». Ma non bastava. La Repubblica, 20 dicembre 2014
Le opere dei depositi dei musei italiani rimangono l’oscuro oggetto dei desideri di coloro che in quei depositi non hanno mai messo piede. Ora il presidente di Federalberghi (nonché senatore di Forza Italia, nonché membro del comitato di presidenza di Civita) Bernabò Bocca rilancia l’idea.
Sorvoliamo. E concentriamoci sulla “politica culturale” che una simile proposta presuppone. In tutto il mondo l’impresa privata concorre a mantenere il patrimonio culturale pubblico non sostituendosi allo Stato, ma sommandosi all’azione di quest’ultimo. E lo fa attraverso il mecenatismo: cioè attraverso atti di generosità senza ritorni immediati. In Italia, al contrario, si è scelta la strada delle sponsorizzazioni: operazioni commerciali che fanno leva sul patrimonio pubblico. E ora si vorrebbe fare un altro passo su questa strada: si vorrebbe che fosse lo Stato a fare il mecenate per l’impresa privata, concedendo in comodato gratuito alle grandi catene alberghiere le opere d’arte che appartengono a tutti, anche agli indigenti. E dal mecenatismo allo sfruttamento privato di un bene pubblico c’è davvero un bel tratto di strada.
Concedere quelle opere in comodato d’uso ai trentaquattromila hotel italiani, perché ci arredino le hall. Plaude Philippe Daverio («Almeno le opere d’arte abbandonate negli scantinati serviranno a qualcosa»), plaude perfino il senatore Corradino Mineo, qui allineatissimo alla maggioranza. E non dice no la sottosegretaria ai Beni Culturali, Ilaria Borletti Buitoni: «Noi non abbiamo preclusioni, la proposta è suggestiva. Sorvoliamo (per un attimo) sui problemi di conservazione e sicurezza, e sul fatto che queste preziose riserve sono (in tutto il mondo) i polmoni dei musei: che “respirano” studiandoli, esponendoli a rotazione, permettendone la visita a chi ne faccia richiesta.