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Norma Rangeri
A servizio del condannato
25 Aprile 2014
Articoli del 2014
«Se Ber­lu­sconi e i ber­lu­sco­niani si dol­gono per non aver fatto loro le riforme che oggi vedono Renzi pro­ta­go­ni­sta, delle due l’una: o Renzi è di destra o Ber­lu­sconi è di sinistra». Il manifesto, 25 aprile 2014

Dal faz­zo­letto tri­co­lore dei par­ti­giani indos­sato a Onna il 25 aprile del 2009, nel mas­simo ful­gore dei son­daggi , a que­sto 25 aprile 2014, alla deca­dente sta­gione dei ser­vizi sociali inau­gu­rati ieri. Non nella casa di riposo lom­barda, ma nell’accogliente casa-famiglia romana di Porta a Porta, sulla rete dell’ammiraglia del ser­vi­zio pub­blico, ospite del con­dut­tore di riferimento.

Il poli­tico con­dan­nato per reati gravi, che ancora non ha scon­tato la sua pena, che dun­que non ha pagato il suo conto con la società, e che per que­sto non può rap­pre­sen­tare con “onore” la comu­nità, torna, come sem­pre, come prima, a cal­care la scena della pro­pa­ganda elet­to­rale. È l’inizio di una lunga rin­corsa media­tica, ascol­te­remo Ber­lu­sconi da tutte le radio, lo vedremo in tutti i talk-show, magari armato di un faz­zo­letto per pulire le sedie degli inge­nui oppositori.

Prima ancora di discu­tere della para­bola di Ber­lu­sconi e di Forza Ita­lia, che ormai anche i son­dag­gi­sti amici con­fi­nano al terzo posto, dopo Pd e Movi­mento 5Stelle, dovremmo indi­gnarci per la grande farsa nazio­nale, impen­sa­bile in ogni altro paese del vec­chio con­ti­nente visto che andiamo a un voto euro­peo. Ma su que­sto sono pochi ormai a ecce­pire, il ber­lu­sco­ni­smo ha neu­tra­liz­zato gli anticorpi.

Che c’è di strano se Ber­lu­sconi va in tv a dire come vuole cam­biare il paese, se chiama le tele­ca­mere di Vespa per denun­ciare «pre­cise regie» dei giu­dici che com­plot­tano con­tro di lui, se entra nelle case degli ita­liani per lan­ciare accuse con­tro «la mascal­zo­nata della decan­denza», se usa i riflet­tori per un attacco scom­po­sto a Napo­li­tano, se i tg della sera suo­nano la gran­cassa dell’ex cava­liere che fa vacil­lare il patto per le riforme. Sono diva­ga­zioni ai mar­gini dalla pro­fonda sin­to­nia tra l’illusionista e il rottamatore.

Meglio sepa­rare la poli­tica dalla morale e pas­sare ad altri, pen­sosi inter­ro­ga­tivi. Come quelli che ieri sulle colonne del Cor­riere della Sera ani­ma­vano l’editoriale di Galli Della Log­gia, inter­prete dell’angoscioso inter­ro­ga­tivo di Ber­lu­sconi e dei ber­lu­sco­niani («Per­ché non le abbiamo fatte noi le cose che sta facendo Renzi?»). In realtà la domanda ne sug­ge­ri­sce un’altra: se Ber­lu­sconi e i ber­lu­sco­niani si dol­gono per non aver fatto loro le riforme che oggi vedono Renzi pro­ta­go­ni­sta, delle due l’una: o Renzi è di destra o Ber­lu­sconi è di sinistra.

Con l’overdose di pre­ca­rietà offerta dal mini­stro Poletti, con i tagli a Regioni e Comuni, con i poveri e i pen­sio­nati a bocca asciutta, e con i gio­chi di pre­sti­gio inven­tati dal pre­mier per tirare fuori gli 80 euro, la destra è ovun­que. Né sap­piamo dove Padoan pren­derà gli 80 euro oggi, e soprat­tutto domani.

Qual­che dub­bio deve averlo avuto anche il Pre­si­dente della Repub­blica, a meno di voler inse­rire Napo­li­tano nel sim­pa­tico par­tito dei “gufi” per aver chia­mato al Colle il mini­stro dell’economia chie­den­do­gli «ulte­riori chia­ri­menti» sulle coper­ture. O meglio, sul jolly vin­cente al tavolo del 25 maggio

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