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Alberto Leiss
Eterodiretti
25 Settembre 2014
Articoli del 2014
«Certo il ter­ro­ri­smo in Ita­lia è stato scon­fitto: ma l’assassinio di Moro ha pro­dotto una ferita che ha stra­volto la poli­tica italiana». Da lì è cominciato il dramma che viviamo ancora. Perciò è importante sapere perchè quel delitto venne compiuto.

«Certo il ter­ro­ri­smo in Ita­lia è stato scon­fitto: ma l’assassinio di Moro ha pro­dotto una ferita che ha stra­volto la poli­tica italiana». Da lì è cominciato il dramma che viviamo ancora. Perciò è importante sapere perchè quel delitto venne compiuto.

Il manifesto, 23 settembre 2014

I ter­ro­ri­sti ita­liani e in par­ti­co­lare le Br, furono ete­ro­di­retti dalle forze nazio­nali e inter­na­zio­nali che inten­de­vano bloc­care il pro­cesso poli­tico inne­scato da Moro e Ber­lin­guer alla fine degli anni ’70?
La domanda è tor­nata in occa­sione della pre­sen­ta­zione a Roma di un libro che rie­voca que­gli anni attra­verso una serie di testi­mo­nianze (Gli anni di piombo. Il ter­ro­ri­smo tra Genova, Milano e Torino 1970–1980, edito da De Fer­rari e a cura di Roberto Speciale).

Il par­la­men­tare del Pd Gero Grassi, impe­gnato nella costi­tu­zione di una terza com­mis­sione d’inchiesta sul caso Moro – che però stenta a for­marsi per man­canza di can­di­dati a com­porla – si dice certo di que­sta ete­ro­di­re­zione. Ci sarebbe qui una verità sto­rica da accer­tare, capace di riem­pire i buchi, spesso vistosi, lasciati dai pro­ce­di­menti giu­di­ziari sul rapi­mento e l’uccisione del lea­der demo­cri­stiano nel ’78.

Ema­nuele Maca­luso pre­fe­ri­sce sot­to­li­neare la con­ver­genza di obiet­tivi poli­tici tra l’autonoma forza ever­siva dei bri­ga­ti­sti e altri sog­getti poli­tici che, dalla Rus­sia di Brez­nev al Dipar­ti­mento di Stato Usa, pas­sando per altre cen­trali occi­den­tali, avver­sa­vano l’avvicinamento del Pci al governo.

In que­gli anni ero a Genova, dove il ter­ro­ri­smo rosso mosse alcuni primi passi deter­mi­nanti, cro­ni­sta all’Unità, dopo aver vis­suto la para­bola che dal momento magico del ’68 aveva pro­dotto rapi­da­mente una deriva vio­lenta. Con­di­vi­devo quindi l’impegno del mio gior­nale e del Pci in una bat­ta­glia poli­tica e cul­tu­rale con­tro i ter­ro­ri­sti e anche con­tro quella zona gri­gia dell’estremismo che non rom­peva con i «com­pa­gni che sba­glia­vano». Ricordo pole­mi­che molto dure con Il Lavoro diretto da Giu­liano Zin­cone, dove scri­ve­vano tra gli altri Gad Ler­ner, Daniele Protti, Luigi Man­coni, che verso quell’area gio­va­nile (e meno gio­va­nile) movi­men­ti­sta man­te­neva inte­resse e apertura.

Avver­tivo però il rischio di can­cel­lare in quello scon­tro, e nel clima poli­tico della «soli­da­rietà nazio­nale», anche le buone ragioni di chi cer­cava di non disper­dere la forza cri­tica del ’68, senza la quale i pro­po­siti di moder­niz­za­zione del paese mi sem­bra­vano cari­carsi di ambiguità.

In quel tanto – sem­pre troppo poco – di rie­la­bo­ra­zione della memo­ria della sini­stra e dell’Italia che si va com­piendo per la coin­ci­denza di anni­ver­sari impor­tanti (Ber­lin­guer, Togliatti, l’Unità…) e anche per la scossa pro­dotta dall’ascesa di Renzi nel Pd, non andrebbe rimossa quella sta­gione con­tro­versa e tragica.
Più che l’accertamento della ete­ro­di­re­zione delle Br a me sem­bra impor­tante rian­dare alle cul­ture costi­tu­tive di quei sog­getti: l’estremismo e il ter­ro­ri­smo, il Pci e la Dc. Lo sche­ma­ti­smo ideo­lo­gico dispe­rato di chi spa­rava e pra­ti­cava il ter­rore. I limiti nella com­pren­sione del muta­mento pro­fondo che l’Italia – e il mondo – sta­vano vivendo da parte del prin­ci­pale par­tito di governo e della più forte oppo­si­zione «comu­ni­sta» dell’Occidente.

Leggo sul Cor­riere della sera Pier­luigi Bat­ti­sta che ria­pre la pole­mica retro­spet­tiva sulla «fer­mezza»: allora non si volle trat­tare con le Br per la vita di Moro men­tre oggi si tratta con l’Isis per libe­rare gli ostaggi. Però ame­ri­cani e inglesi non lo fanno.

Forse per Moro quella via andava ten­tata. Il che per me non signi­fica che la visione di Craxi fosse per il resto più ade­guata di quella di Ber­lin­guer e dello stesso Moro (che sul ’68 fece uno dei discorsi più aperti e intel­li­genti). Certo poi il ter­ro­ri­smo in Ita­lia è stato scon­fitto: ma l’assassinio di Moro ha pro­dotto una ferita che ha stra­volto la poli­tica italiana.

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