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Giuliano Foschini
Da Milano a Bari, tutti indagati i padroni
31 Luglio 2014
Articoli del 2014
Ora l'Associazione dei costruttori dichiara che le aziende condannate saranno espulse dall'Ance. Ma se a comportarsi in questo modo "eran tutti", come ha fatto l'Associazione a non accorgersi mai di nulla e ad aspettare che fosse la magistratura ad occuparsene?

Ora l'Associazione dei costruttori dichiara che le aziende condannate saranno espulse dall'Ance. Ma se a comportarsi in questo modo "eran tutti", come ha fatto l'Associazione a non accorgersi mai di nulla e ad aspettare che fosse la magistratura ad occuparsene?

La Repubblica, 31 luglio 2014 (m.p.r.)

Roma. Dieci delle quindici principali aziende edili italiane sono accusate di aver pagato mazzette, frodato lo Stato, costruito fondi neri e staccato false fatture, brigato per truccare bandi di gara. Per questo, da Milano a Bari, ci sono indagini o processi in corso su di loro: Mantovani, Maltauro, Cmc, Condotte Spa, Grandi Lavori Fincosit, solo per citarne alcune. Nell’elenco dell’Ance, l’Associazione dei costruttori edili, figurano tra le migliori ditte italiane. Ma se le guardi attraverso l’ottica delle inchieste della Guardia di Finanza, l’immagine è molto diversa. E si capisce come un appalto truccato oggi non sia soltanto un problema della politica: perché se c’è un senatore (Antonio Azzolini, Pdl, presidente della commissione bilancio al Senato) pronto «a dare a un dirigente due cazzotti se non firma», c’è sempre un imprenditore disponibile a una «consulenza», un «gesto di amicizia», a sottoporsi «a un salasso per ogni competizione, politiche, regionali, comunali» (Piergiorgio Baita, ex ad della Mantovani). Insomma, se c’è qualcuno pronto a intascare, c’è sempre qualcun altro con la mano sul portafoglio.

Il sistema Maltauro. A fare esplodere la bolla è stata senza dubbio la maxi inchiesta sull’Expo di Milano con la Maltauro che -secondo i pm- pagava faccendieri ed ex politici (la banda Frigerio) per ottenere appalti. Il sistema era chiaro: pilotare le commissioni di aggiudicazione per avere un esito certo. Come ha denunciato su Repubblica l’ormai ex Garante per l’Autorità dei Lavori pubblici Sergio Santoro, questo è stato possibile grazie alle ottanta e passa deroghe al codice dei contratti. E alle commissioni formate ad hoc. «Perché per vincere quell’appalto serve il quadro completo. Così siamo a posto», spiegava al telefono la cupola dell’Expo mentre si dedicava a oliare le commissioni. «Il problema corruzione nell’edilizia è serio - ammette Paolo Buzzetti, presidente di Ance, davanti al dato - e riguarda controllori e imprese. Più grosse sono le commesse, più ci si affida alla scorciatoia della deroga alle norme ordinarie: abbiamo messo il pareggio del bilancio in Costituzione ma si dovrebbe aggiungere anche il divieto di creare strutture ad hoc, tipo Expo spa e Consorzio Venezia Nuova. Si sono rivelate preda facile della corruzione. I grandi lavori tornino alle amministrazioni pubbliche».
I Cazzotti di Molfetta. Per dire, quello che è accaduto in Puglia a Molfetta con la Cmc, la Cooperativa di muratori e cementisti di Ravenna, è l’emblema di questa storia. Un appalto da 83 milioni che la ditta si aggiudica grazie - ricostruisce un’informativa della Guardia di Finanza - a un comma nell’appalto che prevedeva il possesso di una particolare draga che soltanto la Cmc aveva a disposizione. Non solo: quando la draga arriva in Puglia sorge il problema. «C’è un bambino di un metro e mezzo imbrigliato nella griglia della draga. Un bambino nel senso di quelli che fanno boom», dicono al telefono intercettati. Il bambino sono le bombe tedesche, residui bellici della seconda guerra mondiale, di cui lo specchio d’acqua davanti a Molfetta è pieno e che è complicatissimo da sminare. I lavori così si bloccano e Cmc fa finta di non sapere, tanto da chiedere un’altra decina di milioni per i lavori extra. «Un atteggiamento pericoloso», sostiene la Procura che ha arrestato a ottobre dello scorso anno dei dirigenti e chiesto (senza ottenerla) l’interdizione della società. Nella stessa indagine è indagato il senatore Azzolini, all’epoca sindaco di Molfetta. «Aaaaah! porca tr..., quello qualche volta gli devo dare due cazzotti», diceva a proposito di un dirigente che non voleva firmare un atto.
I padroni del Mose. A finire in carcere, nella retata veneziana del 4 giugno scorso, sono stati anche due pezzi da novanta dell’edilizia italiana: Stefano Tomarelli, consigliere di gestione della Condotte d’Acqua spa, e Alessandro Mazzi, presidente della Mazzi Scarl e della Grandi Lavori Fincosit. Erano l’anima del Consorzio Venezia Nuova, gli imprenditori con le quote più pesanti. Entrambi però partecipi, consapevoli, del sistema di Giovanni Mazzacurati: “sovrafatturazioni milionarie con le ditte consorziate per creare fondi neri”, sostiene il gip nell’ordinanza, usati anche per corrompere la politica. «Perché altrimenti il Mose non si sarebbe fatto mai», è stata la giustificazione più ricorrente.
Ma a leggere le carte della Finanza, a quanto pare, così fan tutti. A Parma per esempio è sotto processo per abuso di ufficio Paolo Pizzarotti, patron del colosso e il suo amministratore delegato Aldo Buttini. Con loro c’è tutta la vecchia giunta di Parma, tutti imputati per la ristrutturazione in project financing dell’ospedale. La Salini è finita a Roma in un’indagine sulle mazzette pagate ai giudici del Tribunale amministrativo per aggiustare ricorsi sulle gare, mentre l’inchiesta della Dia sul tesoriere della Lega, Francesco Belsito, racconta di una presunta mazzetta pagata dalla Siram per ottenere appalti.

La “Difesa”. Ma davvero senza mazzetta non si lavora? «Il lavoro è poco ma questa non può essere una giustificazione », sostiene Buzzetti. E come mettere un argine? «Il primo punto è ricorrere sempre alle gare pubbliche. Poi basta con l’utilizzo del massimo ribasso come criterio di scelta, meglio usare la media delle offerte. E finiamola pure con le commissioni aggiudicatrici scelte a discrezione, come nel caso dell’Expo: bisogna fare elenchi di professionisti dai quali estrarre i commissari. Detto questo, aspettiamo la fine delle indagini. Ma se Mantovani, Maltauro, Cmc saranno condannate, le espelleremo dall’Ance ».

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