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Aldo Carra
L’astensionismo e la nuova sinistra
4 Giugno 2015
Articoli del 2015
Molti elettori di sinistra si sono accorti che il PD di sinistra non è, ma non sono andati nelle liste antagoniste.

Molti elettori di sinistra si sono accorti che il PD di sinistra non è, ma non sono andati nelle liste antagoniste. Il manifesto, 4 giugno 2015
I prin­ci­pali dati di que­ste ele­zioni sono due: l’aumento dell’astensionismo e la fles­sione dei voti al Pd. I votanti si sono ridotti ad un elet­tore su due, il Pd con le sue liste ha perso due milioni di voti ed il 15% in meno rispetto alle euro­pee. Ma l’astensionismo non si è mani­fe­stato in modo uni­forme e la fles­sione del Pd pre­senta aspetti diversi nelle diverse regioni. Con­viene, quindi, ana­liz­zare i due feno­meni sepa­ra­ta­mente per trarne con­si­de­ra­zioni poli­ti­che utili anche per il futuro della sini­stra nel nostro paese.

Asten­sio­ni­smo

La par­te­ci­pa­zione al voto, del 63% alle pre­ce­denti regio­nali e del 59% alle euro­pee, è scesa al 52%. Sull’aumento dell’astensionismo pos­sono aver inciso un solo giorno di vita­zioni e il ponte. Ma sicu­ra­mente ha pesato il discre­dito che delle isti­tu­zioni regio­nali a seguito degli scan­dali degli ultimi anni, cir­co­stanza che richie­de­rebbe un ripen­sa­mento su decen­tra­mento e fede­ra­li­smo ben oltre la dema­go­gica mossa della finta abo­li­zione delle pro­vince. Ma c’è qual­cosa in più: in Puglia e Cam­pa­nia, due regioni in cui si con­cen­tra quasi la metà dei voti, l’astensionismo non è aumen­tato. E’ invece aumen­tato molto nelle regioni rosse (dai 10 punti della Ligu­ria ai 15 di Mar­che ed Umbria, ai 20 della Toscana). Se prima era più alto al sud e più basso al cen­tro nord, e soprat­tutto nelle regioni rosse, adesso si atte­sta dap­per­tutto intorno al 50%. E’ chiara la rela­zione tra aumento dell’astensionismo e fles­sione di voti al Pd.

Il voto al Pd

In ter­mini di voti di lista il Pd è tor­nato ai livelli delle regio­nali del 2010 e delle poli­ti­che del 2013. Ma nella let­tura del voto di lista regio­nale non si può tra­scu­rare che in que­ste ele­zioni si vota sepa­ra­ta­mente per pre­si­dente e liste di par­tito e che per rac­co­gliere voti si creano liste per­so­nali o civi­che che tol­gono voti ai par­titi. Si veri­fica così uno scarto tra voto di lista al Pd e voto al can­di­dato pre­si­dente del Pd. Anche in que­sto caso torna utile la distin­zione prima fatta tra regioni per­ché se in Puglia e Cam­pa­nia i voti al can­di­dato pre­si­dente sono stati più del dop­pio di quelli al Pd, nelle altre regioni la dif­fe­renza è minima. In sostanza in Puglia Cam­pa­nia sono state otte­nute due vit­to­rie con due per­so­naggi pro­rom­penti che hanno vinto per la loro forza e per le alleanze (in Puglia 8 liste, in Cam­pa­nia 9 liste) spesso discu­ti­bili che hanno messo in piedi. Qui, quindi, i voti per­duti dal Pd non sono signi­fi­ca­tivi per­ché se si dovesse votare per le poli­ti­che i voti presi dai pre­si­denti rien­tre­reb­bero in buona parte nel Pd. Ma nelle altre regioni, dove voti al Pd e voti al Pre­si­dente sono vicini, que­sto ragio­na­mento non vale ed i voti persi sono voti persi. Ed il fatto che essi siano con­cen­trati nelle regioni rosse e nelle regioni in cui si è regi­strata la mag­giore asten­sione fa pen­sare che il mag­giore asten­sio­ni­smo sia in buona parte dovuto a delu­sione dell’elettorato di sinistra.

La sini­stra e il voto

Se si esclude il caso Ligu­ria, le sini­stre sia dove si sono pre­sen­tate sepa­ra­ta­mente sia dove si sono pre­sen­tate insieme ed anche con i movi­menti non escono affatto bene da que­ste ele­zioni. E’ inu­tile girarci intorno: pur in una fase come que­sta con alle spalle lotte, grandi mani­fe­sta­zioni, prov­ve­di­menti del governo che con la sini­stra non hanno niente a che fare, le sini­stre esi­stenti non rie­scono a fre­nare la fuga dei delusi dal Pd verso l’astensione, non rie­scono a richia­mare al voto i vec­chi aste­nuti, non rie­scono a far tor­nare ad un voto a sini­stra i delusi che si erano spo­stati verso il M5S, non rie­scono ad attrarre gio­vani. Se così è, mi scuso per la cru­dezza, è bene deci­dere di met­terci una pie­tra sopra e pen­sare un per­corso radi­cal­mente nuovo.

L’unico caso in cui la sini­stra si afferma con una per­cen­tuale che può far spe­rare in un futuro è quello della Ligu­ria dove si è rea­liz­zata una con­di­zione nuova, l’unità tra coloro che hanno rotto col Pd e la sini­stra che si era aggre­gata alle euro­pee. Può, que­sta espe­rienza, costi­tuire una base di par­tenza, un labo­ra­to­rio? Molto dipen­derà da come evol­verà il con­fronto den­tro il Pd, e que­sto, a sua volta, dipen­derà dalla tem­pe­sti­vità e dalla capa­cità, a sini­stra, di qua­li­fi­carsi come novità, attraente nella forma orga­niz­za­tiva, nella costru­zione delle scelte poli­ti­che, della demo­cra­zia, delle forme di par­te­ci­pa­zione. E’ la scom­messa che si apre oggi per una nuova sini­stra. I tempi sono stret­tis­simi sia per­ché si sta con­so­li­dando un tri­po­la­ri­smo che lascia pochi spazi, sia per­ché potremmo essere chia­mati ad un appun­ta­mento elet­to­rale prima del pre­vi­sto. Quindi, dalla Ligu­ria, non un modello, ma uno spunto, uno sti­molo per provarci.

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