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Anna Maria Bianchi
Nuovo “Piano Casa” del Lazio, ci riguarda
21 Settembre 2014
Legislazioni regionali
Trattandosi della Regione la cui capitale è Roma è proprio il caso di dire:quello che non fecero i barbari lo fecero i Barberini. In termini odierni, ciò che non fece la destra-destra lo sta facendo quello che ancora si definisce ilcentrosinistra. Non solo in Italia, anche nel Lazio.

Trattandosi della Regione la cui capitale è Roma è proprio il caso di dire:quello che non fecero i barbari lo fecero i Barberini. In termini odierni, ciò che non fece la destra-destra lo sta facendo quello che ancora si definisce ilcentrosinistra. Non solo in Italia, anche nel Lazio.

La prossima settimana al Consiglio Regionale del Lazio entra nel vivo il dibattito sulle modifiche apportate dalla Giunta Zingaretti al famigerato “Piano casa” della ex maggioranza di centrodestra guidata da Renata Polverini e del suo assessore Luciano Ciocchetti, la Proposta di legge 75, che riguarda prevalentemente gli aspetti urbanistico-edilizi del provvedimento, dato che la parte “a rischio incostituzionalità”, che aveva gravi ricadute sull’ambiente (1), è già stata riformata all’inizio di agosto.

L’assessore all’Urbanistica Civita e l’attuale maggioranza regionale di centrosinistra hanno già annunciato l’intenzione di prorogare ulteriormente il “Piano casa” ben oltre la sua naturale scadenza, a oggi il 31 gennaio 2015. Sarà quindi ancora vigente a lungo un provvedimento che sembra un vero e proprio “apripista” della filosofia abbracciata dal governo Renzi (PD) con lo “Sblocca Italia” e con la legge urbanistica a cui sta lavorando il ministro Lupi (NCD): quella dello scardinamento delle regole e del ridimensionamento del ruolo del soggetto pubblico nelle trasformazioni del territorio, lasciando le mani sempre più libere all’iniziativa privata.

Una filosofia, nella teoria e nella pratica, in totale continuità con quella del governo regionale di destra, come le modifiche dell’assessore Civita alle modifiche che l’assessore Ciocchetti aveva introdotto sull’originale “Piano Casa” della precedente giunta di centrosinistra Marrazzo, approvato nel 2009 in seguito all’Intesa Stato - Regioni da cui sono scaturite le diverse versioni regionali.

E cominciamo da qui, da quell’Intesa che non è mai diventata una legge nazionale (nonostante lo prevedesse). Un’Intesa che, «con l’obiettivo di rilanciare l’economia, rispondere ai bisogni abitativi delle famiglie, promuovere la semplificazione procedurale dell’attività edilizia», introduceva la possibilità di un limitato ampliamento di «edifici residenziali uni-bi familiari» o nell’ambito di «interventi straordinari di demolizione e ricostruzione». Indicazioni abbastanza precise (sebbene infarcite di «preferibilmente» e «salvo diverse determinazioni regionali»), che stabilivano anche una durata “comunque non superiore a 18 mesi», a riprova che si trattava di un provvedimento straordinario (infatti è già decaduto in molte Regioni).

Il Lazio di Marrazzo e molte altre Regioni a guida centrosinistra emanano leggi che seguono le indicazioni ell’Intesa, mentre nelle Regioni governate dal centro destra, come il Veneto, si cominciano invece a introdurre forzature che raggiungono l’apice con le modifiche apportate in due riprese (2011 e 2012) dalla giunta Polverini, c corrispondenti a una vera e propria “mutazione genetica” delle intenzioni dell’Intesa. Se siamo ancora qui a parlarne, è perché il centrosinistra, oggi di nuovo al governo del Lazio, ha cancellato dal “piano casa” Polverini solo gli aspetti più madornali, tenendosi stretti molti di quegli articoli contro cui, quando era all’opposizione, aveva fatto barricate e addirittura minacciato referendum popolari.

Vediamo i punti essenziali del salvataggio compiuto dal centrosinistra di Zingaretti delle aberrazioni introdotte dal centrodestra della Polverini.

L’aspetto più grave, che aveva sollevato le critiche più aspre anche da parte di quelli che oggi acconsentono o tacciono, è la possibilità di derogare agli strumenti urbanistici ed edilizi comunali, cancellando ogni possibilità di valutazione da parte delle istituzioni locali, sulla base dell’interesse pubblico e delle ricadute degli interventi sui territori. E questo nonostante l’Intesa dicesse chiaramente che le leggi regionali di applicazione del “Piano Casa” dovevano essere scritte «in coerenza con i principi della legislazione urbanistica ed edilizia e della pianificazione comunale» (2).

Ma la norma non consente solo di scavalcare “in automatico” qualsiasi pianificazione pregressa: se sarà prorogata, permetterà di rimettere in discussione, rendendoli di fatto carta straccia, anche i progetti in corso e addirittura appena approvati, che potranno essere rimodulati nella direzione del maggiore profitto del privato anziché della pianificazione e dell’utilità pubblica. Infatti il “Piano casa“Polverini/Zingaretti (chiamiamo così il testo risultante dalle “correzioni” apportate sul testo precedente) prevede aumenti di cubature e cambi di destinazione d’uso anche per edifici « di nuova costruzione», cioè case che non esistono. Una possibilità che non era contemplata dall’Intesa, e che non è prevista in nessun’altra Regione d’Italia. E rientrano nel “pacchetto” anche gli “accordi di programma” la cui contropartita in opere pubbliche, con il “piano casa”, potrà essere più o meno completamente azzerata (3). Un altro articolo, introdotto nel 2012 dall’assessore Ciocchetti e rimasto nella nuova versione Civita, permette addirittura i cambi di destinazione di edifici dismessi, da “uso non residenziale” - ad esempio uffici - ad «altro uso non residenziale» - ad esempio centri commerciali. E naturalmente sempre «in deroga alle previsioni degli strumenti urbanistici ed edilizi comunali vigenti o adottati».

Certo, la proposta di legge 75 qualcosa ha migliorato. Soprattutto è stato cancellato un comma che regalava all’ “ultimo arrivato” una premialità del 10% della somma di tutte le cubature di un piano particolareggiato, anche di quelle non sue. (4)Ma non ci sembra il caso di rendere merito a chi ha cancellato una simile norma, che non ha nessun precedente né giustificazione. Sarebbe stato una follia non cancellarla.

Ci fermiamo qui, anche se l’elenco potrebbe continuare. E concludiamo con due considerazioni generali.

La prima: tira una brutta aria per la tutela del patrimonio collettivo, per il diritto a città vivibili e per un governo democratico e partecipato del territorio. Quando i provvedimenti (e gli slogan) si infarciscono di “deroga”, “semplificazione”, “emergenza”, “urgenza”, “silenzio assenso” e anche “rilancio dell’edilizia” con corredo di “posti di lavoro”, sappiamo mestamente dove si vuole andare a parare.

La seconda: questa vicenda – se mai ce ne fosse stato bisogno – è una efficace cartina di tornasole di quanto possa essere mal riposta la fiducia dei cittadini nella coerenza di chi pretende di rappresentarli. E’ assai lungo l’elenco di quelli che hanno lanciato anatemi contro gli articoli del “Piano casa“Polverini e che oggi non pronunciano verbo contro gli articoli/fotocopia del Piano Zingaretti. A parte il gruppo romano di SEL, che ha preso le distanze in questi ultimi giorni, nessun segnale è giunto da quegli esponenti del Partito Democratico che pure si erano spesi parecchio, a partire dai deputati Meta e Morassut, che nel 2011 annunciavano referendum contro una legge incostituzionale «che stravolge i piani regolatori votati sovranamente dai Comuni» (5). E destano incredulità le affermazioni dello stesso Michele Civita, quando era assessore all’Urbanistica alla Provincia di Roma, riportati dal sito della Provincia, «Il Piano Casa…danneggia sia chi è impegnato a pianificare uno sviluppo sostenibile del territorio, ma anche chi vuole avviare trasformazioni seguendo le regole. Si tratta di una deregulation del mattone…» . E non si è ancora espresso l’Istituto di Urbanistica del Lazio che pure, sempre nel 2011, in un documento approvato all’unanimità, scriveva a proposito del “piano casa” «questa legge costituisce un grave strappo nell’impianto giuridico italiano, comprime l’autonomia decisionale dei Comuni e compromette le loro politiche ordinarie; induce fenomeni incontrollati ed imprevedibili nei loro effetti sul territorio»…

Finora sono stati inutili tutti gli emendamenti, le proposte e gli appelli che abbiamo inviato da un anno a questa parte a chi ha, e aveva, il potere di intervenire. E il tema, a differenza delle polemiche sul Piano Polverini, non ha raggiunto l’opinione pubblica, dato che la maggioranza dei giornali - che a Roma danno voce ai cittadini sui rifiuti e sulle buche stradali, ma quasi mai sulle questioni che incidono profondamente sulla vita della città - non ha ritenuto interessante l’argomento.

E anche se i nostri comitati non sono del tutto soli - con noi la volenterosa opposizione Cinquestelle, di tanti rappresentanti dei Municipi e anche di militanti dei partiti, SEL e PD - è ancora troppo poco per una battaglia che temiamo persa in partenza. Ma la combattiamo lo stesso. Perché se non resistiamo, la strada verso la deregulation diventerà un’autostrada. E soprattutto perché le battaglie si combattono perché sono giuste: se chi ci ha preceduto avesse combattuto solo le battaglie che era sicuro di vincere, oggi ci sarebbe rimasto ben poco…

Note
(1) La legge Polverini è stata impugnata davanti alla Corte Costituzionale da ben due ministri, Galan e Ornaghi. il provvedimento di Zingaretti, che avrebbe dovuto “sanare” le parti a rischio incostituzionalità, con implicazioni devastanti per la tutela dell’ambiente, è stato approvato solo il 6 agosto 2014, dopo un anno e mezzo dall’insediamento della nuova maggioranza, e quasi un anno dopo la richiesta di rinviare “a data da definire” l’esame della Consulta, impedendo così a un’eventuale pronuncia sfavorevole di fermare molti sciagurati interventi grazie alla retroattività della sentenza.
(2) Prendiamo ad esempio la vicenda della cosiddetta “Città del Gusto” nel quartiere Portuense di Roma, un complesso che comprende una multisala cinematografica, la “Città del Gusto” (un centro polifunzionale con scuola di cucina, studi televisivi etc) oltre ad un parcheggio multipiano, un ambulatorio ASL e un supermercato. Grazie al “Piano casa” i proprietari hanno avuto il permesso di demolire e ricostruire la struttura esistente con un cospicuo premio di cubatura, trasformando in appartamenti e negozi le precedenti destinazioni al servizio della collettività. Con la conseguenza che sarà incrementata la densità demografica e saranno ridotti drasticamente gli spazi destinati a pubblica utilità in uno dei quartieri più densamente edificati di Roma, senza che né Comune né Municipio possano eccepire alcunché.
(3) Ne è un esempio il Mercato Appio in costruzione nella zona dell’Alberone a Roma, un accordo di programma, dove il costruttore privato ha già chiesto di avvalersi del Piano per convertire una parte delle previste strutture commerciali, complementari al mercato rionale, in appartamenti. Si tratta di una superficie non enorme (500 mq) ma è comunque un’operazione che contraddice completamente, annullandola, la logica alla base di interventi di questo tipo. Significativo anche l’esempio sollevato dal Presidente dell’XI Municipio Veloccia mesi fa, che riguarda la fabbrica ex Buffetti alla Magliana, dove era previsto un piano con parti residenziali a cui erano affiancate strutture pubbliche – una piazza e un auditorium – in una zona completamente sprovvista di teatri, e povera di spazi pubblici attrezzati – che rischia di trasformarsi in appartamenti e locali commerciali.
(4) In sostanza, il proprietario, o l’acquirente, di un’area oggi inedificata compresa all’interno di un piano particolareggiato, magari ormai decaduto, che prevedeva nel suo complesso una cubatura realizzabile di Xmila mc,poteva costruire nell’area un determinato volume incrementato di una sorta di ‘bonus di ammontare pari al 10% dell’intera cubatura realizzata nell’ambito di quel piano.
(5) Si veda l’articolo di Repubblica del 5 agosto 2011: Morassut: "Il “Piano casa“è una legge-scempio. I cittadini la cancelleranno con un referendum"

L’autrice è portavoce di Carteinregola, che insieme a Cittadinanzattiva Lazio Onlus, Italia Nostra Roma, Legambiente Lazio, Forum Salviamo il Paesaggio Roma e Provincia, Vas Roma, Unione inquilini, organizza un’assemblea cittadina “La città è la nostra casa – no alla proroga del “Piano casa“Polverini/Zingaretti” il 22 settembre alle 17.30 al Cinema Tiziano (Flaminio) e un presidio al Consiglio Regionale il 23 settembre alle 14

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