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Alain Goussot
La pedagogia del dissenso
16 Maggio 2015
Articoli del 2015
Una utile analisi delle modalità espressive del premier completa la comprensione del suo profilo. Tremate, gente, tremate, se siamo in mano a questo. Comune.info, 15 maggio 2015

Ricorderete sicuramente le lezioni televisive Rai del maestro Alberto Manzi nell’Italia del dopo guerra per insegnare a milioni d’italiani, ancora analfabeti, a leggere e scrivere. Una grande lezione di pedagogia popolare: Manzi aveva un approccio pedagogico del rispetto nel modo di comunicare con i suoi interlocutori che erano operai, contadini, casalinghe… ; sempre preoccupato di non ferire la dignità dell’altro. La sua era una pedagogia della valorizzazione e dell’emancipazione umana. Su questa scia l’Italia vivrà anche una stagione pedagogico-culturale intensa con le figure di Gianni Rodari, Bruno Ciari, Mario Lodi, Ernesto Codignola e Raffaele Laporta: la stagione dell’educazione concepita come processo di formazione dell’uomo e del cittadino, di garanzia delle eguali opportunità per tutti di fronte all’istruzione.

Mercoledì il primo ministro si è presentato con un video messaggio agli insegnanti (già qualcuno prima di lui usava molto i video-messaggi…) nella postura dell’insegnante che fa la lezione, ma un insegnante molto diverso da quello che proponeva a suo tempo Alberto Manzi: l’atteggiamento era quello del one man show, delle dichiarazioni perentorie che bisogna credere per forza, del trasmettitore di verità non discutibili e dove l’insegnante che ascolta la lezione viene trattato come l’alunno deposito del sapere del maestro.

L’idea di scuola che ha questo governo e il suo capo è stata bene illustrata dall’impostazione comunicativa e dallo stile pedagogico del venditore dove c’è chi vende un prodotto (pure se raccontando menzogne e dicendo cose vuote e contraddittorie), chi decide qual è il buon apprendimento e chi deve essere sedotto, invogliato, ascolta passivamente sentendosi spesso trattato da imbecille, e si trova nella posizione del soggetto passivo che deve restare in estasi davanti all’immenso sapere e la forza mediatica del maestro padrone.

La Scuola di Palo Alto, i lavori di Paul Watzlawick sulla pragmatica della comunicazione, gli studi di Pierre Bourdieu sulla violenza simbolica nello spazio mediatico che funziona come spazio simbolico manipolativo, i lavori della psicologia delle rappresentazioni nonché tutte le elaborazioni delle pedagogie attive sulle forme dei processi formativi ci hanno dimostrato che la forma della comunicazione è contenuto e sostanza. Allora quale è il contenuto pedagogico della forma comunicativa del maestro Renzi? Quella di una pedagogia del disprezzo, del televenditore e della svalutazione della figura docente considerata come analfabeta e problematica, esattamente come i cosiddetti alunni con Bisogni educativi speciali (Bes) che devono essere rieducati e adattati al contesto a causa dei loro comportamenti problema. Per loro ci vuole un trattamento personalizzato: quello dell’addestramento continuo alle sante parole e all’ideologia neoliberista del nuovo corso politico-culturale.

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