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Paolo Lanapoppi
L'Arsenale è più di Pompei, non dobbiamo perderlo
30 Maggio 2014
Beni culturali
Rigenerazione urbana a Venezia.

La costruzione dell'Arzanà dei vinissiani" iniziò mille anni fa. Dante ne scrisse 7 secoli fa nella Commedia. Oggi sembra che abbia inizio la distruzione di un complesso il cui valore culturale non è inferiore a quello del Colosseo romano o dell'Acropoli ateniese, ma forse ancora più importante di quei monumenti per la storia della città e del territorio di cui è parte. La Nuova Venezia, 29 maggio 2014

Mentre sta dando gli ultimi ritocchi al suo piano per le destinazioni d'uso delle varie aree comprese nel complesso dell'Arsenale, il Comune ha convocato per il 30 maggio un "workshop" o seminario di lavoro il cui titolo è "Scenari per il rinnovato uso e la gestione dell'Arsenale di Venezia" (traduco dall'annuncio originale, che è naturalmente in inglese). Al seminario sono invitate una dozzina di organizzazioni internazionali, che dovranno presentare idee e proposte. Ai partecipanti il Comune indica gli scopi ai quali intende mirare e che gli esperti dovranno tenere in mente: i "goals" del seminario.

Ci si aspetterebbe che il primo di tali scopi o intendimenti fosse qualcosa come: "Il totale rispetto e recupero del valore storico, culturale, di testimonianza e di bellezza costituito da questo complesso, unico al mondo e monumento tra i più prestigiosi del pianeta". Prima di tutto, insomma, una presa di coscienza dell'estrema delicatezza del compito. Ma no, il primo goal è questo: "Generare un dinamismo economico, sociale e culturale attraverso la creazione di nuove idee, nuove tecnologie e nuovi posti di lavoro". E così via per altri cinque punti su questo tenore.
Ma allora andiamo a guardare chi sono gli esperti invitati. Storici di Venezia? Professori di storia navale o dell'architettura? Conoscitori delle tecniche degli antichi arsenalotti? No, per carità. Sono dipendenti o titolari di una dozzina di imprese specializzate prima di tutto in attività di "real estate" ( investimenti immobiliari, seconde case, stime), nel settore di "media & communications", scienze digitali e "grande distribuzione organizzata, centri commerciali, Retail Park". Gli "esperti" faranno una visita guidata al mattino e si pronunceranno nel pomeriggio (15-17,30). Alla discussione sono invitati anche i principali portatori d'interesse ("stakeholders"), tra i quali un'associazione cittadina, il Forum Futuro Arsenale.
Ma chi sono gli altri? I soliti noti, che hanno "interessi" ben pesanti e consistenti nel futuro del complesso: prima di tutti il Consorzio Venezia Nuova, poi il Tethis (che appartiene al Consorzio, ma interviene anche in proprio), e poi Biennale, ACTV, Marina militare, Magistrato alle acque e, un po' sperduta in mezzo a ventisei convocati, anche la Soprintendenza ai Beni architettonici e paesaggistici. Nel frattempo l'Ufficio Arsenale del Comune (creato appositamente dopo la consegna dell'area da parte del Demanio marittimo) avrà stabilito le destinazioni d'uso delle varie zone (è già previsto che l'edificio dei "sommergibilisti" sarà destinato ad "attività ricettiva extra-alberghiera").
Tutto fa prevedere che, se non ci sarà un forte intervento della cittadinanza, nell'antico Arsenale sarà operata una manomissione in linea con quelle che stanno avvenendo nel Fontego dei tedeschi, trasformato in centro commerciale, nell'Ospedale al Mare, nella stessa laguna di Venezia con il passaggio delle grandi navi. Ci permettiamo di offrire un suggerimento per quanto riguarda i "goals", gli obiettivi ai quali dovrebbe fermamente mirare l'opera di rinascita dell'Arsenale. Chi ci entra deve prima di tutto percepire la Storia, che qui parla da ogni pietra e da ogni colonna, e la Bellezza, alla quale quasi inconsciamente miravano gli artefici delle tante sezioni del miracoloso complesso. Deve poter vedere la lunga sfilata di archi e colonne sotto le Tese (poi murata dagli austriaci e oggi "foderata" da contenitori di uffici, come se non ci fossero palazzi antichi a sufficienza in città per ospitarli).
L'Arsenale non è Pompei, è più che Pompei. È stato il centro della carpenteria navale europea per molti secoli, un luogo studiato, ammirato e invidiato che possiamo far rinascere quasi del tutto. Non merita di diventare un centro di "retail" e di "vibrant high quality experiences" come si chiede agli esperti dell "urban regeneration workshop".
Paolo Lanapoppi è vicepresidente Italia Nostra, Sezione di Venezia

Riferimenti

Si vedano su questo sito:
per Venezia e la Laguna
: le cartelle e nella vecchia e nella nuova edizione;
per la rigenerazione urbana l'articolo di Francesco Erbani
Basta costruire gli architetti ora rigenerano
e i materiali della Scuola di eddyburg.
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