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Felice Roberto Pizzuti
Tsipras e il vuoto di rappresentanza
16 Marzo 2014
Articoli del 2014
I partiti e i populismi si dividono tra quanti non vogliono l'Europa e quantiu predicano l'austerity o l'hanno praticata. Gli italiani vogliono invece una Europa diversa. Solo la lista con Tsipras sembra esprimerli. Il manifesto, 16 marzo 2014

I partiti e i populismi si dividono tra quanti non vogliono l'Europa e quantiu predicano l'austerity o l'hanno praticata. Gli italiani vogliono invece una Europa diversa. Solo la lista con Tsipras sembra esprimerli. Il manifesto, 16 marzo 2014

L’entusiasmo per l’Unione euro­pea è com­pren­si­bil­mente in calo per il modo ini­quo e con­tro­pro­du­cente in cui la si sta costruendo. Tut­ta­via, l’europeismo e la con­sa­pe­vo­lezza dei van­taggi dell’unificazione man­ten­gono radici più dif­fuse nei cit­ta­dini di quanto i poli­tici per­ce­pi­scono. Si è creato un ulte­riore carenza di rap­pre­sen­tanza demo­cra­tica che la lista L’altra Europa con Tsi­pras potrebbe riempire.

Un recente son­dag­gio rea­liz­zato per la Com­mis­sione euro­pea (Euro­ba­ro­me­tro stan­dard 80) rivela che per il 74% degli ita­liani, i 28 stati dell’Unione dovreb­bero coo­pe­rare di più per risol­vere i pro­blemi che l’affliggono; il 65% ritiene che l’Italia non possa affron­tare da sola le sfide della glo­ba­liz­za­zione; il 53% è favo­re­vole all’Unione eco­no­mica e mone­ta­ria e il 50% crede che per il nostro paese non ci sia un futuro migliore fuori dall’Ue (con­tro il 30% che lo ritiene possibile).

Tut­ta­via una quota cre­scente di ita­liani, pas­sata dal 46% al 55%, pensa che l’Ue non stia andando nella giu­sta dire­zione ed è pes­si­mi­sta sul suo futuro; in par­ti­co­lare, essi riten­gono che la disoc­cu­pa­zione sia il prin­ci­pale pro­blema e (il 64%) che l’Ue, fau­trice delle poli­ti­che di rigore, non stia creando i pre­sup­po­sti per ridurla. In defi­ni­tiva, la mag­gio­ranza degli ita­liani è molto pre­oc­cu­pata per le poli­ti­che comu­ni­ta­rie e i loro effetti nega­tivi; tut­ta­via, riba­di­sce la sua con­vin­zione di fondo euro­pei­sta, la con­ve­nienza del nostro paese a pun­tare sull’Ue e la neces­sità di acce­le­rane la costru­zione, ma cam­biando il modo di realizzarla.

La que­stione su cui riflet­tere è che que­ste valu­ta­zioni lar­ga­mente dif­fuse tra gli ita­liani tro­vano una scar­sis­sima rap­pre­sen­tanza nelle forze poli­ti­che pre­senti nel nostro Par­la­mento.
Come è noto, Forza Ita­lia – che esprime circa il 25% dell’elettorato - ha posi­zioni tra­di­zio­nal­mente euro­scet­ti­che e il governo Ber­lu­sconi, non solo ha con­di­viso le poli­ti­che di rigore della Com­mis­sione euro­pea (che a parole cri­tica), ma è andato oltre, inse­rendo nella Costi­tu­zione il vin­colo del bilan­cio pub­blico in pareg­gio.
Nel Par­tito Demo­cra­tico — quasi il 30% degli elet­tori — le posi­zioni euro­pei­ste sono gene­ra­liz­zate, ma pur con inte­res­santi ecce­zioni pre­vale l’adesione con­for­mi­stica alla visione rigo­ri­sta comu­ni­ta­ria che giu­sta­mente pre­oc­cupa la mag­gio­ranza degli ita­liani. D’altra parte, le deci­sioni iper­rea­li­ste dei governi Ber­lu­sconi e Monti sono pas­sate in Par­la­mento con i voti deter­mi­nanti del Pd.
Grillo – le cui posi­zioni fanno testo per il Movi­mento 5 Stelle, che esprime il 20–25% dell’elettorato — vuole non solo uscire dall’Euro e dall’Ue, ma anche rom­pere l’unità d’Italia. I pic­coli par­titi di destra e di cen­tro — che arri­vano a circa il 15% — o sono con­trari all’Unione euro­pea (come Lega e Fra­telli d’Italia) o con­di­vi­dono le poli­ti­che di rigore (come Ncd e Udc).
E’ in que­sto qua­dro con­trad­dit­to­rio tra le posi­zioni dei cit­ta­dini e quelle delle forze poli­ti­che che stiamo andando alle ele­zioni euro­pee; è in esso che s’inserisce la nuova lista L’altra Europa con Tsi­pras. Essa si è costi­tuita per soste­nere nel Par­la­mento euro­peo un pro­gramma che rigetta la con­tro­pro­du­cente logica eco­no­mica del rigore; vuole cam­biare i trat­tati intrisi della logica che ha por­tato alla crisi e ne impe­di­sce la solu­zione; intende rilan­ciare la cre­scita e l’occupazione su basi social­mente ed eco­lo­gi­ca­mente accet­ta­bili; chiede per l’Ue isti­tu­zioni (anche eco­no­mi­che) demo­cra­ti­ca­mente rap­pre­sen­ta­tive, in grado d’interagire più effi­ca­ce­mente con i mer­cati e con­tra­starne le spe­cu­la­zioni che arric­chi­scono pochis­sime per­sone a danno dello svi­luppo com­ples­sivo.
La distanza tra le posi­zioni mag­gio­ri­ta­rie tra gli ita­liani (gli euro­pei) sull’Unione euro­pea e quelle euro­scet­ti­che o euro­con­for­mi­ste che pre­val­gono tra le forze poli­ti­che allarga il vuoto di rap­pre­sen­tanza democratica. L’altra Europa con Tsi­pras - che nasce rifiu­tando non la poli­tica, ma il suo distacco dalla società cau­sato da molti suoi «pro­fes­sio­ni­sti» - se non rica­drà in quelle pato­lo­gie, in nuove forme di auto­re­fe­ren­zia­lità, nella ripro­po­si­zione di logi­che mino­ri­ta­rie e per­so­na­li­smi, potrà col­mare quel vuoto.

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