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Cristiano Gasparetto
Porto, tram e il gioco delle tre tavolette, pubblicato la nuova venezia il 09.02.2014
8 Febbraio 2014
Venezia e la Laguna
Tutti d'accordo, nel comune governato dal "centrosinistra", nel regalare all'Ente Porto e allo sviluppo insensato del turismo "mordi e fuggi" una vasta area di Venezia. Un'argomentata denuncia di Italia nostra, e non solo.

Tutti d'accordo, nel comune governato dal "centrosinistra", nel regalare all'Ente Porto e allo sviluppo insensato del turismo "mordi e fuggi" una vasta area di Venezia. Un'argomentata denuncia di Italia nostra, e non solo.

Qualche anno fa sui ponti di Venezia si assisteva spesso al gioco delle tre scatolette dove l’imbroglio era così ben congegnato da impedire sempre di far trovare la pallina nascosta a chi scommetteva soldi veri. Ma il nostro vecchio sindaco, Cacciari, se ne era accorto e se ne indignava. Sarà capace il sindaco di oggi di indignarsi e di correre ai ripari? Perché è proprio un imbroglio l’Accordo di Programma per la realizzazione del tram fino a San Basilio firmato alla chetichella dall’Assessore Bergamo, in assenza di Orsoni, che, dietro la sagoma rossa del tram, smantella il PRG di Venezia per regalare al Porto di Costa tutta la riva sul canale della Giudecca che va dal ponte di legno di San Basilio al canale della Scomenzera e il lungo affaccio sullo stesso canale dell’area Italgas, lì dove sui binari dismessi si lavano i treni. Che sia un trucco questo uso del tram appare evidente a tutti. Da mesi la città intera, ma potremo dire senza enfasi il mondo, si interroga come fare per evitare che le grandi navi incompatibili con la laguna passino d’avanti al Palazzo Ducale e tre sono le proposte: coloro che vogliono conservare comunque l’approdo in Marittima magari con scavi di canali inaccettabili per l’equilibrio lagunare e per le leggi vigenti che lo vietano, altri che pensano che per ora basti spostarle a Marghera (questa è la posizione del Sindaco) e tutti gli altri che le vogliono fuori, in mare.

Proprio oggi il Senato della Repubblica, non - con tutto rispetto - una bocciofila, ha approvato un Ordine del Giorno che impegna a valutare in alternativa le proposte e ha indicato le procedure. Bocce ferme e approfondimento di conoscenze! Informazioni da offrire a tutti i cittadini perché valutino la scelta finale in ragione delle compatibilità ambientali, dell’occupazione, dell’efficienza, degli inquinamenti, dei tempi di realizzo, della reversibilità degli interventi, del numero dei giorni di chiusura del MoSE per l’innalzamento del mare Adriatico, ecc. Un modo serio e responsabile per prendere decisioni, storiche perché condizioneranno la città per decenni. Ma coloro che ancora oggi pensano che basti nascondere il dito che ruba la marmellata nel vasetto per essere salvi (sono gli stessi che lo hanno già fatto per l’approvazione del MoSE, capovolgendo allora il mandato ricevuto del Consiglio Comunale), hanno optato per un’azione che modifichi, prima che sia troppo tardi, i rapporti tra i poteri. Chi potrà mai ristrutturare funzionalmente e urbanisticamente la Marittima per adattarla a navi compatibili, ad altri tipi di natanti, ad altri utilizzi dei territori liberati per funzioni essenziali per la città, quando “si è già investito tanto!” viene detto e ora quel “tanto” viene rafforzato con l’accordo sotto-banco, delegando a un Porto, che con le sue politiche non si è mai confrontate con la città, altri poteri rappresentati dalla conferma per sempre in quelle aree delle funzioni portuali che oggi il PRG nega: per decidere strategie il Piano Regolatore Portuale deve essere fatto assieme al Comune e quello esistente è del 1904!

Ma, come tutti gli imbrogli, questo che cerca di rendere irreversibile un Porto con le caratteristiche attuali in Marittima, comporta una decisione negativamente storica: la totale cancellazione del PRG vigente in tutta l’area (a Venezia non era mai successo) e la vanificazione delle promesse di partecipazione che tre Assessori (Urbanistica, Lavori Pubblici e Mobilità) avevano fatte nelle due partecipatissime assemblee pubbliche del marzo 2013 proprio a Santa Marta (questo a Venezia succede spesso).

Il PRG vigente pone al centro delle trasformazioni il quartiere urbano di S. Marta, si, quello per il quale Costa ha pubblicamente affermato che il quartiere, non il megaporto attuale, è oggi nel posto sbagliato!

Il Piano prevede di scavare, in prosecuzione del canale di S. Maria Maggiore, un nuovo canale fino alla Scomenzera e di aprire Santa Marta integrandolo all’intera area Italgas con affaccio sul canale della Scomenzera in un grande verde pubblico attrezzato, con strutture culturali, sportive e ricreative recuperate dagli edifici di archeologia industriale e da quelli lungo il rio di S. Maria Maggiore (60.000 mc. in totale) e a sud 50.000 mc. di nuova edilizia residenziale per le fasce più deboli della popolazione. Sul canale della Giudecca, da San Basilio alla Scomenzera, la formazione di un parco pubblico affacciato sull’acqua con l’abbattimento senza ricostruzione della lunga stazione passeggeri e delle due file di capannoni lungo la riva di Santa Marta: in concreto la Zattere dalla Punta della Salute alla Scomenzera! Le aree sono demaniali in concessione al Porto ma bloccate con queste destinazioni per cui il Porto non le può trasformare ma, con una Marittima ristrutturata per le navi compatibili ed il diporto, che abbisogna di superfici diverse e che non si espande fuori dal proprio perimetro, possono arrivare al Comune tramite il Demanio Pubblico.

L’Accordo di Programma annulla tutto ciò, cambiando le destinazioni rende definitiva la presenza del Porto al di fuori della Marittima, rende impossibile un recupero di Santa Marta fino all’acqua ed addirittura, lungo la Scomenzera, attribuendo al Porto l’area dei binari la cui proprietà è reclamata anche delle FF.SS, gli permette di edificare, sempre fuori della Marittima 40.000 mc. di attrezzature portuali. Concede tutta l’area d’angolo tra Scomenzera e canale della Giudecca per una nuova stazione passeggeri (2.500 mq.) e parcheggio a raso o in elevazione, rinchiudendo nuovamente l’affaccio della chiesetta e rendendo definitivamente impossibile la passeggiata nel parco sull’acqua in prosecuzione delle Zattere ma, in compenso, tramite un nuovo ponte sulla Scomezera tutti i turisti si potranno riversare nella città ma soprattutto servirsi del tram.

Appunto, e il tram? Questo trenino rosso si staccherà dal Ponte della Libertà e arriverà fino a San Basilio con una fermata a S. Marta ma passerà ora su terreni definitivamente del Porto che pure lo realizzerà: il Comune dovrà pagare per 40 anni un canone annuo di 200.000 €.

Per mantenere la grandi navi in laguna, la città viene privata di tutte le trasformazioni attese per anni. Con la scusa del Tram (il cui servizio avrebbe potuto realizzarsi diversamente sull’altro lato della Scomenzera, visto che essenzialmente servirà ai croceristi portuali, o fermarsi alla fine della Scomenzera come si chiedeva a Santa Marta, il Comune si indebita per 40 anni; la Marittima sarà ancora più difficilmente trasformabile non liberando aree ma sottraendole alla città; S: Marta rimarrà per sempre chiusa tra muri; i cittadini con queste procedure approvative, saranno ridotti al ruolo di spettatori.

Il Sindaco Orsoni saprà svelare l’inganno, come Cacciari, nel gioco delle tre tavolette o il vero trucco è che sono tutti d’accordo?

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