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Carlo Alberto Bucci
“Vogliamo la collezione Torlonia” L’offerta dei magnati americani
17 Giugno 2015
Beni culturali
«La più preziosa raccolta privata di antichità romane rischia di essere ceduta a un trust statunitense».Quest'Italia se la comprano tutti; non solo i frutti, ma anche le radici.
La Repubblica, 17 giugno 2015

Uno spettro minaccia la collezione Torlonia. La raccolta di 620 sculture e pitture romane, la più ampia ancora in mano ai privati, è entrata nel mirino di un gruppo di uomini d’affari d’Oltreoceano. Attraverso i loro legali italiani, hanno bussato alla porta di villa Albani offrendo al principe Alessandro e ai nipoti una cifra da capogiro per gli affreschi della Tomba François , per le perle della collezione che fu dei Giustiniani, per la galleria di 107 busti che ripercorrono la storia di Roma. Per entrare in possesso dei capolavori conservati nei depositi del palazzo di famiglia di via della Lungara, trasformato nel 1999 dai proprietari da museo a infilata di mini appartamenti, ma anche nelle stanze di Palazzo Giraud di via della Conciliazione, le sirene Usa hanno soffiato nelle orecchie dei Torlonia una cifra ben maggiore dei 125 milioni che Silvio Berlusconi avrebbe offerto nel 2003 per entrarne in possesso.

Il business immaginato dagli uomini d’affari passa per la proposta di mostre all’estero, e a rotazione, di lotti della collezione allestita nel corso dell’Ottocento dai banchieri che diedero la propria villa sulla Nomentana a Mussolini. I Torlonia non confermano i contatti con il sedicente trust americano. Ma dell’affaire è venuta a conoscenza Italia Nostra, che ha allertato il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini. L’associazione rivela che il ministero ha confermato la «concretezza delle voci sull’offerta di alienazione» della collezione. Ma che ha anche annunciato che «prenderà tutte le contromisure» affinché il piano naufraghi. Quelli che autorevoli fonti del Collegio romano definiscono “faccendieri senza scrupoli”, avrebbero «millantato rapporti con la fondazione Getty di Malibu, di cui si spacciano come referenti, pur di convincere i Torlonia ». Il ministero è convinto che gli stessi proprietari non sarebbero disposti a cedere alle lusinghe della milionaria offerta di vendita, impossibile da contrastare in sede di diritto di prelazione. Ma per non correre rischi gli uffici legali del ministero già sventolano il vincolo al territorio italiano.

Italia Nostra chiede ora al ministro Franceschini che «lo Stato entri in possesso della collezione a titolo di risarcimento del più grave danno perpetrato, nei confronti del patrimonio archeologico del Paese, da parte degli eredi Torlonia», ossia la trasformazione illegale negli anni Settanta in appartamenti del palazzo di via della Lungara. La strategia del ministero per blindare il tesoro è quella, invece, di permetterne finalmente la fruizione. L’apertura al pubblico, magari in un palazzo dello Stato o del Comune, della raccolta principesca ancora, e per sempre, nelle mani dei suoi proprietari, metterebbe questi ultimi al riparo dallo strumento dell’esproprio. In alternativa, e per convincerli a condividere la loro ricchezza, lo Stato può far valere un altro strumento: il ricovero coatto delle opere, previsto dall’articolo 43 del Codice dei beni culturali.
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