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Andrea Bonzi
Spiagge, rivolta contro la cessione «Non si svende il patrimonio»
10 Novembre 2013
Spazio pubblico
Protesta e si oppone perfino il senatore Ermete Realacci. Ma se poi dovesse chiedercelo l'Europa?

Protesta e si oppone perfino il senatore Ermete Realacci. Ma se poi dovesse chiedercelo l'Europa?L’Unità, 10 novembre 2013
Si combatte sulla sabbia una delle battaglie sulla legge di Stabilità. Il mondo ambientalista è in rivolta contro l’idea del Pdl di fare cassa attraverso la vendita delle spiagge italiane. O meglio, di quella parte di terreno compresa fra la strada e la zona ombrelloni, attualmente data in concessione agli imprenditori che vi gestiscono chioschi, stabilimenti e punti di ristorazione.

Una questione annosa

A puntare sulla cosiddetta «sdemanializzazione» di queste aree è il berlusconiano Sergio Pizzolante, primo firmatario dell’emendamento (uno dei tremila che saranno sottoposti la prossima settimana al vaglio del Parlamento) su cui ieri si è scatenata una vera tempesta polemica. «È una grande occasione per un’opera di riqualificazione delle strutture turistiche italiane», è convinto il pidiellino. La questione delle concessioni per la verità è annosa e riguarda 30mila imprese italiane, il cui diritto all’utilizzo della superficie pubblica è stato rinnovato automaticamente fino al 2009.

Con l’entrata in vigore della direttiva Bolkestein, l’Unione europea ha imposto la messa a gara degli spazi con un bando internazionale e concessioni più limitate nel tempo: il che, visti i possibili concorrenti di stazza continentale, metterebbe a serio rischio i piccoli operatori che lavorano nel settore da decenni. Va anche detto che i costi degli «affitti» che i gestori dei bagni pagano sono molto variabili: in molti casi si tratta di cifre che lo Stato considera risibili rispetto ai guadagni dei privati, in alcuni altri si eccede nel senso opposto, come è capitato recentemente con i maxi-canoni pertinenziali. Fatto sta che in questi anni si è andati avanti di proroga in proroga e i governi non sono ancora riusciti a trovare la quadra.

In questo contesto si inserisce il blitz del Pdl. «L’emendamento prevede il passaggio dal demanio al patrimonio dello Stato delle aree dove vivono i manufatti e le proprietà immobiliari degli stabilimenti, con l’obiettivo di privatizzazione con diritto di opzione per i concessionari già esistenti spiega Pizzolante -. Arenili e ombreggi rimangono demanio pubblico». Una manovra che, sempre secondo i conti Pdl, porterebbe tra i 5 e i 10 miliardi di euro nelle casse del Tesoro.

Una pericolosa testa di ponte

Ma la strategia di cedere per sempre parte delle coste è una pericolosa testa di ponte per liquidare un patrimonio di tutti gli italiani. Tagliente l’ecodem Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera: «La proposta di vendere le nostre spiagge è impresentabile e offende la dignità dell’Italia. Aspettiamo solo che qualche emulo di Totò proponga di vendere la Fontana di Trevi». Con un tweet che non ammette repliche, parte all’attacco Nichi Vendola, leader di Sel e governatore della Puglia: «Abusivismo, cementificazione, condoni. Cos’altro vogliono fare alla nostra Italia? Non permetteremo in alcun modo un altro colossale scempio delle coste del nostro Paese».

Ne fa una questione «culturale» Emma Petitti, deputata riminese del Pd. Ma non solo: «Quella del Pdl è una proposta irricevibile scandisce la parlamentare, che nel territorio di provenienza si è trovata più volte a fare i conti con la questione -. Prima di tutto perché apre a possibili ricorsi da parte dell’Unione europea, che potrebbe sanzionarci per la mancata applicazione della Bolkestein». La materia è complessa e «non tutte le spiagge sono uguali». Per regolarla è necessaria «un accordo tra la conferenza Stato-Regioni e gli enti locali, per poi trattare da una posizione più solida con l’Europa argomenta Petitti Noi vogliamo tutelare il patrimonio e insieme mettere nelle migliori condizioni di lavorare gli operatori, a cui è giusto dare maggiori certezze per il futuro».

I Verdi, da parte loro, sono pronti a mobilitarsi: «Vendere le spiagge è una cosa schifosa, un delitto contro gli italiani, che verrebbero derubati di un bene che appartiene a tutti afferma il leader Angelo Bonelli Per fermare questa indecenza siamo pronti a incatenarci al Parlamento». Legambiente si rivolge al governo: «Il demanio non può essere svenduto. Ci aveva già provato l’ex ministro Tremonti con la vendita del «diritto di superficie» per 90 anni, ora ci riprova il Pdl con l’emendamento alla legge di Stabilità osserva Sebastiano Venneri, responsabile Mare dell’associazione Chiediamo ai ministri Orlando e Bray di intervenire per sventare questa assurda prospettiva».

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