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Angelo Mastrandrea
L’ecomostro d’autore bocciato a metà
29 Dicembre 2013
Salerno
Una follia, più volte denunciata su queste pagine. Tollerata da troppi, contestata da pochi. Un classico esempio dell'oggettistica architetturonica adoperata dal demagogo locale come pedana per lanciarsi al livello nazionale, e riuscire. Un esempio dell'Italia da rottamare.

Una follia, più volte denunciata su queste pagine. Tollerata da troppi, contestata da pochi. Un classico esempio dell'oggettistica architetturonica adoperata dal demagogo locale come pedana per lanciarsi al livello nazionale, e riuscire. Un esempio dell'Italia da rottamare. Il manifesto, 29 dicembre 2013

Il Cre­scent è una pre­senza incom­bente sulla spiag­gia di Santa Teresa. Nel trionfo di luci che è il cen­tro di Salerno in que­sti giorni tra Natale e Capo­danno, il gigan­te­sco palazzo pro­get­tato dall’archistar cata­lana Ricardo Bofill e la piazza a forma di mez­za­luna sulla quale si affac­cia e che a sua volta si apre sul mare riman­gono invece nella penom­bra appena il sole tra­monta. L’«ecomostro d’autore», emblema della gran­deur dell’amato-odiato sin­daco Vin­cenzo de Luca insieme alla vicina Sta­zione marit­tima a forma di ostrica pro­get­tata da Zaha Hadid, è stato seque­strato dalla magi­stra­tura e sul pro­getto di riqua­li­fi­ca­zione dell’ex area por­tuale dismessa pende un’inchiesta penale che coin­volge una tren­tina di per­sone, primo cit­ta­dino com­preso.

Due giorni fa il Con­si­glio di Stato ha emesso una sen­tenza che lo boc­cia a metà e non con­sente di ripren­dere i lavori, però ciò non ha impe­dito ai soste­ni­tori dell’opera di brin­dare con il bic­chiere mezzo pieno. De Luca ha com­men­tato trion­fante via Face­book: «È una vit­to­ria senza mezzi ter­mini». I comi­tati che si oppon­gono a quello che riten­gono un eco­mo­stro d’autore hanno con­vo­cato invece una con­fe­renza stampa per riba­dire che secondo i giu­dici ammi­ni­stra­tivi l’opera è «ille­git­tima a monte», dun­que «non con­do­na­bile» e per­tanto «va demo­lita e basta, come Punta Perotti a Bari o il Fuenti in Costiera amal­fi­tana».

Per pro­vare a capire chi ha ragione è neces­sa­rio pro­vare a deco­di­fi­care le parole dei magi­strati ammi­ni­stra­tivi in rela­zione al ricorso pre­sen­tato dall’associazione ambien­ta­li­sta Ita­lia Nostra e poi leg­gere la sen­tenza insieme al prov­ve­di­mento di seque­stro dell’area. Ci si accor­gerà dell’opposta inter­pre­ta­zione su un punto cen­trale della que­stione: l’autorizzazione pae­sag­gi­stica e la rela­tiva rela­zione della com­mis­sione edi­li­zia inte­grata inviata alla Soprin­ten­denza di Salerno. Secondo gli ambien­ta­li­sti «il pro­getto tra­smesso alla Soprin­ten­denza sarebbe un mero pro­getto archi­tet­to­nico privo dei requi­siti che deve pos­se­dere il pro­getto defi­ni­tivo. Man­che­reb­bero, inol­tre, tutte le neces­sa­rie inda­gini geo­lo­gi­che, idro­lo­gi­che, sismi­che, agro­no­mi­che, bio­lo­gi­che, chi­mi­che». Così rispon­dono i magi­strati: «Nella moti­va­zione indi­cata negli atti auto­riz­za­tori rila­sciati dal Comune non viene descritto in modo det­ta­gliato l’edificio (anche mediante l’indicazione delle dimen­sioni, venendo in rilievo una strut­tura con una lun­ghezza di circa 260 metri, uno svi­luppo lineare per­ce­pi­bile di circa 200 metri, una altezza fuori terra di circa 25,80 metri e una cuba­tura di circa 73 mila metri cubi, dei colori e dei mate­riali impie­gati, non essendo suf­fi­ciente affer­mare che l’amministrazione “con­di­vide l’articolazione dei mate­riali e delle cro­mie delle pavi­men­ta­zioni”), il pae­sag­gio nell’ambito del quale esso è col­lo­cato (non essendo suf­fi­ciente affer­mare che la volu­me­tria edi­li­zia a semi­cer­chio por­ti­cato è ido­nea a rimar­care la volontà sim­bo­lica di acco­gliere e defi­nire for­mal­mente ciò che per defi­ni­zione è con­ti­nua­mente mute­vole come il mare), il modo in cui l’edificio si inse­ri­sce in modo coe­rente ed armo­nico nel con­te­sto com­ples­sivo (non essendo suf­fi­ciente affer­mare che le aper­ture nella cor­tina edi­li­zia rea­liz­zano la neces­sa­ria per­mea­bi­lità visuale, oltre che fun­zio­nale, tra la piazza e il tes­suto urbano e che l’altezza dell’emiciclo rag­giunge il giu­sto equi­li­brio tra la pro­fon­dità della piazza, le altezze di alcuni fab­bri­cati moderni alle spalle e la neces­sità di monu­men­ta­liz­zare il sito)». Quindi, «le nuove even­tuali auto­riz­za­zioni dovranno essere oggetto di rin­no­vate valu­ta­zioni da parte dei com­pe­tenti uffici e, in par­ti­co­lare, della Soprin­ten­denza».

Per il resto è tutto ok. Nes­sun pro­blema urba­ni­stico, nes­suna discre­panza tra il Pur­ba­ni­stico comu­nale e il Piano attua­tivo, nes­sun con­tra­sto con il piano ter­ri­to­riale di coor­di­na­mento pro­vin­ciale, nes­suna vio­la­zione delle norme di sde­ma­nia­liz­za­zione, nes­suna ille­git­ti­mità del parere dell’Autorità di bacino sulla devia­zione del tor­rente Fusan­dola e nes­sun dub­bio sulla rela­zione sismica.

Ecco spie­gato il per­ché ognuno vede nella sen­tenza quello che vuole vedere. Per il sin­daco De Luca «la sen­tenza del Con­si­glio di Stato sul caso Cre­scent rico­no­sce la piena legit­ti­mità di tutta la pro­ce­dura ammi­ni­stra­tiva e urba­ni­stica. È stato rile­vato un difetto di moti­va­zione rispetto alla valu­ta­zione pae­sag­gi­stica. Si invi­tano, per­tanto, le isti­tu­zioni inte­res­sate a sanare tale rilievo for­male». Però quel difetto «di moti­va­zione» sulla que­stione pae­sag­gi­stica appare ben più che una que­stione mera­mente for­male. È pro­prio per quel motivo, infatti, che un mese fa la pro­cura di Salerno ha deciso di met­tere i sigilli all’opera, met­tendo sotto inchie­sta trenta per­sone per abuso d’ufficio, falso in atto pub­blico e lot­tiz­za­zione abu­siva. Nel decreto di seque­stro del gip Dona­tella Man­cini si sostiene l’illegittimità dell’iter seguito per arri­vare all’autorizzazione pae­sag­gi­stica. Secondo l’accusa, inol­tre, ammi­ni­stra­tori e fun­zio­nari pub­blici avreb­bero «con­sa­pe­vol­mente e volon­ta­ria­mente» aggi­rato le pro­ce­dure per «acce­le­rare i tempi di rea­liz­za­zione dell’opera» e «con­te­nere i costi per i pri­vati appal­ta­tori».

Nel frat­tempo, la piazza della Libertà, la cui forma dovrebbe evo­care l’apertura al mare e le anti­che rela­zioni della città medi­ter­ra­nea con il mondo arabo e le cui dimen­sioni ne fanno la più grande d’Europa con i suoi 35 mila metri qua­dri, ha avuto un cedi­mento e rischia di dover essere rifatta. Per De Luca, che al ridi­se­gno urba­ni­stico della città deve gran parte del suo suc­cesso poli­tico — dal piano rego­la­tore affi­dato a Oriol Bohi­gas negli anni ’90 alla metro­po­li­tana leg­gera inau­gu­rata un mese fa — una volta ter­mi­nata essa «sarà il sim­bolo dell’architettura moderna in Ita­lia». Gli atti­vi­sti No Cre­scent non sono della stessa opi­nione e hanno dif­fuso un dos­sier — inti­to­lato «mala gestio» — nel quale denun­ciano, tra le altre cose, lo spreco di fondi comu­ni­tari e la cemen­ti­fi­ca­zione di aree dema­niali. «Finora è stata costruita solo metà dell’opera, è stato già spo­stato un tor­rente e scom­pa­ri­ranno due­mila metri qua­dri di mare e sei­mila di spiag­gia», denun­cia Pier­luigi Morena, un avvo­cato del comi­tato.

In que­sti giorni, al tra­monto Salerno si illu­mina con le «Luci d’artista». La ressa di curiosi e turi­sti inte­res­sati agli addobbi nata­lizi d’autore ha man­dato in tilt la neo­nata metro­po­li­tana e pro­vo­cato per­sino una rissa su un bus par­ti­co­lar­mente affol­lato. «Le luci nascon­dono tante ombre», afferma un altro ambien­ta­li­sta, Ore­ste Ago­sto. Tra que­ste, risalta quella del Crescent.

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