anche per
questo fondamentale problema, è precipitata.
L’attuale
amministrazione ha tenuto sostanzialmente un atteggiamento bifronte. Da una parte infatti
ha compiuto, soprattutto nell’area di piazza Navona e del Rione
Ponte, un intervento anche deciso di ripristino della legalità, di
eliminazione dei tanti abusivi, di riduzione delle occupazioni di
suolo pubblico in molti casi oscene e offensive. Fatto meritorio. Che
però non è durata che pochi mesi e che non ha generato una politica
pianificata di ripristino della legalità e del decoro urbano. Né
una più generale riflessione su di un centro storico che rischia di
soffocare e di morire per un “eccesso di funzioni”: City
politica, sede di Ministeri (se n’era andato soltanto quello delle
Finanze all’EUR ed è tornato, in Trastevere) e di ambasciate, anzi
doppie ambasciate, nonché di grandi banche, assicurazioni, ecc.,
centro commerciale ancora molto attivo anche con atelier, quindi con
un flusso assai forte di ingressi da parte di centinaia di migliaia
di pendolari quotidiani, con un traffico privato mai incisivamente
ridotto (basta vedere come sono ridotte le corsie preferenziali) e
con mezzi pubblici scarsi e antiquati. Il tutto aggravato
dall’invasione massiccia dei bus turistici lasciati parcheggiare
ovunque, anche a finco del Vittoriano o dentro Villa Borghese (lato
Flaminio) coi vandalismi che sappiamo degli hooligans olandesi
entrati fin là coi loro mezzi. La convivenza nel centro storico fra
presenze residenziali, attività lavorative, turismo di massa si
presenta, in assenza di limiti e di regole, quasi impraticabile.
Bisogna considerare che il turismo “ufficiale” a Roma ha contato
mrl 2014 fra esercizi alberghieri ed esercizi detti “complementari”,
fra i quali non rientrano le case religiose di ospitalità né tanti
B&B, ben 16,4 milioni di arrivi (+ 5,83 % sull’anno precedente)
e quasi 39 milioni di presenze (+ 4,83 %).
Dall’altro lato
soprattutto l’assessore alla Mobilità Guido Improta, ora
dimissionario e da noi tutt’altro che rimpianto, ha esaltato il
“divertimentificio” romano con misure - ripetutamente bocciate in
tutte le sedi amministrative di garanzia - che penalizzavano i
residenti, a partire dalla decuplicazione del costi dei permessi per
la ZTL considerando (non si sa con quali dati scientifici) che il
caos permanente del traffico romano sia da imputare agli 80-85.000
residenti della città storica, di età media piuttosto alta, i
quali, in verità, girano a piedi, se possono in bicicletta o in
motorino, e in autobus (per le percorrenze più lunghe in taxi,
raramente con l’auto propria). Improta prefigurava una città
storica finalmente priva di residenti stabili, “un acquario per
turisti” come l’ha giustamente definito Francesco Rutelli in una
intervista molto critica opponendosi a quella surreale, agghiacciante
prospettiva. Una Roma predisposta con tali politiche a diventare
essenzialmente “una infrastruttura per il turismo di massa” sul
quale lucrare profitti. O meglio rendite. Puntando sulla quantità e
ignorando ormai la qualità. Il tutto esaltato - problema dei
problemi - dalla cronica, pluriennale latitanza delle forze
dell’ordine e in specie della Polizia Municipale.
C’è una immagine
emblematica di questa Roma che ho diffuso in giro per l’Italia e
che vorrei richiamare: il Pantheon, e dico poco, assediato dopo
mezzogiorno dai furgoni che trasportano acque minerali, mozzarelle,
surgelati precotti o precucinati. In tutte le città del mondo i
rifornimenti nelle zone centrali vanno dall’alba alle 9, massimo 10
del mattino. A Roma dovrebbero cessare, appunto, alle 10. Un’altra
beffa al buon senso, alla legalità, ad una convivenza ordinata e
civile.
Dati MiBACT 2014
Circuito
archeologico Colosseo Foro Romano e
Palatino:
visitatori 6.181.702 introiti lordi 41.440.839Musei Vaticani:
visitatori 5.459.000 introiti lordi 93.000.000
La grande differenza di introiti è determinata da un ticket decisamente più elevato per i Musei Vaticani e da “pacchetti” che consentono visite guidate o selettive assai costose. Inoltre le esenzioni nei Musei statali italiani sono ancora elevate, mentre nei Musei Vaticani non superano il 5 % del totale degli ingressi.
La grande differenza di introiti è determinata da un ticket decisamente più elevato per i Musei Vaticani e da “pacchetti” che consentono visite guidate o selettive assai costose. Inoltre le esenzioni nei Musei statali italiani sono ancora elevate, mentre nei Musei Vaticani non superano il 5 % del totale degli ingressi.