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Dimitri Deliolanes
«Diciamo no all’austerità»
2 Luglio 2015
Articoli del 2015
«I greci si chiedono perché l’Europa voglia punirli. Tutti sanno la risposta. Hanno Atene • osato sfidarla votando Syriza, il partito «sbagliato»: di sinistra ed europeista».
«I greci si chiedono perché l’Europa voglia punirli. Tutti sanno la risposta. Hanno Atene • osato sfidarla votando Syriza, il partito «sbagliato»: di sinistra ed europeista».

Il manifesto, 2 luglio 2015 (m.p.r.)

Paura con­tro spe­ranza, ragio­na­mento e san­gue freddo con­tro il ter­ro­ri­smo media­tico. È una set­ti­mana dif­fi­cile per la Gre­cia a ancora di più per il governo, costretto a scu­sarsi per colpe non sue e in par­ti­co­lare per la chiu­sura delle banche.

C’è una cam­pa­gna media­tica di dimen­sioni mai viste, nean­che durante le dif­fi­cili ele­zioni di gen­naio. Tutte, ma tutte, senza ecce­zione alcuna, le emit­tenti pri­vate sca­te­nate in ter­ro­ri­smo, cata­stro­fi­smo e disin­for­ma­zione. Ogni assem­bra­mento con più di tre per­sone davanti a una detlle ban­che rima­ste aperte per i pen­sio­nati, diventa oggetto di dibat­tito per ore intere. Se poi l’anziano dà il minimo segno di stan­chezza, allora c’è la tra­ge­dia media­tica, con geron­to­logo invi­tato in stu­dio a spie­gare con fare severo che, in effetti, il sole estivo potrebbe essere dan­noso per chi è avanti con gli anni. Se poi la vec­chietta si avvia verso il «perip­tero» (il carat­te­ri­stico chio­schetto) a com­prare una bot­ti­glietta d’acqua, ecco la piog­gia di micro­foni che gri­dano pre­oc­cu­pati: «Si sente male? Chia­miamo un’ambulanza?». Il con­sumo dell’acqua va in diretta men­tre nello stu­dio se segue con grande appren­sione. Il col­le­ga­mento si inter­rompe solo quando l’anziana mostra di non avere alcuna inten­zione di stra­maz­zare per terra e si avvia per la sua strada.

Ancora peg­gio i noti­ziari: l’«informazione» è che il limite al pre­lievo dal Ban­co­mat sarà ridotto da 60 a 20 euro. Il mini­stero delle Finanze ha smen­tito ma peg­gio per lui. La noti­zia rim­balza, si mol­ti­plica, diventa un fatto. La Mer­kel ha detto nes­suna trat­ta­tiva prima del refe­ren­dum. La noti­zia diventa «nes­suna trat­ta­tiva», siamo già fuori dall’Europa e non lo sap­piamo. Quello che invece le emit­tenti pri­vate oli­gar­chi­che sanno di sicuro è che le tipo­gra­fie dello stato stanno lavo­rando giorno e notte per stam­pare le dracme. Non ci cre­dete? Ma come, l’ha detto la Tv. Molti elet­tori di Syriza sono inor­ri­diti. Accu­sano il governo di aver tol­le­rato que­sta scon­cezza media­tica. Biso­gnava pren­dere prov­ve­di­menti subito, fare loro pagare le tasse (evase siste­ma­ti­ca­mente) e l’occupazione (pra­ti­ca­mente gra­tuita) delle fre­quenze. Giu­sto, forse. Ma poi rischia­vamo una cam­pa­gna euro­pea in favore della libertà d’informazione vio­lata dagli sta­li­ni­sti al potere. Vagli poi a spie­gare che si trat­tava di cial­troni ben sti­pen­diati dagli oli­gar­chi. Quanto rende in ter­mini di voti que­sta incre­di­bile disin­for­ma­zione? Forse è que­sto il vero que­sito del refe­ren­dum. I greci osten­tano calma e san­gue freddo e si infa­sti­di­scono quando si vedono inqua­drati dalle tele­ca­mere. Gli anziani sono i più determinati.

Nes­sun inci­dente ai più di 800 spor­telli rima­sti aperti per loro, nes­suna folla, nes­sun panico. Ma sicu­ra­mente c’è pre­oc­cu­pa­zione, forse anche paura. Chi accusa il governo, si vede, è per par­tito preso ma tutti sono con­cordi nel chie­dersi mera­vi­gliati per­ché l’Europa demo­cra­tica li vuole punire. Tutti sanno la rispo­sta: hanno osato sfi­darla votando il par­tito sba­gliato: ma sono pochi coloro che vedono con sol­lievo l’abbandono dell’eurozona o anche l’Unione Euro­pea. I greci sono orgo­glio­sa­mente euro­pei, nes­suno può far­gli cam­biare idea.

È a loro che Tsi­pras ha voluto rivol­gere il suo appello tele­vi­sivo ieri sera. «Voglio rin­gra­ziarvi con tutto il cuore per la calma e il san­gue freddo che state mostrando in ogni momento di que­sta set­ti­mana dif­fi­cile. Voglio assi­cu­rarvi che que­sta situa­zione non durerà a lungo. Sarà prov­vi­so­ria. Gli sti­pendi e le pen­sioni non andranno persi. I conti dei cit­ta­dini che hanno scelto di non por­tare i loro soldi all’estero non saranno sacri­fi­cati sull’altare dei ricatti e delle oscure mano­vre poli­ti­che. Rivolgo l’appello di soste­nere que­sto pro­cesso nego­ziale, vi chiedo di dire no alle ricette di auste­rità che stanno distrug­gendo l’Europa». Molti si chie­dono. Va bene, ma se poi que­sta man­canza di liqui­dità durasse a lungo, come se ne esce? Tsi­pras, anche ieri, ha osten­tato la sua con­vin­zione che dopo la vit­to­ria del no ci saranno nuovi nego­ziati e la que­stione sarà risolta in tempi brevi. Mar­tedì sera si sono radu­nati a piazza Syn­tagma i soste­ni­tori del «Sì». Non tan­tis­simi, ma pio­veva. Però si sa che c’è una «mag­gio­ranza silen­ziosa» che non scende in piazza ma vota. Il pro­getto delle forze del Sì è chiaro, lo ha annun­ciato il lea­der della destra Sama­ras da Bru­xel­les: un nuovo pre­mier, pro­ba­bil­mente il suo ex mini­stro delle Finanze, ora gover­na­tore della Banca di Gre­cia, Yan­nis Stour­na­ras, per un governo «di unità nazionale».

Ma Sama­ras è una carta bru­ciata, den­tro il suo par­tito quasi nes­suno lo vuole. La nuova carta della rivin­cita delle forze pro auste­rità è il par­tito di pla­stica Tio Potami e il suo lea­der semia­nal­fa­beta Sta­vros Theo­do­ra­kis. È lui che regge il grosso della cam­pa­gna per il sì e pro­ba­bil­mente sarà lui a det­tare l’agenda del ribal­ta­mento poli­tico nel caso di vit­to­ria. Un’agenda molto chiara e sem­plice: accet­tare tutte le richie­ste di Ber­lino. Fine dell’anomalia greca, ritorno alla nor­ma­lità teutonica.

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